Mauro Mellini
Nel silenzio e nell'indifferenza generale dei media italiani, con l'eccezione de Il Fatto e l'Espresso impegnati da tempo a gettar fango, sono poche le voci che si sono levate a difesa dei diritti elementari messi in discussione la settimana scorsa da Rosy Bindi e dalla Commissione Antimafia. Aveva cominciato, su Il Tempo, Roberto Gervaso, poi l'ex presidente della Commissione Tiziana Parenti, Riccardo Nencini, Daniele Capezzone, Paolo Guzzanti. E poi L'Opinione delle Libertà di Arturo Diagonale, Massimo Bordin sul Foglio, e la solita Radio Radicale. Su Facebook si è avuta anche l'autorevole voce di Mauro Mellini, già deputato e componente del Consiglio Superiore della Magistratura, oggi editorialista e saggista. Vale la pena qui riportare il suo pensiero.
«Così l’Antimafia ha mandato la Finanza a sequestrare gli elenchi dei nominativi degli appartenenti alla Massoneria in Sicilia ed in Calabria. [...] Quanto basta. Gli inquisitori di Rosy Bindi non hanno certo il vanto dell’originalità. Una trentina di anni fa Cordova, Procuratore a Palmi, fece la stessa cosa molto più alla grande, impiantando un procedimento che costò allo Stato miliardi, mettendo assieme ben ottocento faldoni, istituendo (complice il Ministero degli Interni Mancino) un nuovo tipo di ufficio giudiziario, la “Procura di Palmi in Roma” (come si intestavano i relativi atti). Quel procedimento si sdoppiò, si riunì, passò per la Cassazione, la Corte Costituzionale e finì dopo anni “per non emersi trovate notizie di reato”. Cordova fu, praticamente, promosso (Procuratore a Napoli). Ma poi subito fu rimosso per “incompatibilità ambientale”.
In Parlamento una sola voce si è levata contro la violazione del diritto di associazione perpetrato della Commissione Bindi: quella dell’On. Capezzoli. Ma c’è da dire molto di più. Non potrò farlo qui ed ora. Perché è veramente troppo.
Il pretesto (che di pretesto si tratta) del sequestro l’hanno fornito le dichiarazioni all’Antimafia di due magistrati da essa sentiti, una Siciliana ed un Calabrese, che hanno parlato di connivenza con la mafia e la ’ndrangheta di “elementi della Massoneria”. Che cosa avrebbe da farsene la Commissione Parlamentare degli elenchi dei Massoni non si sa, dato che essa dovrebbe “indagare sul fenomeno mafioso” e non istruire processi a mafiosi e, soprattutto a cittadini di questa o quella parte, partito, associazione etc. Né curarne la pubblicità.
Ma qui un primo, gravissimo particolare del fatto in sé già grave. I Parlamentari dell’Antimafia non sapranno che farsene di quegli elenchi. Dunque, il sequestro è stato fatto "per “sfregio" della Massoneria. E per altro.
Non è la prima volta (ricordate l’inizio del processo Andreotti?) che l’Antimafia, anziché lavorare sulle acquisizioni della Magistratura, acquisisce ciò che la Magistratura non può acquisire, non osa, non le garba farlo per metterlo a disposizione dei magistrati: alla ricerca di “eventuali notizie di reato” e per l’esercizio dello “jus sputtanandi”. È questo un fatto gravissimo: si fa fare al Parlamento la funzione dell’informatore per operazioni di tipo sbirresco. È inaudito!!
Poi c’è un altro aspetto grottesco ed allarmante, che, del resto, è un’altra prova della distorsione della funzione della Commissione Parlamentare (e delle imprese giudiziarie cui essa è finalizzata). Per un “sentito dire” di legami massonici con la mafia si sequestrano le liste degli adepti. [...] I moderni persecutori della Massoneria valgono di una espressione “massoneria deviata”, per attribuire ad essa tutte le peggiori e improbabili malefatte. Una “precisazione” che non precisa nulla, semmai tende a rendere più grave la “presunzione” del malaffare.
Dobbiamo dunque dire che ad essere deviate sono le tre “obbedienze” maggiori, tra le quali il G.O.I. che ha più aderenti di tutte le altre messe assieme e che sul retto binario sono rimaste solo una serie di piccole Massonerie?
Ma quel che più allarma è che questo ritorno alla persecuzione antimassonica dello Stato Pontificio e degli Stati preunitari corrisponde ad una subcultura oscurantista illiberale e reazionaria, che, già adottata dal fascismo, è passata alla Sinistra e sopravvive allo spegnersi della infatuazione marxista [...]».