lunedì 9 aprile 2018

Ermete Trismegisto, tra storia e leggenda

di Claudio Alessandro Martano



La figura di Ermete Trimegisto è sospesa nell’ arcano del tempo e tramandata dal mito (1) e dalla leggenda. Nonostante le tante incertezze sorte in epoche diverse sul suo nome, sulla sua identità, sulle sue opere, sulla datazione relativa alla sua vita e alle sue opere, il nome di Ermete occupa un posto preminente ed irripetibile nella storia dell’esoterismo. Tutto ciò che ruota intorno al suo nome ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria dell’Umanità e i suoi principi esoterici sono alla base di molte religioni. Nel descriverlo pare opportuno riferirsi a tre personaggi accomunati dall’archetipo culturale a cui essi si riferiscono: il dio egizio Toth, il dio Hermes greco, e l’Ermete autore dell’Hermetica approdata nella cultura europea nel medioevo. Nella sua triplicità Ermete supera le barriere del tempo e del luogo d’origine perché i contenuti di conoscenza delle sue opere sono per

(1) Si è voluto utilizzare la parola “mito” nel suo giusto significato semantico, non come “racconto fantasioso”, secondo la enunciazione di Attilio Mordini: “il termine mythos significa, almeno nel senso originario, parola, parola che si manifesta dal silenzio nell’atto segreto dell’iniziazione ai Misteri; e cela, ma al tempo stesso porge discretamente e rivela, la verità che nel gran silenzio primordiale è racchiusa” (Il Tempio del Cristianesimo pag. 10, ed. Settecolori, Vibo Valentia 1979).

l’Umanità senza tempo e senza luogo: toccano lo spirito umano nella sua più profonda essenza, nella sua immutabilità nel comune sentire i legami indissolubili che ciascuno di noi ha con il misterioso e con l’Inconoscibile. Tutto questo mistero con cui ci si deve confrontare nello studio del “Tre volte Grande Maestro di Saggezza” è dovuto fondamentalmente al fatto che le sue opere ricercano “le chiavi” per la decifrazione e la conoscenza delle Leggi della Natura, delle norme che la ordinano, che la trasmutano, in quel continuo flusso che va dall'Uno al molteplice e viceversa. È questo il più grande mistero dell'Uomo e del senso che si deve dare vita. Per questi motivi l’Opera di Ermete è solo per gli Iniziati, quelli veri, i soli che posseggono la chiave che consente di leggere le sue opere per darne il giusto significato valoriale: una chiave alchemica che associa “un significato ad un significante”, che opera nella mente dell’iniziato la sintesi dell’idea-simbolo (2), al fine di integrare “il tutto in sé” per poter ricomporre “l’Unità originaria perduta”. Potrebbe allora risultare particolarmente significativa un’ipotesi etimologica che collega Ermete al copto "Ermeth" che significa "Essere Vero”: da "Er" essere e "Meth" verità, che poi in greco diverrà metis, cioè “mente”. Alcuni storici vogliono Ermete-Toth vissuto in un periodo antidiluviano, altri affermano che Ermete visse al tempo di Mosè, prima che le tavole della legge fossero consegnate nel deserto. Altri lo vogliono presente in Egitto 400 anni prima di Mosè, ma prima della discesa di

(2) “Il vero simbolismo tradizionale non è arbitrario, ma poggia su ben precise leggi, ossia quelle delle corrispondenze fra i diversi ordini della realtà naturale e soprannaturale, ove la naturale è considerata l’esteriorizzazione del soprannaturale. Il simbolismo enuncia una realtà di un certo ordine che l’esoterico ritiene possa essere rappresentato da una realtà di un ordine meno elevato. La Natura è simbolo di realtà superiori; se così non fosse, sarebbe vano appoggiare le Iniziazioni ed i loro riti sulla forza dei simboli. Berkeley, con ragione, diceva che la simbolica è “il linguaggio che lo Spirito Infinito parla agli spiriti finiti”. Noi viviamo, pensiamo in base al simbolismo. Tutto è simbolo: la grammatica, la matematica, le arti, l’astronomia. Anche l’Uomo è un simbolo: non a caso Mosè nella Genesi dice che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio.”
Tommaso Palamidessi, dal capitolo “Funzione occultante e disoccultante del simbolo” - estratto dal 14° Quaderno di Archeosofia

