venerdì 27 marzo 2015

Vezelay. La terza pietra di Maria Maddalena

di Valentina Marelli



Dopo aver lasciato la Provenza, ci spostiamo nella regione della Borgogna, più precisamente nel dipartimento della Yonne, in un piccolo borgo medioevale situato sulla strada percorsa dai pellegrini per raggiungere Santiago di Compostela dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

Pare che Vezelay debba il suo nome ad un certo Vercellus, proprietario terriero del IV – V secolo, proprio qui nel 860 circa i monaci Benedettini vi installarono uno straordinario convento tanto che Pierre le Venerable, Abate di Cluny, riferendosi a Vezelay scriveva: “ nel nostro paese, tranne Cluny, Vezelay non conosce rivali tra tutte le case del nostro Ordine”.

Era il tempo in cui i Saraceni avevano invaso la Provenza, e qui, come sempre avviene, alla storia si mescola la leggenda, pare che un monaco di nome Badio fu spedito a Saint Maximin con la missione di raccogliere le reliquie di Maria Maddalena che vi erano custodite e venerate.
Correva l’anno 1037 quando, in un giorno di festa, l’Abate Geoffrey presentò alla folla dei fedeli che erano li riuniti per la celebrazione, le reliquie della Santa. La leggenda narra che i pellegrini arrivarono così numerosi che la fama di Vezelay, già tappa di uno dei quattro cammini che conducevano a Santiago passando da Perigueux e Roncevaux, diventò rapidamente uguale a Roma e Gerusalemme: venivano ad implorare Maria Maddalena per ottenere la Grazia, per la liberazione dei prigionieri, e affinché i muti ritrovassero la parola ed i ciechi la vista.

Vista la copiosa fiumana di pellegrini, nel 1096 l’Abate Artaud cominciò a far edificare questa basilica, eretta su un sito già consacrato al culto; ma si era posta la necessità di uno spazio più ampio che potesse permettersi di ospitare molte più persone.

A Vezelay il 31 Marzo del 1146 nel giorno di Pasqua, San Bernardo, l’allora Abate di Clairvaux, predicava la seconda crociata alla presenza di centomila persone. Fu ancora da qui che Thomas Becket, Arcivescovo di Canterbury pronunciò la scomunica di Enrico II d’Inghilterra nel 1166.

Ai nostri giorni i pellegrini continuano a visitare questo luogo con numeri a tutt’oggi importanti, basti pensare che nel 1946 quarantamila pellegrini commemorarono l’ottavo centenario della II crociata, furono loro a portare le croci ci legno che oggi sono sigillate nei muri delle navate laterali.

La Basilica di Vezelay ha subito nel corso dei secoli incendi, ricostruzioni, rivisitazioni e mutilazioni, ma nonostante ciò resta uno dei monumenti più belli del suo tempo. Questo rende però difficile riuscire ad identificare quegli elementi di nostro interesse, poiché devono essere estrapolati da un contesto molto rimaneggiato.

Di certo le parti in assoluto più belle da un punto do vista estetico e maggiormente conservate sono i capitelli delle colonne che incorniciano la navata centrale e il portale centrale.




Il Portale Centrale



Il Portale Centrale è gigantesco ed è in effetti la meraviglia di Vezelay. Contiene nel suo messaggio tutta la conoscenza tradizionale del Medioevo.
La scena rappresentata sul timpano è la Pentecoste, o la Discesa dello Spirito Santo tramite la gerarchia teologica Cristiana. Primitivamente la pietra era ricoperta da una leggera policromia. Iscrizioni dipinte davano la chiave di interpretazione che ad oggi è incompleta. Le sculture del timpano risalgono approssimativamente intorno al 1125; in realtà questo portale così bene conservato era l’antica facciata della prima ed originale chiesa, nei rimaneggiamenti successivi fu aggiunta la facciata che vediamo che ha permesso a questo portale di conservarsi perfettamente non dovendo più subire le intemperie.
Nel centro il Cristo in gloria, che attraverso le sue braccia aperte, trasmette lo Spirito Santo ai suoi discepoli, dalle sue mani partono lunghi raggi che illuminano la testa degli Apostoli comunicando loro per imposizione, le qualità di 'messaggeri'.

Tra le molte statue presenti sul portale una tra tutte ha attirato la nostra attenzione; a destra sull’architrave un uomo cavalca un cavallo aiutandosi da una scala, affianco un Pigmeo e dietro di lui un personaggio dalle strane fattezze e sopratutto caratterizzato dalla grande altezza; pare appartenga al famigerato popolo dei Giganti…….ovvero la Civiltà Nuragica. Questo apre, so così fosse, una interessante parentesi su questa antichissima Civiltà ed un popolo che erano gli Shardana.


Val la pena una gita a Vezelay, per ritrovare e studiare i simboli che tanto nascosti non sono e magari ritrovare quella chiave interpretativa che pare sia andata perduta.
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