venerdì 9 settembre 2016

I 70 anni “ufficiali” del canto degli italiani

di Mirko Crocoli





Un’estate ricca di eventi sportivi; gli europei di calcio e soprattutto i meravigliosi Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Ci commuoviamo all’unisono quando sale in alto il tricolore e vola in cielo il tanto amato “canto degli italiani”. Tiro a segno, tuffi, nuoto, scherma, fioretto, canottaggio, tutto appare come un sogno e ogni medaglia strappata con sudore e fatica è – per ognuno di noi – fonte inesauribile d’orgoglio. In quel contesto la politica si unisce, le divergenze ideologiche si annientano, il credo religioso scompare e – come per magia e (è giusto dirlo) grazie ai massoni – l’unione italica ci accomuna affettuosamente.

Nonostante ciò, non si riesce ancora a capire perché qualche “ben pensate” ce l’abbia ancora a morte con i tanto odiati “fratelli” massoni d’Italia. Quelle stesse persone che spesso siedono caldi e comodi sugli scranni più alti del nostro potere, che si alzano in piedi boriosi con fasce al petto e che muovono i labiali per mostrare la loro conoscenza della bella melodia, in realtà, sembrano disprezzare e discriminare l’antichissimo ordine iniziatico, pur sapendo benissimo che il nostro amatissimo Paese si nutre – sin dal risorgimento – di quei sani valori su cui poggia da secoli la Massoneria.

L’intero comparto sportivo non paga gli sbagli di un singolo atleta dopato, coloro che salvano le vite nelle corsie di ospedali giustamente non vengono demonizzati in toto per l’inettitudine di un singolo medico distratto e improvvisato, la classe politica si indigna quando viene alla luce la corruzione di qualche “mariuolo” isolato e l’imprenditoria che paga le tasse si sente ovviamente irritata dal finanziere che evade in paradisi fiscali. Non si capisce dunque perchè, in base alla teoria sbagliatissima della generalizzazione, la Massoneria (quella eccellente) viene da anni ghettizzata come se fosse il male assoluto della nostra società. Appaiono – inspiegabilmente – due pesi e due misure.

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