Abramo in Egitto. Altri ancora lo identificano con lo stesso Mosè. Nel mito viene a volte venerato come una divinità, altre volte osannato come un uomo e per questo onorato come sommo Maestro di sapienza, secondo una interpretazione evemeristica (3) del personaggio. Per questo motivo alcuni ritengono che Ermete Trismegisto potrebbe essere una re-incarnazione di Thot. Pitagora afferma nei suoi scritti che Thoth lo prese per mano (4), lo guidò sotto la Grande Piramide e gli insegnò le sacre geometrie e la vera interpretazione della realtà. Una volta che la Grecia crebbe culturalmente attraverso Pitagora, Thoth entrò in quella cultura con il nome di Hermes. I greci che vivevano in Egitto identificarono Thoth con Hermes, e così Hermes-Thoth divenne infine Ermete Trismegisto, o il "Tre volte più grande", un epiteto che Hermes deve al suo egualmente illustre predecessore egiziano a cui era stato attribuito lo stesso onore di “tre volte grande”. Comunque sia, nella storia, i due nomi quello di Ermete e quello di Toth, sono sempre associati e spesso confusi. È da ritenere plausibile, quindi, che il nome di Hermes fu dato al dio egizio Toth al tempo della sovrapposizione della cultura ellenista su quella egizia, in virtù della decadenza dello stato egiziano causato in un primo momento da Alessandro Magno e poi dai suoi successori, i Tolomei. È necessario, quini, conoscere il dio egizio Thot per avere una giusta conoscenza del dio Hermes greco per poter fare i dovuti parallelismi tra i due. La leggenda vuole che Toth, arrivò in Egitto da

(3) L’everismo è la dottrina razionalistica dello scrittore greco Evemero (4°-3° sec. a.C.), secondo la quale gli dèi non sarebbero altro che potenti sovrani o eroi del passato, che erano riusciti, in virtù della saggezza o del valore, ad attribuirsi la natura divina e l’adorazione di contemporanei e posteri; combattuta dagli antichi greci e poco diffusa nel mondo romano, la dottrina fu accolta invece dagli apologisti cristiani come dimostrazione della falsità del politeismo, e ha tuttora non poca fortuna come teoria esplicativa nella moderna storia delle religioni. Fonte En. Treccani. (n.d.a.)
(4) The Ancient Secret of the Flower of Life. Drunvalo Melchizedek, Volume 1 pag 26. Hoepli, 1999

un continente chiamato Mu o Nu (5). Secondo quanto ha riportato Doreal6 nella sua traduzione della Tavola Smeraldina , Thoth visse in Atlantide circa 52.000 anni fa, nella città di Keor, sull'isola di Undal. Keor era la città del Culto dove viveva la casta sacerdotale. Thotme era il Padre di Thoth ed era a capo di tredici potenti Adepti che reggevano Atlantide. A quel tempo Toth era già divenuto un Maestro Asceso. Era diventato, cioè, un essere spirituale di luce con potenze straordinarie, capace di andare al di là delle leggi che la natura impone agli esseri umani. Toth con la sua “ascensione” acquisì la facoltà della completa padronanza di sé, del tempo e dello spazio e quindi la possibilità di reincarnarsi in epoche differenti. Quando visse in Atlantide il suo nome era “Chiquetet Arlich Vomalites”. Chiquetet era in realtà un titolo, che definiva il personaggio come "Il Cercatore della Saggezza". Si ipotizza essere stato il re di Khem, antico nome dell’Egitto, per 16.000 anni quando si trasferì lì successivamente alla distruzione di Atlantide. La leggenda vuole ancora che Toth abbia partecipato alla edificazione della Grande Piramide di Cheope, ma non sono riportate notizie circa un suo diretto intervento nella realizzazione della Sfinge né della ipotizzata Sala dei

(5) Il continente di Mu o il continente perduto di Mu , è il nome di un presunto continente perduto il cui concetto e nome furono proposti dallo scrittore e viaggiatore del XIX secolo Augusto Le Plongeon , che sostenne che diverse civiltà antiche, come quelle dell'Egitto e Mesoamerica, furono create dai rifugiati di Mu, che si trovava nell'Oceano Atlantico. Per formulare tali affermazioni, egli fece affidamento sulla traduzione in spagnolo (in seguito scartata da perché ritenuta fantasiosa) del codice Maya noto come il Codice Tro-Cortesiano fatto da Brasseur de Bourbourg. Il Codice collocava Mu nell'Oceano Pacifico e sosteneva che il popolo di questa civiltà perduta migliaia di anni fa diffuse la sua tecnologia avanzata in tutto il mondo; che avrebbe permesso la costruzione delle grandi piramidi sparse nei diversi continenti. Inoltre sostenne che, come Atlantide , questo continente sarebbe stato distrutto 12.000 anni fa dagli dei come punizione per essere una civiltà decadente. Fonte Wikipedia (n.d.a)
(6) Maurice Doreal fu il nome adottato da Claude Doggins in qualità di capo della Fratellanza del Tempio bianco (Brotherhood of the White Temple), una fratellanza occulta con sede a Sedalia, in Colorado. Doreal nacque a Sulfur Springs, in Oklahoma. La sua conoscenza proveniva, secondo quanto sosteneva, dai suoi contatti con la Gran Loggia dei Maestri (Great White Lodge of Masters), formata da coloro che, oltrepassata l'esperienza terrena, cercano di guidare l'umanità nella loro evoluzione. Il Dorealha"tradotto"e interpretato la “Tavola di smeraldo”. Senza fornire informazioni più precise, egli afferma che gli è stato dato "permesso" di tradurre e conservare una copia della saggezza incisa sulle tavolette. Questo avvenne nel 1925, ma la sua traduzione ed interpretazione venne pubblicata solo molto tempo dopo. Fonte Esopedia (n.d.a.)

