Pubblicati dalle Edizioni della Scuola Normale di Pisa in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, arrivano in questi giorni in libreria i tre sontuosi tomi in-quarto (due di testo, di oltre mille pagine ciascuno, composti in colonne fitte in corpo 9; il terzo di apparati: bibliografia delle opere, bibliografia critica e indici) di Giordano Bruno. Parole, concetti, immagini (euro 180). Che offrono al lettore qualcosa come 1200 voci, opera di 37 studiosi attivi in università e centri di ricerca di tutto il mondo, ma per la gran parte riconducibili a quell’officina bruniana di incomparabile operosità che Michele Ciliberto, ideatore e curatore dell’opera (oltre che direttore dell’edizione adelphiana delle opere di Bruno e autore di testi critici di riferimento tra i quali La ruota del tempo. Interpretazione di Giordano Bruno (Editori Riuniti, 2000); Giordano Bruno (Laterza, 2000); Umbra profunda. Studi su Giordano Bruno (Storia e Letteratura, 2000);L’occhio di Atteone. Nuovi studi su Giordano Bruno (Storia e Letteratura, 2002); Giordano Bruno. Il teatro della vita (Mondadori, 2007), ha saputo animare nell’arco di tre decenni, vivificando l’eredità gariniana e al tempo stesso trasformandola in una instancabile fucina editoriale.
Una bella retrospettiva sul volume è disponibile nel blog di Vento Largo. «Ovunque, in tale prospettiva, Dio è visibile e in una certa misura sensibile. Ragion per cui nel riconoscere il riverbero dell’Uno-Dio nell’originaria infinità del tutto consiste per Bruno, al di là dalle sue forme storiche, la retta religione. Si tratta, a ben vedere, di una visione dinamica della totalità (Dio si espande nell’infinito spazio-temporale) e di una cosmologia anti-deterministica che si collega al tratto più moderno della filosofia bruniana. L’atto conoscitivo costituisce qui un gesto libero e liberatorio, capace di varcare i confini del finito (si pensi all’ipotesi copernicana) e di signoreggiare la natura (per mezzo di un sapere magico nel quale non pare incongruo scorgere una primordiale figura della prassi)».
Leggi qui tutto l'articolo