Diego Fusaro e Ivan Rizzi con Emanuele Severino
Dinnanzi a tale incremento, parallelo alla compressione dei tempi di lavoro e ai preludi della disoccupazione tecnologica, sta il possibile di una nuova categorizzazione della qualità sostanziale del lavoro in ordine all'emancipazione della forma-di-vita, cioè di un tempo vivente che non può essere separato dalla sua forma concreta.
La filosofia ci chiede di "diventare dei cibernetica per poter restare degli umanisti", tuttavia se parliamo dell'idea che l'uomo sia un fine e che cerchi l'armonia con se stesso dobbiamo porre in equilibrio il principio innovatore con nuove forme di consapevolezza. Dobbiamo prendere le distanze dalla volontà totalizzante e dalle modalità ossessive dell'alienazione attivistica.
Si può dunque pensare l'innovazione non solo rispetto al 'come' ma anche rispetto al senso e al fine? Fino a che punto la potenza innovativa è sostenibile se l'habitat in cui si dispiega rimarrà privo di fondamento e di idee ideali?
A queste domande si tenterà di rispondere in un incontro/seminario all'IASSP - l'Istituto di Alti Studi Strategici e Politici, presieduto da Ivan Rizzi e diretto da Diego Fusaro, il prossimo 23 febbraio dalle 14,30 nella sede dell'Istituto, a Milano in via Vittor Pisani 6.