Registri sotto di essa, in realtà mai trovata (7). Toth fu venerato in Egitto come un dio ed a volte viene riportato come il più antico degli dei conosciuti insieme a Horus. La sua controparte femminile nel pantheon egizio era Seshat, la dea della scrittura, la padrona della casa dei libri, mentre sua moglie era Maat (8). Era questa dea a prendersi cura degli incantesimi e delle pergamene della biblioteca di Thoth. Ermete Trismegisto, il tre volte Maestro, viene tradizionalmente considerato tre volte grande in virtù “ del suo triplice ruolo di sacerdote egiziano e creatore di dei, di filosofo e mago, di re e legislatore” (9). Ermete Trismegisto veniva definito tre volte maestro dagli antichi greci poiché riconoscevano in lui, quindi, il Re, il Legislatore ed il Sacerdote, avendolo eletto a simbolo dell’epoca magica in cui sacerdozio, legislatura e regalità si trovavano raggruppate in un unico corpo di governo. Un fenomeno unico nella storia dell’uomo. Ermete-Toth è sicuramente il più misterioso degli dei del pantheon egizio. Come per la grande maggioranza dei miti, le varianti sulla sua nascita come dio sono moltissime: alcuni lo vogliono figlio di Ra, altri venuto al mondo dalla testa di Seth, parimenti alla dea greca Atena che nacque dalla testa di Zeus. Gli Egiziani chiamavano Thot, Dyehuty, corrispettivo al mito di Theuth nel "Fedro" di Platone e nel “Cratilo” dello stesso filosofo. Ermete e Toth sono entrambi al servizio di una divinità superiore. Ermete è messaggero di Zeus, Thot è lo scriba di Osiride, Ermete è dio

(7) La Grande Piramide di Cheope - per motivi religiosi, spirituali ed energetici - fu usata anche come Tempio, per le speciali funzioni "magiche" a essa correlate. Era un distaccamento "molto particolare" della Casa della Vita, di cui gli Egizi hanno sempre parlato come del luogo di apprendimento e di formazione. Era l’Università di Alchimia, Occultismo, e Teoretica [Filosofia della conoscenza] cui pochissimi eletti potevano accedere per accrescere la propria elevazione intellettuale e spirituale. Sir Jon Ora Kinnaman e sir William Flinders Petrie trovarono un accesso ad una stanza segreta che doveva contenere i Libri di Thot. I due erano massoni e giurarono al governo egiziano di non rivelare mai la scoperta. In punto di morte Jon Ora Kinnaman, lasciò un foglio dattiloscritto con le indicazioni sufficienti per il ritrovamento della stanza segreta. I "Libri di Thot" sono ancora nella Grande Piramide, nella Camera della Conoscenza! Tratto da: Alla ricerca dei Libri di Thot di Daniela Bortoluzzi (n.d.a.)
(8) Thutmose III: una nuova biografia di Eric H Cline, David O'Connor University of Michigan Press (5 gennaio 2006) p. 127 
(9) F. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica - Biblioteca Universale Laterza,1985, pag. 185


della parola e Thot è dio della parola e della letteratura, entrambi sono psicopompi, guide delle anime nell’oltretomba. Sia Ermete che Thot sono inoltre, nelle loro rispettive culture, gli dei della magia. A causa del processo sincretico tra divinità egizie e greche, Hermes diventò il dio che svela la verità e mediatore tra gli uomini e gli dei e assicurava, con il suo intervento, la corrispondenza dei fatti degli uomini con quanto era voluto dagli dei stessi. Toth nella forma iconografica era ritratto sotto forma antropomorfa, con il capo raffigurante l’ibis, uccello a lui consacrato: il nome Toht deriva dall’antico nome dell’uccello ibis, vale a dire djehu - tehu. Toth, in questo caso, è il sacro scriba degli dei e sul capo ha la luna piena, la corona atef, che rappresenta il lato illuminato della luna, il luogo dove si immaginava risiedesse l'essenza della saggezza creativa. Quando è rappresentato con la testa di un Ibis è associato al Cinocefalo, la scimmia con la testa di cane e per la stessa ragione viene associato anche ad Anubis, dio del regno dei morti. Come serpente, infine, Thot rappresenta la Saggezza divina creatrice. Il dio Hermes nell’iconografia greca viene sempre descritto con indosso un mantello, con in testa l’elmo e i sandali alati e con in mano la famosa verga d'oro (il caduceo) ricevuta in dono da Apollo che divenne poi in sua mano la verga dell'eloquenza. Ermete trismegisto viene invece rappresentato vecchio e con una lunga barba bianca, con indosso una veste rossa e con in capo un turbante o un appuntito copricapo. In una mano un libro, mentre l’altra innalza al cielo una sfera simboleggiante l’universo. Scrisse su di lui per la prima voltaErodoto,nel 450 a.C., quando traspose in greco le conoscenze astrali egizie (10), riferendo

