lunedì 12 gennaio 2009

212° ANNIVERSARIO DEL TRICOLORE


L'alberoTricolore della libertà
(nella foto: Aldo Chiarle Autore dell'articolo)


Il Tricolore come bandiera ufficiale dell'Italia nasce il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dove sono convenuti i delegati di quattro città (Reggio, Modena, Ferrara e Bologna) che si erano scrollati di dosso i loro dominatori (il Papa da Bologna a Ferrara), intenzionati a costituire la Repubblica Cisalpina. La consacrazione del Vessillo avvenne nella Sala (ora soprannominata del Tricolore) dell'Archivio Ducale edificio progettato dall'Architetto Lodovico Bolognini, alla presenza di 36 delegati di Bologna, 24 di Ferrara, 22 di Modena e 20 da Reggio. 

Perché la scelta di Reggio Emilia? Forse perchè a Reggio Emilia (oltre che a Genova) si era piantato per la prima volta in Italia l'albero della libertà, un grande albero che rappresentava la natura, adorno di nastri tricolori e sormontato da emblemi rivoluzionari. Il Tricolore sventolò in Italia sino alla caduta di Napoleone (1814) e, con il ritorno del dominio austriaco, la bandiera dei tre colori, divenne simbolo di sovversione e di cospirazione; ma proprio in questi giorni venne consacrato con il sangue dei martiri come unica bandiera della Italia che stava per iniziare con i moti carbonari il lungo e sanguinoso cammino verso la sua unità.

Il Tricolore riemerse ufficialmente il 23 marzo del 1848, quando Carlo Alberto lo adottò come bandiera con l'aggiunta dello stemma sabaudo. Una delle prime apparizioni della bandiera tricolore fu a Milano nel 1796 (un anno prima della celebrazione ufficiale a Reggio Emilia) e fu lo stesso Napoleone a consegnare uno stendardo bianco, rosso e verde ad un corpo di volontari lombardi, e alla sommità dell'asta vi era il "livello" massonico. Bianco, rosso e verde, perchè bianco e rosso erano due dei tre colori della bandiera francese e il verde era il colore dell'albero della libertà (mentre il blu della bandiera francese era il colore della comune di Parigi), che secondo la tradizione giacobina, rappresentava la natura e quindi il simbolo del diritto dei popoli alla libertà. 

Alcuni storici parlando del colore verde accennato al "sacro ed iniziatico colore della massoneria" il chi è vero e non solo perchè la bandiera dei tre colori consegnata da Napoleone ai volontari lombardi aveva sull'asta il "livello" massonico, ma perché il Tricolore era la bandiera sacra delle "vendite" carbonare e delle "logge" massoniche. E non bisogna dimenticare il primo martire del Tricolore, il bolognese Luigi Zamboni, che nel suo tentativo di sollevare nella città di Bologna una insurrezione contro il Pasqua, adottò come simbolo il Vessillo dei tre colori. Arrestato, si uccide nel 1795: aveva solo ventitré anni. La celebrazione del primo centenario del Tricolore (Reggio Emilia, 7 gennaio 1897) fu affidata a Giosuè Carducci, il Vate del Risorgimento; rivolgendosi ai cittadini delle quattro città iniziò la sua orazione: "Risuonano ancora nell'austerità della storia a vostro onore, le parole che il Congresso Cispadano mandava da queste mura al popolo di Reggio. Il vostro zelo per la causa della libertà fu eguale al vostro amore per il buon ordine. Sapranno i popoli di Modena, di Ferrara, di Bologna e il popolo di Reggio Emilia, esempio nella Carriera della gloria e della virtù. L'epoca della nostra repubblica ebbe il principio fra queste mura e quest'epoca luminosa sarà uno dei più bei momenti della città di Reggio. 

L'Assemblea costituente delle quattro città segnò il primo passo da un confuso vagheggiamento di confederazioni al proposito dell'unità statuale, che fu il nocciolo dell'unità nazionale. Quelle città che sino allora s'erano riscontrate solo sui campi di battaglia con la spada calante a ferire, con l'ira scoppiante a maledire; che fio in una dissonanza d'accento fra fraterni dialetti cercavano la barriera immortale della divisione e dell'odio; che fino inventarono un modo nuovo di poesia per oltraggiarsi, quelle città si erano per una volta trovate a gittarsi l'una nelle braccia dell'altra, acclamando la repubblica una e indivisibile. Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci nel santo Vessillo; ma i colori della nostra primavera, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle Alpi, l'aprile delle valli e le fiamme dei vulcani. 

E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti della virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede sicura e serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù dei poeti; il rosso, la passione e il sangue dei martiri e degli eroi. E subito il popolo cantò alla sua bandiera che ella era la più bella di tutte e che voleva lei e con lei la libertà". E alcuni ancora oggi parlando del Tricolore parlano di tradizione "sabauda". Quale più colossale menzogna! 

Aldo Chiarle

Fonte: Mass.News