giovedì 26 marzo 2020

La Dalet, il superamento dell'ego

di Luca Delli Santi



Scrivere della Dalet è un compito particolarmente grato per quanto mi riguarda, essa è l’iniziale del nome Dauid, il nome iniziatico ebraico che mi fu donato dal mio maestro di Cabala, Nadav Hadar Crivelli, circa un anno prima che mi concedesse il privilegio di insegnare la cabala, privilegio acquisito grazie al percorso di studio, che tutt’ora pratico, nella sua scuola letiel letiel. La vibrazione della Dalet è una porta, un canale di comunicazione fra i mondi, essa è connessa con l’ordine che l’intelligenza cosmica ha posto nel creato.
Dalet è la stabilità della Creazione germogliata da Bet, la materia è un addensarsi della Luce, l’Ain Sof è Luce alla stato più puro che progressivamente discende nei modi inferiori fino a formare il mondo sensibile che conosciamo, per questo la Dalet viene considerata simbolo di povertà, essa ha perso la ricchezza che in Ghimel era contenuta, quella della luce dei piani superiori.
Le prime lettere della parola Dalet danno dal che in ebraico significa povero indigente. «Perché il piede di Ghimel si estende verso Dalet? Per insegnarci che i gamel, i dispensatori di generosità, devono sempre cercare di andare verso il dal, il beneficiario della loro generosità e aiutarlo senza indugio” (Talmud – Shabatt 104 a).
L’immagine di questa lettera antropomorfizzata rappresenta l’uomo povero nell’atto di beneficiare della generosità di un benestante, simbolizza l’atteggiamento di chi riconosce di avere bisogno dell’altro venendo meno alla propensione all’egoismo, con Dalet è connessa quella umiltà che consente di superare le pulsioni egocentriche, la presunzione, la superbia tutte le caratteristiche che ci allontanano dai mondi superiori confinandoci nella materia, si rimane sull’uscio della porta.

“La cima di Dalet è simile ad un orecchio rivolto indietro, indicando che il dal presta viva attenzione a colui che lo segue, sperando segretamente che gli offra aiuto. Anche se un indigente non può osare di chiedere, egli spera fortemente nel suo cuore di ricevere assistenza” ( Othioth di R. Akiva ).

Il valore ghematrico di questa lettera vale quattro, la caratteristica divisiva del due prende forma e si
manifesta nella Creazione, la dimensione sensibile è dominata da questo numero: quattro sono gli elementi della tradizione classica, fuoco, terra, acqua, aria, 4 sono le direzioni cardinali, 4 le matriarche di Israele

Sara, Rebecca, Lea, Rachele. Nella cabala il numero quattro evoca direttamente l’atto della creazione
dell’Universo attraverso i quattro balzi della Creazione, quattro tappe successive con cui l’intelligenza cosmica si è manifestata nella creazione, in letteratura cabalistica vengono definiti Olamoth, i quattro Mondi, il mondo dell’Emanazione, della Creazione, della Formazione e dell’Azione, quello in cui siamo posti, il quarto in cui la vibrazione della Dalet si esprime compiuta.
Questa lettera rende creatrice la parola e consente l’azione individuale sulle cose, nonché la concentrazione del pensiero e della volontà. A noi rivolge l’invito ad essere pienamente consapevoli, ad osare pur rimanendo umili, ad essere intelligenza ordinante del nostro essere in primis sul piano fisico per poi attraversare la porta ed andare oltre, verso la dimensione dello spirto dove ci attende l’eternità.
La prima volta che Dalet compare nel testo biblico è in Genesi 19:6 nel passo in cui viene narrata la distruzione di Sodoma: “Lot usci verso di loro sull’ingresso ( pata’h ) e, essendosi chiuso dietro la porta (dalet)… “ Da questo versetto evinciamo l’ambivalenza della dalet che è sia porta che ingresso, la parola pata’h, ingresso in ebraico, è il nome della prima vocale della parola Dalet.
In merito all’ingresso nello Zohar è scritto: “ Colui che non sa come uscire è bene che non entri neppure”, si tratta di un riferimento ai cosiddetti guardiani della soglia, presenti in ogni tradizione iniziatica, simbolo delle difficoltà di cui è lastricata la strada del ricercatore della Verità, una strada che certo non può essere percorsa da chi non sia disposto a sopportare i pesi che è necessario portare per godere, infine, del succo del frutto oltre la buccia.
Il quattro al livello più elevato naturalmente è il Tetragramma, il nome ineffabile, il Ben Dalet, il figlio del quattro uno dei nomi con cui viene chiamato il nome dalle quattro lettere, ora ci si potrà stupire che il più sacro dei nomi possa essere ritrovato nella creazione compiuta nella materia, ma non vi è contraddizione in questo, infatti l’attributo YHWH è l’attributo divino che governa i 4 mondi, ciascuno dei quali contiene un albero della vita con le dieci sephirot, tutto è in comunicazione constante e continua e inoltre questo ci rammenta che il “ritiro” del Creatore dalla Creazione avvenuto il settimo giorno è solo apparente, l’Eterno vuole tornare ad essere manifesto, anzi insegnano i saggi della cabala che Egli è manifesto è il genere umano che non ha ancora compiuto il suo cammino evolutivo e non può vederlo.
Nella scuola chassidica la caratteristica della povertà viene letta come la qualità del Bitul, la capacità
dell’ego di dissolversi, letteralmente biutl è annullamento dell’ego, requisito necesario per poter finalmente superare i limiti della condizione umana ed essere degni di incontrare l’Eterno.
“….tutti coloro che sono poveri in questo mondo saranno ricchi in quello a venire” (Othioth di R. Akiva)
Nel tempio massonico la vibrazione della Dalet è rappresentata dal simbolo geometrico del quadrilungo, la Dalet è equilibrio ed armonia e la figura geometrica che le si abbina è il quadrato.
Una considerazione finale, ho sempre scritto degli insegnamenti e degli archetipi della cabala che sono validi in ogni tempo, prescindendo da ogni considerazione di attualità e da ogni indicazione di natura pratica, ora però mi viene data l’occasione di svolgere una riflessione: la Dalet, ci insegna il Sefer ha Yetzirah, è connessa con il centro energetico della gola, una meditazione sulla vibrazione della Dalet sostenuta dall’uso del profumo dell’olibano maschio o da un’unzione con un olio essenziale ricavato da esso, certo non ci metterà al riparo dal pericolo di contrarre malattie respiratorie, per quello ci sono consigli e rimedi medici, ma ci potrà donare una certa serenità, mettendoci in connessione con vibrazioni elevate e da questo anche il nostro organismo non potrà che trarre beneficio..