10 Secondo il mito, Horus aveva ritrovato l’occhio perso durante la battaglia contro Seth grazie all’aiuto di Toth, dio della sapienza, che sfruttando la sua competenza nell’arte magica aiutò il vincitore a incastonarlo nel cielo per celebrare la vittoria. Perché il compito di incastonare nel firmamento l’occhio di Horus fu dato proprio a Toth? Al dio Toth era consacrato il primo mese dell’anno che per gli antichi egiziani aveva inizio il 21 giugno, giorno in cui ricorreva il solstizio d’estate e la levata eliaca di Sirio. Nello stesso periodo (21 giugno – 22 luglio) il Sole dimorava nel Cancro da cui l’identificazione del dio Toth con questa costellazione stiva. Preceduto da Orione-Iside, il Cancro sorgeva all’orizzonte all’alba del solstizio d’estate assieme alla stella Sirio, che tornava visibile dopo 70 giorni di assenza. Nella lettura mitologica del fenomeno osservato, Horus perde l’Occhio (i 70 giorni in cui Sirio non è osservabile) ma lo ritrova con l’aiuto del Toth ( il Cancro sorge con Sirio) il quale depone in cielo la stella Sirio , l’occhio della costellazione del Cane, manifestazione celeste di Horus il cui simbolo è l’occhio. Per questo motivo molti autori asseriscono che la Sfinge originariamente avesse la testa di un cane, come il dio Toth, che era posto a osservare il cielo nella direzione dell’orizzonte per l’apparire della stella Sirio. Per questo motivo molti affermano che la “stanza segreta” dove sono occultati “I libri di Toth” si trovano sotto la Singe-Toth (n.d.a.)

il nome di Ermete in questo scritto ad un dio. Il tre volte Maestro, considerato dai filosofi ellenisti il simbolo stesso del Logos, traccia nelle sue opere una Cosmogonia accentrata sulla creazione dell’Uomo. In esse detta le linee esistenziali dell’Uomo per la sua completa liberazione spirituale, al fine di raggiungere la completezza della sua” evoluzione”, raggiungibile solo dopo la conquista della consapevolezza della conoscenza della propria esistenza e del ruolo Divino in questa trasformazione. Tutta la cultura misterica e teologica dell’antico Egitto sono colme della saggezza e della dottrina di Ermete, dottrina che successivamente si diffuse in tutto il bacino del mediterraneo grazie alle traduzioni in greco delle sue opere. L’impianto teologico del suo pensiero risulta assolutamente e rigorosamente monoteista: Dio è l’Uno unico. È il “non generato” che genera sia in cielo che in terra: è Padre, ma allo stesso tempo è Figlio e Madre. Egli è da sempre e per sempre e gli attributi che Ermete gli conferisce sono testimoni della Sua grandezza: immenso, eterno, onnipotente e infinitamente buono. Il nome “Ermete” risulta, per la grande maggioranza degli storici, essere un nome generico, designante una personalità a cui venivano attribuite più funzioni. Ermete fece dell'Alto Egitto un grandioso santuario- Tempio e fu legislatore per gli egiziani così come Mosè lo fu per gli ebrei. Alcuni ritengono che, così come per Zoroastro, non sia del tutto corretto riferire il nome di Ermete ad una unica personalità, bensì ad una casta sacerdotale di iniziati vissuti in epoche diverse identificati con quel nome. Così afferma R. Guenon riferendosi alla tradizione araba circa Ermete: «Hermes è chiamato Elmuthalleth bil-hikam letteralmente "triplo nella saggezza”, equivalente all’epiteto greco Trismegisto, pur essendo questo epiteto più esplicito nell’esprimere la "grandezza” e quest'ultimo è, in fondo, la conseguenza della saggezza da cui deriva il giusto attributo di Hermes. Questa "triplicità" ha anche un altro significato, perché a volte si sviluppa nella forma di tre Ermete distinti: il primo, chiamato "Ermete degli Ermeti" (Hermes El-Harâmesah), e considerato antidiluviano, è quello chi si identifica correttamente con Sdyidna Idris (11); gli altri due, che sarebbero postdiluviani, sono l’ " Ermete Babilonese" ( El-Bâbel ) e l’ "egizio Ermes" ( El-Miçrî ). Questo sembra indicare chiaramente che le tradizioni sia caldea che egiziana sono state direttamente derivate da un'unica fonte primaria, che, dato il carattere antidiluviano su di essa, difficilmente può essere altro che la tradizione atlantidea» (12). Anche gli antichi Ebrei lo consideravano un profeta e lo identificavano col nome di “Misraim” (13). Per le sue opere Ermete venne considerato un Sacerdote, un religioso depositario delle tradizioni misteriche e delle chiavi della lingua e della scrittura, possessore delle conoscenze derivanti dal perduto regno di Atlantide, la terra scomparsa

