giovedì 22 gennaio 2015

Giordano Bruno e la magia solare della Conoscenza



Pub­bli­cati dalle Edi­zioni della Scuola Nor­male di Pisa in col­la­bo­ra­zione con l’Istituto Nazio­nale di Studi sul Rina­sci­mento, arri­vano in que­sti giorni in libre­ria i tre son­tuosi tomi in-quarto (due di testo, di oltre mille pagine cia­scuno, com­po­sti in colonne fitte in corpo 9; il terzo di appa­rati: biblio­gra­fia delle opere, biblio­gra­fia cri­tica e indici) di Gior­dano Bruno. Parole, con­cetti, imma­gini (euro 180). Che offrono al let­tore qual­cosa come 1200 voci, opera di 37 stu­diosi attivi in uni­ver­sità e cen­tri di ricerca di tutto il mondo, ma per la gran parte ricon­du­ci­bili a quell’officina bru­niana di incom­pa­ra­bile ope­ro­sità che Michele Cili­berto, idea­tore e cura­tore dell’opera (oltre che diret­tore dell’edizione adel­phiana delle opere di Bruno e autore di testi cri­tici di rife­ri­mento tra i quali La ruota del tempo. Inter­pre­ta­zione di Gior­dano Bruno (Edi­tori Riu­niti, 2000); Gior­dano Bruno (Laterza, 2000); Umbra pro­funda. Studi su Gior­dano Bruno (Sto­ria e Let­te­ra­tura, 2000);L’occhio di Atteone. Nuovi studi su Gior­dano Bruno (Sto­ria e Let­te­ra­tura, 2002); Gior­dano Bruno. Il tea­tro della vita (Mon­da­dori, 2007), ha saputo ani­mare nell’arco di tre decenni, vivi­fi­cando l’eredità gari­niana e al tempo stesso tra­sfor­man­dola in una instan­ca­bile fucina editoriale.

Una bella retrospettiva sul volume è disponibile nel blog di Vento Largo. «Ovun­que, in tale pro­spet­tiva, Dio è visi­bile e in una certa misura sen­si­bile. Ragion per cui nel rico­no­scere il river­bero dell’Uno-Dio nell’originaria infi­nità del tutto con­si­ste per Bruno, al di là dalle sue forme sto­ri­che, la retta reli­gione. Si tratta, a ben vedere, di una visione dina­mica della tota­lità (Dio si espande nell’infinito spazio-temporale) e di una cosmo­lo­gia anti-deterministica che si col­lega al tratto più moderno della filo­so­fia bru­niana. L’atto cono­sci­tivo costi­tui­sce qui un gesto libero e libe­ra­to­rio, capace di var­care i con­fini del finito (si pensi all’ipotesi coper­ni­cana) e di signo­reg­giare la natura (per mezzo di un sapere magico nel quale non pare incon­gruo scor­gere una pri­mor­diale figura della prassi)».

Leggi qui tutto l'articolo