domenica 11 ottobre 2009

COSI' NACQUE L'UNICO DIO DI MOSE'


Che cos’è stato più «naturale» nella storia dell’umanità: concepire un solo Dio o un numero molteplice e indefinito di dèi? Il concetto di divinità è stato associato, fin dalle età più arcaiche, alla semplicità dell’Uno o ai mille volti dei Molti? E siamo proprio certi, infine, che il passaggio dall’Uno al Molteplice (o viceversa) sia poi così de terministicamente ovvio e inevitabile? Negli ultimi anni, la letteratura tanto teologica quanto antropologica (ma anche storica e archeologica) sulla «protostoria« o sulla «storia» di Dio si è arricchita di molti studi relativi, in particolar modo, al monoteismo biblico e alla sua «genesi», tra l’elohismo di alcune parti del Libro sacro che pongono il Dio d’Israele, Elohim, come più grande e più forte degli «dèi delle Nazioni» cioè dei goim, dei «gentili» (che restano tuttavia dèi) e il yahwismo per il quale Yahweh èechad, l’Uno, l’Unico, aggettivo che suona quasi esattamente uguale in arabo e che usato anche dai musulmani (Allah al-Wahed, uno dei 99 Nomi di Dio). Jan Assman, egittologo emerito dell’Università di Heidelberg, ha edito tra l’altro un saggio su Mosè l’egizio (Adelphi), che si riallaccia strettamente ai temi già trattati nel famoso Mosè e il monoteismo edito nel 1939 da Sigmund Freud e nella replica, quasi famosa altrettanto, che nel 1991 gli dedicò Y.H. Yerushalmi con Il Mosè di Freud (tradotto in italiano da Einaudi nel ’96). Per leggere tutto l'articolo a firma di Franco Cardini su avvenire.it Clikka sul Titolo.