martedì 2 luglio 2019

Vito Mancuso ospite della Massoneria a San Galgano



Il suggestivo scenario dell’Abbazia di San Galgano farà da cornice a un incontro pubblico in programma il 5 luglio, alle ore 17 e 30, a cura delle logge senesi del Grande Oriente d’Italia “Arbia” (138), “Montaperti” (722), “Salomone” (758), “Ormus (1090) e Agostino Fantastici (1472). Protagonista sarà il teologo Vito Mancuso che terrà una conferenza su “Sulla via della Bellezza: sosta a San Galgano”. A introdurre i lavori sarà il presidente del Collegio Circoscrizionale della Toscana Luigi Vispi. Partecipa il Gran Maestro Stefano Bisi, che chiuderà l’incontro, accompagnato dal Gran Segretario Francesco Borgognoni.


Abbazia di San Galgano

L'Abbazia è dedicata a Galgano Guidotti, il cavaliere che dopo una vita dedita alla violenza e alla lussuria rinunciò alla vita mondana e diventò eremita ritirandosi in una capanna nella sommità della collina di Montesiepi. L’Abbazia sorge a valle. Iniziata verso il 1220 ma consacrata solo nel 1268, segna l’inizio dell’arte gotica in Toscana. Dopo il ‘500 il complesso andò gradatamente in rovina fino al 1924 quando fu restaurato da Gino Chierici ma solo allo scopo di rallentarne l’inarrestabile degrado: il risultato è che adesso non appare affatto come un rudere ma bensì come un’originale struttura lasciata volutamente incompiuta. Le proporzioni, i materiali, l’assenza del tetto, il rosone vuoto, il silenzio, il cielo a vista avvolgono e stordiscono. Ed è proprio la mancanza del tetto, crollato nel 1768, che esalta l’articolazione e l’eleganza architettonica delle linee che si slanciano verso il cielo aperto come un inno alla spiritualità, accomunando in questo l’Abbazia a quelle di Melrose e di Kelso in Scozia, a quella di Cashel in Irlanda e a quella di Eldena in Germania.


La spada nella roccia nella cappella di San Galgano

Nella Rotonda di Montesiepi – costruita nel luogo dove dimorò Galgano e che sovrasta l’Abbazia – è custodita la spada che, secondo la leggenda, il cavaliere conficcò miracolosamente nella roccia come segno di addio alle armi e l’inizio di una vita morigerata: “ed essa, per virtù divina, si saldò in modo tale che né lui né altri, con qualunque sforzo, fino ad ora poterono mai estrarre”, è scritto nei verbali del processo di canonizzazione, il più antico che si conosca. Galgano morì nel 1181 e quattro anni dopo fu proclamato santo da papa Lucio III.

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