di Aldo Alessandro Mola
Il “Contratto per il governo del cambiamento” sottoscritto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini per conto di M5S e Lega è grezzo. Dopo la limatura verrà proposto al “voto” dei pentastellati e dei leghisti. In corso d'opera va notato che esso contiene punti molto discutibili e propositi del tutto contrastanti con la Costituzione vigente. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, custode della Carta e delle libertà dei cittadini, non mancherà di rilevarlo e di farlo rilevare.
Secondo il punto 5 del titolo I del “Contratto” (codice etico dei membri del Governo), “non possono entrare a far parte del governo soggetti (sic!) che appartengano alla massoneria”. E perché mai? Nessuna spiegazione.
Agli autori di tale clausola va ricordato che l’art. 18 della Costituzione stabilisce che “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”. E che la Massoneria non è in alcun modo in contrasto con le leggi vigenti. Essa fu vietata dal fascismo nel 1925 e dal suo “derivato”, la Repubblica sociale italiana, nel 1943. Venne anche vietata dalla Terza Internazionale di Lenin, condivisa da Togliatti e dal PCI. Non sono precedenti encomiabili. Essa è anche combattuta dal fondamentalismo islamico e, in certi paesi, da integralisti clericali, le cui opinioni sulla scomunica dei massoni, però, non hanno alcun valore agli effetti civili.
Ed è questo il punto: in Italia nessuna legge vieta a cittadini di aderire a logge massoniche italiane o straniere. Le associazioni private sono libere di decidere chi ammettere e chi rifiutare. Ma nessuna associazione ha diritto di limitare le libertà dei cittadini. Tanto meno i partiti, la cui funzione è “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 Cost.). Vietare l'accesso a cariche pubbliche sulla base di pregiudizi infondati e ingiustificati è manifestamente anticostituzionale. Ed è anche profondamente illiberale. È inconcepibile che la proposta venga avanzata da due partiti presenti in Parlamento, nel silenzio supino dei propri membri. Il “Contratto” Di Maio-Salvini, così come è, comunque non rappresenta tanti elettori che nei collegi uninominali hanno votato candidati iscritti alla Lega ma non si riconoscono in un programma liberticida come quello enunciato dal “Contratto”.
Tutto può essere oggetto di trattative, tranne diritti di libertà civili non negoziabili, garantiti dall'articolo 2 della Carta Costituzionale.