(11) Guenon riporta una notizia relativa al popolo Sabeo, popolo conosciuto nel mondo islamico come “Ahl al Kitab”, cioè “genti del libro sacro”. Questo popolo dichiarava di possedere, appunto, un libro sacro rivelato loro da un Profeta- Legislatore che fu identificato come Ermete Trimegisto, mentre i mussulmani lo identificarono con il loro profeta Seyidna Idris o all’ebraico Enoch che loro chiamavano Akhnūkh. (Le origini dell’alchimia nell’Egitto greco-romano, Jack Lindsay, Ed. Mediterranee, Roma, 2002, pag. 15.
Secondo l'erudito del XVII secolo Athanasius Kircher: « Gli Arabi lo chiamano Idris, dall'ebraico Hadores(...), i fenici (...) Tauto, gli Egizi (...) Thot ma lo chiamano anche Ptha e i Greci Ermete Trismegisto. » - Secondo l'erudito del XVII secolo Athanasius Kircher: (Obeliscus Pamphilius, 91). Dal web, fonte Wikipedia.
(12) Forme tradizionali e cicli cosmici, La tomba di Ermete, René Guénon, ed. Gallimard, 1970, pag. 146.
(13) È bene riportare anche, però, che la Bibbia, al cap. 10 della Genesi, verso 6, fa discendere il popolo egiziano da Misraim (nella traduzione questo nome equivale ad “Egitto”), figlio di Cam e dai suoi sei figli Ludim, Anamim, Luhabim, Naphtuim, Phatrusim e Chasluim. I popoli orientali, chiamando l'Egitto coi nomi di Misr, Mestraïa, Myara, Matzour, etc... confermano il testo biblico. Dunque i termini "Misr" e "Misraïm" in ebraico antico indicano, il primo "Egitto" ed il secondo "Egiziano". Quindi Ermete per gli antichi ebrei era semplicemente “l’Egiziano”. Yves Nourissat: I fondatori dell’Egitto: Cam, Misraim e i suoi sei figli. Science et Foi - 3° trimestre 2003, n° 69.

della conoscenza appartenuta all’umanità in un tempo estremamente remoto. Secondo Plutarco, fu il primo in Egitto ad aver posseduto la conoscenza dei caratteri utilizzati dagli Dei, la “ierografia”, cioè il “carattere sacro inciso”, la  "Parola Divina" trasferita agli uomini. Altri invece lo considerano solo l’inventore della scrittura geroglifica. Secondo la tradizione sarebbe autore di circa 42 libri (14) in cui racchiuse il nucleo della dottrina misterica formativa per la stessa casta sacerdotale che aveva accesso alle grandi piramidi e che operava le iniziazioni. Queste conoscenze davano grande potere ai sacerdoti dell’Alto Egitto. Sotto questo punto di vista il mito ce lo tramanda come misterioso iniziatore dell'Egitto alle dottrine sacre ed occulte: la dottrina del "Fuoco come Principio “e quella del "Verbo come Luce", idee fondanti l’impianto esoterico di Ermete. Secondo questa teofania, il Verbo si presenta ad Ermete come il Fuoco che fluisce dalle profondità dell’Abisso tenebroso.Il sacro Fuoco è per Ermete l'intelligenza Altissima: è Vita e Luce. Nel Fuoco - Principio è racchiusa ogni cosa nel potere del divenire, diremmo oggi la Matrice del Tutto. È questo Fuoco Sacro che genera la "Parola Luminosa", il "Verbo Divino" che si manifesta con il Figlio, ed il Padre ed il Figlio sono uniti, perché nella loro unione si trova la ragione della loro esistenza. Nel "Verbo come Luce", invece, secondo Ermete si troverà Dio allo stato di equilibrio, di unità ternaria sotto forma di intelligenza, comprendente i principi fondamentali dell’esistenza: la forza, la materia, lo spirito, l’anima e il corpo che corrispondono all’unione Luce, Verbo e Vita. Ermete è stato il Signore del sapere, il primo a comunicare la conoscenza celeste e divina all’umanità in forma scritta, istruito direttamente dal “Nous”,

(14) Notizia riportata da Clemente di Alessandria, il quale riteneva che gli scritti sacri di Ermete fossero quarantadue e contenessero il nucleo degli insegnamenti formativi degli antichi sacerdoti faraonici (n.d.a)

