lunedì 20 agosto 2018

Vittorio Sgarbi torna a difendere la Massoneria

di Vittorio Sgarbi (da Il Giornale)



Non avendo problemi, in Sicilia, se li creano. Non bastassero la mafia e l’antimafia, la disoccupazione e lo sconvolgimento del paesaggio, gli sfaccendati parlamentari dell’Assemblea regionale si trastullano con disegni di legge come quello che impone l’obbligo di dichiarare l’affiliazione dei deputati e degli assessori regionali a logge massoniche e similari.

Il proponente è Claudio Fava, che si compiace di sovrapporre associazione a delinquere con le libertà di associazione religiosa, culturale, politica previste dall’articolo 18 della Carta Costituzionale. Un simile arbitrio era stato tentato nelle Marche e prontamente dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato. Infatti la norma discrimina l’appartenenza alla Massoneria da ogni altra per cui non è richiesta alcuna declaratoria. Le leggi speciali odorano di stato di polizia e di dittatura. E umiliano un’appartenenza come se essa stessa fosse un crimine. Il crimine presuppone una responsabilità individuale. La massoneria ha una storia gloriosa che non può essere infangata dai disturbi persecutori di un Fava, seguito da parlamentari distratti e opportunisti, privi di rispetto per la storia e per la libertà di idee, senza nulla fare di penalmente rilevante. Essere massoni non significa essere criminali. Gli iscritti al Grande Oriente d’Italia, anche per statuto interno, devono avere i medesimi obblighi di rispetto delle leggi dello Stato, con la «dovuta obbedienza e la scrupolosa osservanza alla Costituzione dello Stato democratico e alle Leggi che ad essa s’ispirino». La vera colpa è ignorarla.