giovedì 30 gennaio 2020

Massoneria e Cabala. La Sephira Hod

di Luca Delli Santi



La Sephira Hod è l’ottava dell’Albero della Vita in ordine discendente e la terza in ordine ascendente, rappresenta la gamba sinistra nel corpo umano ed è associata alla colonna Boaz nel Tempio di Salomone.
Nell’Albero della Vita è sul pilastro sinistro. il che le attribuisce una polarità femminile e ricettiva, è l’energia connessa con l’emanazione del quinto giorno quando si popolano le acque e le creature dei mari e gli uccelli   vengono benedetti affinché si moltiplichino: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, gli uccelli si moltiplichino sulla Terra” Genesi 1:22
Hod è la vibrazione delle potenze collettive, corrisponde alla vocale ebraica Kubbutz che condivide la medesima radice del verbo radunare, la stessa da cui deriva la parola contemporanea kibbutz.
L’energia che sviluppa un gruppo impegnato in una pratica spirituale è l’energia di Hod: un gruppo in preghiera, gli apprendisti riuniti con devozione ascoltando il proprio maestro, la loggia massonica che celebra i rituali. L’officina massonica è strettamente connessa con la sephira Hod in quanto l’elemento collettivo svolge la funzione di maestro mentre il lavoro individuale di ciascun fratello si sviluppa in armonia con quello degli atri.
Nella tradizione della cabala medioevale l’energia del Pianeta Mercurio era vista come una manifestazione di Hod, le caratteristiche mercuriali che ritroviamo in Hod sono l’eloquio, il carisma, la capacità di intuizione e di essere ricettivi. L’angelo di questa emanazione era Raphael ( Dio Guarisce ), attraverso il sostegno reciproco si acquisisce conoscenza, elemento indispensabile ad esercitare l’arte della guarigione, ma soprattutto si instaura in un legame profondo riconoscendo nell’altro noi stessi, quella radice che riconnette l’Essere Umano al comune elemento originario che nella cabala è rappresentato da Adam.
In gran parte delle scuole di cabala contemporanea si tende ad enfatizzare meno gli aspetti angiologici, ponendo in rilievo altri elementi quali il nome divino corrispondente ad ognuna della dieci emanazioni rappresentate dall’Albero della Vita, qui è Adonai Tzevaot, normalmente tradotto “ il Signore degli Eserciti”, noi preferiamo il Signore delle Schiere Ordinate, in riferimento alle leggi che governano i mondi del cosmo ed alle “ schiere angeliche “,  un immagine della trascendenza dell’intelligenza universale che connette il Tutto.
L’unione nella molteplicità è Hod che però è instabile, la potenze dell’energia collettiva se non bilanciate da Netzach ( Vittoria, la colonna Jakin ) possono degenerare, sommergere la capacità di discernimento individuale, travolgere le persone nell’irrazionalità. E’ il furore ideologico e religioso ma pure la volontà di prevaricare all’interno di una dimensione collettiva, dimenticando l’esigenza altrui, cercando di piegare il gruppo alle necessità individuali. Come si vede la cabala può apparire una lontana ed astrusa disciplina ma in verità offre chiavi di lettura alle vicende umane che tutti sperimentiamo.
Lo Splendore di Hod è quello che promana dalle figure di autorità sacerdotale, l’archetipo associato a questa sephira è infatti Aronne, il Cohen Gadol, il fratello di Mosè, fu figura determinante nella conduzione del popolo durante l’esodo.   Hod è l’energia trasmessa dalle mani del Cohen Gadol quando è proteso a benedire il popolo: “e gli darai del tuo Hod” Numeri 27:20 fu l’ordinazione di Mosè a Giosuè.
Abbiamo accennato alla corrispondenza di Hod con la gamba sinistra quella con cui, nella massoneria azzura, si entra nel Tempio Massonico, la gamba sinistra è connessa con il senso dell’andare, associato al segno astrologico dei Gemelli, l’andare è il mettersi in moto in risposta al desiderio iniziatico. La ricerca della conoscenza è la consapevolezza del divenire, la tensione verso il senso che presuppone un ruolo attivo, che va condotta affidandosi agli strumenti dell’intelletto, strumenti individualmente insufficienti ma che nel lavoro in un ordine iniziatico si uniscono e si rafforzano, sperimentando in questa dimensione l’unità nella pluralità, quel mistero che ci attende oltre il tempo e lo spazio.


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