l’intelligenza divina personificata, egli stesso considerato il dio rivelatore della verità e mediatore tra gli uomini e gli dei. Per cui se Enoch scrisse i suoi libri dopo il suo ritorno dal cielo dove aveva visto e dialogato direttamente con Dio e parlato con Lui, Ermete nei suoi libri trasmette, con ispirazione divina, la traduzione del sapere contenuto in testi scritti in un linguaggio non comprensibile agli uomini e che altrimenti sarebbero stati indecifrabili. Non è dato sapere se questa conoscenza derivasse o meno da una civiltà precedente a quella considerata storica, cioè antidiluviana. È da ritenere che i contenuti del pensiero esoterico riferito ad Ermete sono da considerare senza tempo. La profondità della dottrina sulla sapienza divina dominerà le dottrine esoteriche di tutti popoli della Terra. L’influenza del pensiero di Hermes sulla Dottrina Segreta è stata così grande che a distanza di secoli fu ripresa da Platone e da Pitagora ed ancora oggi di essa si può trovare una certa consonanza e correlazione nel pensiero di ermetisti moderni. Secondo alcuni autori i testi sarebbero stati scritti dal nonno di Ermete. Analizzando questo nome, dunque, si entra direttamente nella leggenda, giacché il nome di Ermete Trismegisto sarebbe stato assegnato dagli Ateniesi ad un filosofo che aveva dimorato per tre volte in Egitto in epoche differenti e che, prendendo per vero quello che riporta Henri-Charles Puech, costui “all’epoca del suo terzo soggiorno, si è ricordato di sé o riconosciuto sé, ricuperando in quest'occasione il suo vero nome"(15) e preso quindi coscienza delle sue vite precedenti. Per esaminare e capire chi è stato velato nel tempo dal mito e dalla leggenda sotto il nome di Ermete ci si deve indirizzare in questa direzione. Ma soprattutto Ermete-Toth fu il dio degli scribi e delle “Case della Vita”. Le Case della Vita erano centri di estrema importanza per l’elaborazione

(15) Henri-Charles Puech: Alla ricerca della Gnosi - Adelphi, Milano 1985.

delle varie sfaccettature della cultura religiosa e magica dell’Egitto. In esse erano custodite le antiche tradizioni ierofantiche, le conoscenze cosmiche e i segreti della Magia, ma, soprattutto, erano centri in cui la casta sacerdotale insegnava ai giovani e ai parenti del Faraone, tutto ciò che era necessario per formare una leadership di governo: la scrittura in forma ieratica, tutte le scienze conosciute e la magia. Dal punto di vista esoterico le Case della Vita erano molto importanti perché esse erano considerate l’epicentro delle energie della Creazione, energie scaturite direttamente dalla Volontà del Dio unico. Un selezionato corpo di sacerdoti, profondi esperti nella magia elaborava, trascriveva e pronunciava le formule teurgiche destinate a mantenere vive e vitali le forze cosmiche proteggenti l’Egitto. Queste formule teurgiche erano ispirate agli scribi direttamente da Thot. La costruzione delle Case era accuratamente codificata, così come è riportato in un papiro che così recita “Circa la “Casa della Vita” essa deve essere in Abido (16). Composta di quattro corpi, quello interno sarà coperto di frasche. Il “Vivente” sarà Osiride mentre le mura saranno Iside, Neftis, Horo e Thoth. Questi sono i quattro lati. Geb (il dio della terra) sarà il suo pavimento e Nut (la dea del cielo) il suo soffitto. L’”Essere occultato in essa” sarà il Gran Dio. I quattro corpi esterni saranno in pietra e il pavimento in sabbia, mentre quattro porte si apriranno: una a sud, una a nord, una a ovest e una a est.”(17) . È evidente come analizzando questa descrizione si possa paragonare le Case della Vita ai templi ebraici, a quelli greci e a quelli massonici, dove importanti sono l’orientazione delle quattro mura, la mancanza del soffitto, e la presenza di un “sancta

(16) Abido (o Abydos ) è una delle più antiche città dell'Alto Egitto. Il nome significa collina del tempio, in quanto si riteneva che in quell'antica città, nel tempio simbolo della collina primigenia emergente dal Nun, vi fosse conservata la testa di Osiride. Fonte Wikipedia
(17) Tratto dal Papiro Salt 825 -Brit. Mus. 10051.

sanctorum” occultato che accoglie il “Gran Dio”. Ad esse erano collegati l’archivio e la biblioteca del tempio, il per-medjat, “casa dei libri”, nelle cui pareti venivano riposti i rotoli di papiro. È in esse che fu custodita e tramandata la fonte primaria delle conoscenze attribuite ad Ermete- Toth. Gli scribi che si formavano in questi centri di cultura ieratica, erano gli uomini più istruiti d'Egitto, oltre ad essere i consiglieri del faraone. Nel 1453, in Macedonia, il monaco italiano Leonardo da Pistoia riuscì ad entrare in possesso di quattordici libri, sicuramente autentici, appartenuti a Michele Psello, filosofo e scrittore oltre che storico bizantino, risalenti all’XI secolo. Questi erano scritti in greco in una raccolta intitolata “Hermetica” ed attribuiti ad Ermete Trismegisto. Ritornato a Firenze, il monaco dette la raccolta a Cosimo de’ Medici che non più tardi del 1463 affidò a Marsilio Ficino (18) il compito di tradurre dal greco al latino i testi e in seguito all’italiano dell’epoca e sarà lui a dare ad essi il titolo di “Corpus Hermeticum”. I libri attribuiti ad Ermete sono con una qualche certezza: La tavola smeraldina, i Libri sublimi e I Misteri Eleusini. Il Kybalion, invece è un testo pubblicato nel 1908 che altro non è che una summa degli insegnamenti ermetici. I suoi autori scelsero di rimanere anonimi dietro lo pseudonimo dei “I tre iniziati”. Numerose sono le leggende che riguardano la Tavola smeraldina. Una riguarda un giovane di nome Balinas che trovò vicino ad una statua di Toth un ingresso segreto: entrato trovò un uomo anziano, seduto su un trono d’oro, che aveva in una mano una tavola di marmo verde e nell’altra uno stilo con una punta di diamante. Balinas altri non era che Apollonio di Tiana “che, come riporta la

