venerdì 20 settembre 2013

La Massoneria. Una simbologia in movimento




È prevista per ottobre l’uscita de «La Massoneria. Una simbologia in movimento», una collettanea di studi con la nota introduttiva del Sommo Sacerdote Tiziano Busca, a cura del Capitolo De Lantaarn del Rito di York che inaugura l’omonima collana della Tipheret. Il raggio di indagine è precisato nel sottotitolo: dai ribaltamenti della squadra all’Arco Reale nel Rito di York. Mauro Cascio, Marco Rocchi, Andrea Ghiaroni e Antonio Cecere tentano di leggere i tre gradi, e il quarto del Rito di York che segna il compimento del percorso iniziatico, in una prospettiva nuova, tutta prevalentemente filosofica, per dare un senso diverso, solido, alla «riflessione» che deve guidare la trasformazione dell’uomo nuovo. «La Massoneria è un po’ una storia d’amore. 

È l’amore per una Conoscenza che desideri e che non hai. Noi la cerchiamo in lei perché, nei secoli, nei suoi simboli si è depositata la saggezza dell’umanità. Il neoplatonismo, l’ermetismo, la Qabalah e la tradizione ebraica, la gnosticismo. La Massoneria è fatta di simboli. Vive perché si muove. La complessa ritualità, articolata tipicamente in tre gradi, e completata nel cosiddetto Arco Reale, non è altro che una simbologia in movimento. Svolgere un rituale vuole corteggiare la Massoneria, fare sì che i simboli si innamorino di noi, e li amiamo, li scaldiamo, li nominiamo, li invitiamo apposta per averli, per possederli, per farli nostri una volta e per tutte. Per adattarci il nostro significato, la nostra idea del mondo. Perché a questo serve il metodo massonico: non darci una verità precostituita, fatta una volta per tutte, dogmatica. Ma stimolarci continuamente a metterci in gioco, ad essere filosofi per davvero. Essere seduttori. Diventare tutti dei don Giovanni».