martedì 22 settembre 2020

L'equinozio d'autunno

di Luca Delli Santi




I popoli antichi hanno sempre riconosciuto grande importanza alle stagioni, al susseguirsi dei solstizi e degli equinozi, l’osservazione di questi eventi scandiva il ritmo della natura con cui l’essere umano armonizzava il proprio.
In quelle epoche remote la conoscenza astronomica ed astrologica erano parte di un’unica disciplina e l’astrologia era considerata un prezioso sapere iniziatico, si trattava di simboli, archetipi in cui specchiarsi, ne rimane testimonianza nel tempio massonico, dove lo zodiaco è un simbolo fondamentale del macrocosmo.
L’equinozio, dalla locuzione latina aequa nox, ovvero il momento in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata, segna la transizione dall’estate all’autunno e dall’inverno alla primavera, le due stagioni estreme cedono il passo a climi più temperati. L’equinozio di primavera nella cultura abramitica veste una funzione simbolica di grande rilievo, esso ha un ruolo nel definire il giorno in cui cade Pesach ed è elemento di riferimento nel calcolo che determina la Pasqua cristiana che, come noto, inizia il computo dal primo plenilunio della primavera.
L’equinozio di autunno offre notevoli spunti di riflessione all’iniziato libero muratore, per il particolare momento in cui cade. In astrologia esso si verifica durante l’influsso del segno astrologico della Bilancia.
Nel calendario ebraico si colloca nel mese di Tisherei. Il segno della Bilancia (Moznaim), nella sua espressione più elevata è detto Matkela, si tratta  della posizione in cui i due bracci sono perfettamente in equilibrio fra loro e rispetto all’asse centrale. Il segno della Bilancia a questo livello è l’Albero della Vita nella sua perfetta armonia, le dieci Sephirot sono poste sui tre assi comunicando continuamente fra loro, realizzando quel complesso scambio di informazioni tra i mondi che consente la sussistenza della vita.
L’asse centrale del segno della Bilancia in equilibrio ci rammenta la posizione che l’essere umano deve tenere in meditazione, o meglio la “disposizione interiore”, che deve darsi per raggiungere la  Sapienza. Era la disposizione che il profeta Ezechiele assunse sulla riva del fiume Chebar, tutte le forze del proprio essere erano dispiegate e pronte ad essere impiegate nell’Opera del Carro, tutte le esperienze acquisite nelle vite passate e quelle che si acquisiranno in futuro. L’asse centrale è anche  il punto di snodo della complessa rete a matrice dei ghilgulim, in effetti la Bilancia riguarda anche quelli che nella tradizione asiatica vengono chiamati pesi o debiti karmici, e la nostra capacità di sciogliere quei nodi, affrontando i nostri limiti, trasformandoli in elementi di propulsione per il “viaggio”. 
Matkala è il nome aramaico del segno della Bilancia, così come è scritto nel Sefer ha Zohar, che narrando del “Libro del Segreto Nascosto”, uno degli elementi più complessi ed affascinanti del Libro dello Splendore, lo descrive come il Libro che “è soppesato dalla Bilancia”. Si tratta di un riferimento alle tre lettere madri dell’AlephBet ( Aleph, Bet, Shin), i tre pilastri dell’universo che sorreggono ed ordinano il Cosmo.
L’Equinozio d’autunno, con la sua collocazione in Bilancia, offre, più di ogni altro evento, l’opportunità ai liberi muratori di riflettere sul grado di perfezionamento interiore raggiunto, su quanto ancora vi sia da sgrossare dalla pietra, soprattutto i Maestri Muratori sono chiamati ad interrogarsi se,  ed in che misura, essi siano in quel punto centrale fra Squadra e Compasso da cui ci si può auspicare di compiere l’Opera.