venerdì 16 gennaio 2009

LA FLOTTA TEMPLARE

La flotta dei templari che dalla sera alla mattina levò l’ancora dal porto  di La Rochelle è uno dei tanti interrogativi che riguardano le numerose finestre grigie della storia dell’Ordine dei templari. In questo articolo, pubblicato su di un Blog che tratta di templarismo e templari, l’autore “Greg” cerca di trovare il capo del filo d’Arianna, e dare, sia pure non in modo definitivo, uno stimolo ad una ricerca che non è ancora stata certamente conclusa e che molto ha ancora da dire. (Red.Blog)

In realtà trattare delle navi del Tempio è cosa non affatto semplice per un gran numero e varia qualità di elementi che, componendo o corredando la questione, appaiono essi stessi come veri e propri colpi di scena. Ci terremo, quindi, su una linea analitica che seguirà le diverse piste possibili facendo attenzione a valutare cosa sia leggenda e cosa verità storica e vedremo che certe realtà sono forse più curiose ed interessanti della leggenda.

Non è di certo un mistero che, seppure singolarmente ogni templare risultasse votato alla povertà ed in effetti povero e dipendente dal suo Ordine era. Quest’ultimo, invece, era possessore ed amministratore di ricchezze tanto ingenti da far pensare al re di Francia, Filippo il Bello, che tali beni sarebbero bastati a ricomporre la drammatica situazione in cui versavano le casse dello stato. Nello specifico, la ricchissima commanderia di Parigi poteva contare sulle entrate dei fondi terrieri, degli investimenti “ finanziari “ che essi stessi inventarono e che sono ancora oggi in uso, benchè leggermente aggiustati e riadattati, delle donazioni provenienti dalle ricchezze che facoltosi uomini molto spesso appartenenti alla nobiltà cedevano all’ Ordine come dote per esservi ammessi e di tutte le attività bancarie e commerciali che gestivano per conto terzi quando non direttamente per loro stessi, trattando beni di varia natura, frutto di altre attività produttive di loro proprietà.

Non va trascurata, infatti, la grande abilità con cui sapevano far fruttare qualunque bene passasse per le loro mani. Altrettanto è difficile pensare che della preparazione della colossale retata ai danni dei cavalieri non fosse fuggita parola in grado di giungere all’ orecchio del Gran Maestro de Molay. Ma allora perchè non si mise in salvo insieme agli altri dignitari ma si fece acciuffare come una docile colomba, consegnando i suoi monaci alla stessa sorte? Si potrebbe ipotizzare che ritenesse di poter gestire la cosa confidando nel sostegno papale o in altro appoggio potente, altrimenti non si spiegherebbe come mai la commanderia parigina sia stata trovata vuota tanto d’ oro e d’ ogni altro valore quanto di documenti che furono per tempo distrutti.

Dunque la domanda è una sola: dov’ erano finiti tutti quei preziosi che la logica avrebbe voluto fossero rinvenuti in quella sede, ma, non di meno, poco o nulla si trovò anche nelle fattorie e nelle commende e fortezze ubicate un po’ in tutto il territorio francese, tanto che si può dire che il colpo gobbo tentato da re Filippo sia stato quasi un insuccesso dato che dovette accontentarsi degli immobili e di poche altre sostanze, forse lasciate appositamente per non far capire che ben altro si sarebbe potuto cercare. Detto questo si deve dedurre che lo spostamento dei beni mobili da mettere in salvo abbia richiesto l’ impiego di molti uomini sia per le operazioni di trasporto sia per la necessaria scorta che quei carichi a buon diritto richiedevano. Clikka quì per leggere tutto il "Post".