(18) Marsilio Ficino (1433-1499), filosofo e letterato italiano che è considerato il principale esponente dell'Umanesimo; dedicò la propria vita alla traduzione di testi classici (i dialoghi platonici, gli inni attribuiti ad Omero e Orfeo, la Teogonia di Esiodo, ecc.) che gli permisero di 'conciliare' la filosofia classica con la religione cristiana in una concezione 'armonica' dell'universo, nel quale l'essere umano è contemporaneamente centro e mediatore tra l'Uno (Dio) e la molteplicità delle Sue manifestazioni.

storiografia ufficiale, divenne in seguito uno dei più Grandi Iniziati ed occultisti del suo tempo, avendo avuto modo di sviluppare ed affinare i suoi grandi poteri “...presso le comunità religiose segrete e dentro i templi più famosi di quell’epoca...” (da G.R. Mead: Apollonio di Tiana, 1926). Presumibilmente questa è stata la prima apparizione della Tavola Smeraldina, almeno secondo quanto racconta Jabir ibn Hayyan (il cui nome latino era Geber) nel suo libro “Il Secondo Libro degli Elementi della Creazione” (Kitab Ustuqus al-Uss al-Thani). Jabir, infatti, nel riferire sulle vicende legate al ritrovamento della Tabula, riporta testualmente quanto scritto ne “Il Segreto della Creazione” il cui autore era proprio Apollonio di Tiana (E. John Halmyard, Storia dell’alchimia, 1957; Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, 1978) ” (19). In seguito alle pubblicazioni di Basilio Valentino, famoso monaco scopritore dell’antimonio, quasi sempre la Tavola smeraldina “era accompagnata da un curioso sigillo che, accennando alla pratica alchimica, porta impressi nell’interno simboli astrologici della Grande Opera e sulla circonferenza la parola V.I.T.R.I.O.L. (20) che tutti gli iniziati conoscono. Louis Ménard classifica questi scritti in quattro libri (21). Il primo libro è generalmente conosciuto sotto il nome di "Poimandrès", "il Pastore dell'uomo", ed è composto da tredici dialoghi suddivisi in quattordici libri e tratta della creazione. In esso Ermete, che in questo libro è discepolo, accoglie gli insegnamenti da Poimandrès che personifica “l'Intelligenza Sovrana o Divina". È importante ricordare che, come afferma Murry Hope (22), questo libro in particolare, anticamente, era circolante in ambienti gnostici ed esseni,

(19) Tratto dalla La Divina Proporzione ovvero sull’Armonia Universale - Antonio Micali, M. V. loggia Loggia Quatuor Coronati n. 112 della Gran Loggia Regolare d’Italia.
(20) Alchimia, storia, procedimenti, segreti alla ricerca della pietra filosofale- Roberto Tresoldi, De Vecchi, Bari- ed. 2012 
(21) Ermete Trismégisto. Louis Ménard, Edizioni de La Maisnie, 1979.
La classificazione riportata non è l’unica. Si è scelto di riferirsi ad essa perché più aderente alla tradizione ermetica. 
(22) Magia egizia. Murry Hope, Feltrinelli, 1989, pag. 91.


i quali abbracciarono “molte delle dottrine” contenute in esso. In particolar modo “La mente divina è maschile e femminile, l’aspetto muliebre essendo la Sophia o sapienza, quello maschile, il Christos o volontà” (23). Il secondo, l’Asclepios, si compone di un discorso d'iniziazione nel santuario, che contiene, suddivisi in parecchi capitoli, gli insegnamenti che Ermete rivolge a due suoi discepoli di nome Asclépios ed Ammon. Il testo è un trattato di magia nel quale si presentano i rituali dei sacerdoti egizi e le interazioni con le forze sovrannaturali. Tutto il testo è una arringa divina e religiosa ispirata dall'Alto.Il terzo libro racchiude tre capitoli conosciuti come i “Frammenti di Stobeo”. Essi si compongono di 39 testi e comprendono dei dialoghi fra Iside e Horus sulla creazione del mondo e l’origine delle anime. Questi testi, si presentano come traduzioni dall’egiziano, ma contengono pochi elementi egiziani autentici. Tra questi è da ricordare “Il Sermone di Iside a Horus”. In questa opera la dea Iside, sposa di Osiride, conversa con suo figlio Horus, e gli svela il modo in cui furono creati gli uomini, come questi furono provvisti di anime, e il modo in cui essi fecero evolvere le loro anime. Il quarto libro è costituito da frammenti che riprendono comunque i temi teurgici ed iniziatici trattati “nell’Asclépios" e in tutti gli altri libri.Il Corpus Hermeticum rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale. Secondo molti autori i temi dell’Corpus Hermeticum furono anche usati dai filosofi del primo Cristianesimo, soprattutto Origene e Clemente Alessandrino, per dare solidità filosofica alle loro argomentazioni sul cristianesimo. Si rende così evidente come sia stato l’Egitto la fucina filosofica in cui si produsse un pensiero esoterico che precedette l'avvento dell'era cristiana. Furono questi testi che poi

