di Aurora Distefano
La triplice cinta nell'Abbazia di Valvisciolo, a Latina
«...quella linea centrale che si vede e non si vede... e che, quale tendenza al bene è la via della rettificazione e della conoscenza. Nelle cattedrali, essa è una sorta di vuoto che si protende verso l’Alto per penetrarlo ... e allo stesso tempo, lo accoglie in quanto spazio colmabile. Vediamo così delinearsi, man mano che sfioriamo i simboli per la costruzione, quelli della costruzione».
In un organismo composito (Uomo-Loggia), occorre una parte che ... “metta a fuoco”, grado per grado, la luce che è dato di percepire; esiste per tanto una funzione (MdC) che attualizza lo stato interiore (stato di ‘presenza’). Lo fa come “braccio attivo”; mette in Opera, a nome degli Operai, chiamato dal M.V., rappresentando nell’uomo quella parte (giusta e perfetta), chiamata a svolgere LA propria funzione.
Formulato un progetto (costruzione), le energie dei due lati convergono come un soffio unico, sulla linea centrale, si raccolgono per manifestare il progetto stesso. E questo, come noto, avviene attraverso gesti rituali, che si trovano anche in momenti della vita profana, come quando si prepara un ambiente bello (mediante supporti visivi-luci, tattili-atttrezzi, olfattivi-incensi, auditivi-musica, gustativi -cfr. AGAPE-), dove ci si riunisca quindi con una sola forza-intento, per operare un progetto comune. Semplici esempi sono anche il pensare prima di parlare, prendere un respiro profondo prima di agire, baciare una persona cara quando la si incontra.
Quindi, tralasciati gli strumenti fisici, la costruzione si sposta all’interno del Tempio (Tempio interiore), “inquadrando(vi)”, secondo regole comuni, tempo e spazio, che verranno a loro volta superati, esattamente come l’Iniziato valicherà il Temenos che ha cinto l’Uomo.
La triplice cinta
Gli spazi operativi raffigurati come una Triplice Cinta sono nell’uomo lo stato fisico, di coscienza e del livello energetico (che impronta l’Eggregore) necessari ad operare, e vengono preparati dal custode della tradizione energetica (MdC) per facilitare l’accesso ad uno stato interiore analogo per Fratelli e Sorelle. Essendo essi stessi le mura e le colonne, quando si parla di preparazione delle mura (1ª cinta) non si intenda mai solo una “decorazione” esteriore; la seconda cinta sarà formata dalla collocazione dei Fratelli nello spazio - Quadrilungo- (ingresso e deambulazioni, tenendo conto che squadrare il Tempio è come squadrare la pietra), e infine il tracciamento del Quadro di Loggia creerà la terza.
I tre livelli, fisico – animico - energetico, si ritrovano per esempio anche nelle cantiche dantesche, e infatti la triplice cinta “rappresenta... anche i tre gradi di iniziazione”, e sono coronati da un punto centrale, che si traccia ad un certo livello della verticale rappresentata dal bastone quando alcune azioni vengono scandite.
In basso, come in alto, tale punto, come la luce di cui avremo forse occasione di parlare, avvolge ed è avvolto. È una luce interiore, e la luce che avvolge.
Tale punto corrisponde al luogo noto in cui ci s riunisce, e ivi raccoglie gli assi convergenti da N-S e E-O, Z-N, collocato nel punto geografico, geometrico o geodetico a seconda del Grado in cui si opera.
Altresì importante, è considerare che tutto ciò che “costruisce” e pertanto manifestamente produce movimento e suono, lo fa in grazia di una componente “nascosta” (attrito-luce). Pertanto, se le sei direzioni hanno analogia fisica (6 è il n. a. del Carbonio, sono sei le direzioni del respiro e tale numero indurrà alcuni a pensare a Tipheret e Vav), la linea centrale (tendenza al bene, Sushumna - Axis Mundi – Bastone - “Adesso”), che concretizza il punto e con la quale ci si allinea, indica la direzione per valicare il Tempio stesso; indica la direzione di quel trasumanar, che “non si porìa per verbo”: avviene in Silenzio.