martedì 13 febbraio 2018

Destino e libero arbitrio

di Nuccio Puglisi


Le tre Parche filano le trame del destino degli uomini

Quando gli impegni profani lo permettono, la sera, volentieri, amo guardare il mare dal balcone della mia casa.
La tranquillità che regna sovrana, le navi che solcano l’acqua e le luci che fanno da cornice a questo spettacolo, mi inducono a riflettere sul senso della vita e mi pongo tante domande.
Siamo guidati da un destino o siamo autonomi rispetto al Tutto? Siamo liberi? Possiamo indirizzare la nostra vita in una direzione piuttosto di un’altra senza che ciò sia stato determinato?
L’esistenza di ciascuno di noi è un mistero fitto ed impenetrabile che ci accompagna fin dalla nascita.
Come mi sento piccolo quando osservo la maestosità delle montagne e l’immensità del mare.
La grandezza che mi sovrasta e la forza che vi si nasconde mi porta a pensare che tutto il Creato viva separato da me stesso e che io non possa gestire un aspetto, anche minimo, di questa straordinaria e sorprendente struttura che è la vita.
Tutto è predeterminato allora? Possibile che non esista la possibilità di fuggire da tutto questo travalicando i sistemi universali della vita stessa?
Della mia educazione cattolica ricordo che veniva detto che Dio, nel suo straordinario e divino Essere, conosce ciò che è stato e ciò che sarà, perché ciò che è stato e ciò che sarà “è” già in Dio.
Passato, presente e futuro immutabili in Dio, ma in continua evoluzione nella sua creazione perché alle sue creature ha fatto il dono della libertà.
Ognuno è libero di agire come vuole, ma Dio sa quello che fa e che farà in quanto lo ha già presente nella sua infinita conoscenza di ogni cosa.
Dio, quindi, ci ha concesso quello che, normalmente, viene definito “libero arbitrio”.
Sin dalla notte dei tempi, gli uomini hanno considerato il libero arbitrio come la condizione in cui potessero svolgere il loro operato senza alcun controllo superiore.
In relazione a ciò, Pico della Mirandola in “Oratio de hominis dignitate” scriveva:

«Tu senz’essere costretto da nessuna limitazione, potrai determinarla da te 
medesimo, secondo quell’arbitrio che ho posto nelle tue mani.
Ti ho collocato al centro del mondo perché potessi così contemplare più 
comodamente tutto quanto è nel mondo.
Non ti ho fatto del tutto né celeste né terreno, né mortale né immortale perché tu 
possa plasmarti, libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore.
Potrai degenerare sino alle cose inferiori e potrai rigenerarti, se vuoi, 
sino alle creature superne, alle divine»

Ma… cosa è veramente il libero arbitrio?
Per alcuni filosofi “libero arbitrio” significa sostanzialmente assenza di costrizioni. In poche parole un soggetto è libero quando non è indotto ad una scelta in contrasto con quelle che sarebbero le sue preferenze.
Questa definizione, sinceramente, non mi soddisfa in quanto la ritengo ovvia e semplicistica.
Serve qualcosa di più.
Un aiuto sostanziale per meglio capire cosa è il libero arbitrio, potrebbe darcelo la decima “Lama” dei Tarocchi: La Ruota della fortuna.


La ruota della fortuna


Su di essa sono raffigurati tre personaggi: due che ruotano insieme alla ruota, in ascesa e discesa, con sembianze animali, ed una, stabile, con l’aspetto di sfinge, che domina su di essa, impugnando una spada.
La carta ci insegna che finché l’uomo sarà soggetto alle forze animali, alle passioni e alla emozioni, sarà ugualmente passivo del movimento della ruota, passando da momenti di ascesa a momenti di discesa senza essere in grado di gestire il movimento stesso .
Al contrario, l’essere sulla sommità della ruota, la sfinge, simbolo di iniziazione, conoscenza e saggezza, sfugge il moto perverso, dominandolo con la spada, simbolo che rimanda, inevitabilmente, al potere del Verbo, la stessa spada che esce dalla bocca del Cristo apocalittico.
Quindi, finché l’uomo non risale dagli effetti alle cause di tutto ciò che esiste, sarà sempre preda del destino e su di esso non avrà alcun potere; sarà per sempre soggetto al movimento del karma e al ciclo delle reincarnazioni.
Per poterci affrancare da questo interminabile ciclo, è necessario intraprendere una via spirituale seria.
Si dovrà agire, particolarmente, sul piano animico-emozionale.
È questa un’opera ardua da compiere, perché si tratta di lavorare sui sentimenti, sulle emozioni , sulle paure e sugli attaccamenti.

Michele domina il demone dell'Ego

Alcune di queste espressioni sono piacevoli e coinvolgenti e sono pochi coloro che sono disposti a distaccarsi o, semplicemente, cambiare il proprio punto di vista.
Per questo motivo si dice che i chiamati sono tanti ma gli eletti sono pochissimi.
La lotta più accanita la si dovrà combattere contro il proprio “Ego”, che è il nemico più forte da sottomettere e dominare e fargli sentire che non è lui a governare e che si dovrebbe sottomettere alla volontà di colui che è realmente l’Essere.
Quante volte una parte di noi vuole una cosa e l’altra invece, si oppone. In certi momenti amiamo, in altri succede tutto il contrario, allora inizia una lotta interiore tra questa dualità che non produce, nella maggior parte dei casi, una vittoria al cento per cento.
Questo stato caotico si deve alla mancanza di conoscenza, perché sapere è come erigersi a giudice ed osservare le parti che litigano e infine, essendo distaccato, prendere la giusta decisione.
Allora, potremo definire il libero arbitrio come la capacità di scegliere in contrasto con le proprie preferenze senza essere vincolati dal proprio carattere, dalle proprie aspirazioni e dalle circostanze in cui avviene la scelta.
L’Essere che è in ciascuno di noi entra nel corpo che si forma nel ventre materno utilizzandolo come un laboratorio che gli permetterà di trasformarsi, ma finché non prenderà coscienza e consapevolezza di questo, rimarrà preda del destino di quel corpo che, a sua volta, è parte di un destino e di un karma più grande, quello di una intera generazione, di una popolazione fino ad arrivare a quello dell’intera umanità.
Per questo è vero che esiste un Destino, ma è anche vero che esiste un Libero Arbitrio, una autodeterminazione del Sé Superiore che agisce nel momento in cui la Luce Divina rischiara le buie prigioni dell’alienazione e risveglia l’Essere che dorme nell’oblio , che altro non chiede che trasformarsi ed esprimersi, realizzando quello per cui è giunto su questa terra: il regno di Dio in ogni Uomo Nuovo.