(23) Idem nota precedente, pag. 92.


giunsero a noi nel medioevo ma alterati anche a volte largamente dall'influenza delle filosofie ellenistiche della scuola diAlessandria. Nei cinque millenni che precedettero l’avvento della religione cristiana furono elaborate in Egitto le dottrine misteriche ed esoteriche che per la loro completezza, profondità, rispondenza alle fondamentali domande dell’umanità, riuscirono ad influenzare la civiltà ebraiche con Mosé e quella greca con Orfeo che a loro volta diverranno i cardini per lo sviluppo delle grandi religioni nate in tutto il bacino del mediterraneo che da sempre è il collante di tutte le civiltà occidentali e orientali nate e morte sulle sue sponde. A questo punto sembra opportuno concludere che nel quarto secolo d.c. ci fu “qualcuno” che scrisse o riscrisse i libri “riferiti” ad Ermete Trismégisto, che attinse molto ad una tradizione esoterica egiziana più antica, preservata e trasmessa dalla casta sacerdotale che faceva riferimento alle “Scuole di vita “delle piramidi. Scuole di vita che erano grandi biblioteche, in cui si copiavano da parte degli scribi, scritti in ieratico come traduzioni dei testi in geroglifico. Questo “qualcuno”, può essere probabilmente identificato con un gruppo di iniziati che appartenevano a questo sacerdozio. Furono questi a tramandare sotto forma di “archetipi sapienziali” i cardini dell’esoterismo ermetico. Così come afferma Socrate gli archetipi costituiscono gli elementi base per l'espressione simbolica della conoscenza universale. Penetrando la comprensione della funzione degli archetipi diventa possibile classificare l'esistenza di elementi comuni a filosofie religiose apparentemente diverse, perché sorte in epoche differenti e in ambiti antropologici e geografici diversi. La conoscenza dei nuclei di pensiero archetipici consente di unificare ciò che apparentemente sembra differente. È la sapienza che insegna ad abolire le differenze di tempo e di luogo per svelare ciò che è universalmente valido: la sapienza è la strada che porta a concepire il permanente e l'universale. Per questo, confrontandosi con il pensiero di Ermete –Toth, siamo costretti a riflettere su quanto profondo fosse l’esoterismo egiziano e quanto di spiritualità abbiamo oggi perso immolando il pensiero creatore, l’unico in grado di rispondere alle domande fondamentali dell’Uomo che vuole progredire nel suo intimo, alla materialità. L’Umanità ha avuto molti Maestri, grandi Iniziati, che con i loro insegnamenti, spesso discordanti con il comune sentire degli uomini loro contemporanei, hanno tracciato una strada, una via che ogni iniziato sa di dover percorrere per arrivare al Vero su di sé e sul mondo che lo circonda. Ognuno di questi Grandi Iniziati ha lasciato un segno importante nella storia perché fu anche l’iniziatore di una religione, qualsiasi sia il significato che si vuole dare a questo termine. Furono soprattutto maestri spirituali dell’Umanità, creatori delle scienze, delle religioni e delle arti. Tutto il loro pensiero può essere trovato negli archetipi sapienziali riferiti forse da Dio a un Uomo - Dio, a Ermete - Toth. Che egli fosse un Dio o un Uomo–Dio, che fosse più probabilmente un gruppo di sacerdoti che facevano capo alle Case di Vita come casta sacerdotale, pare di secondaria importanza rispetto al grande patrimonio culturale che ci è giunto grazie a degli scribi che, come gli amanuensi benedettini facendo del silenzio uno spazio sacro in cui lavorare, hanno consentito che giungesse fino a noi l’Antica Tradizione ieratica egiziana. Patrimonio culturale su cui trova ragione l’Antica Tradizione iniziatica, la sola a cui gli esoteristi da sempre fanno riferimento per la loro crescita spirituale. Inutile, ci sembra, ricercare la “Fonte Prima” di questa conoscenza: ci troveremmo ad affrontare un segreto troppo grande per sopportarne il peso, giacché essa fu ispirata direttamente dall’Alto. Ermete rinasce per tutti gli iniziati dalla notte dei tempi, per trasmettere il suo messaggio universale: “Come sopra –
così sotto, come sotto – così sopra. Come dentro – così fuori, come fuori – così dentro. Come nel grande – così nel piccolo” che nessuno può interpretare nella giusta maniera se non possiede in sé la conoscenza del “Fuoco come Principio”, principio attivo matrice dell’Universo, e del “Verbo come Luce”, Parola del Creatore, Verbo che tutto può.