giovedì 25 giugno 2020

Massoneria e Cabala. La lettera Iod

di Luca Delli Santi



La Tet è l’energia potenziale della crescita, la forza che si sprigiona da un seme permettendo lo sviluppo ed il completamento, la Yod, la lettera che le succede in ordine alfabetico, è quel seme.  Si tratta del segno più piccolo dell’alfabeto ebraico ma è quello che esprime l’energia più potente.
La Yod è l’energia dello Tzimtzum, la restrizione nello spazio che il divino attuò per rendere possibile la creazione, al “centro“ di questo spazio vi fu un punto, il Nequdah, quel punto era la Yod, l’intero progetto del cosmo già definito prima che iniziasse l’espansione energetica, che promanando dal punto iniziale discende lungo un asse centrale, rappresentato dalla lettera Vav, diffondendosi in lunghezza e larghezza, le due dimensioni dello spazio rappresentate dalla lettera Dalet.
Yod, Vav e Dalet formano la parola yad, mano, la mano che “operò la creazione”, questa radice esprime forza e potenza. Si tratta della parola yadad, gettare o lanciare, attività possibili solo con l’utilizzo della mano, ma possono anche essere intese in senso figurato come l’atto di rivolgere attenzione verso l’altro, infatti dalla stessa radice si ricava la parola yadid, il benamato.
La mano è un simbolo fisico della manifestazione della potenza spirituale, si pensi al Cohen Gohen Gadol, che si rivolgeva al popolo di Israele nel noto gesto di con le mani aperte all’altezza del capo, con indice medio ed anulare e mignolo congiunti.
La dimensione ridotta di questa lettera la connette con gli enti non fisici che operano nel creato quali la luce ed il tempo, Yod rappresenta le categorie ed i concetti siti oltre il mondo dei fenomeni empirici, è la conoscenza metafisica, la vibrazione che più di ogni altra ci guida nella ricerca del senso.
La Yod è la prima lettera del Tetragramma, il nome divino ineffabile, si trova in questa posizione in quanto ente più vicino al principio, nella ripartizione dei quattro balzi della creazione la prima lettera del nome divino impronunciabile rappresenta Atziluth, il mondo dell’emanazione, un livello molto vicino alla divinità, le radici degli archetipi che prenderanno forma nei gradini successivi. Le sephirot nei quattro modi si intrecciano si uniscono, le emanazioni divine infatti non sono realtà statiche, bensì dinamiche ed in continuo movimento lungo i pilastri dell’Albero della Vita, tutto ciò genera, forme, espressioni, i pratzufim, ipostasi della dottrina cabalistica che identificano diversi stati dell’essere del divino, da quelli più elevati si diffonde la vibrazione di Yod, il piccolo impulso che attiva e sostiene il grande movimento cosmico.
La ghematria è dieci, il numero che rappresenta la completezza e la pluralità della creazione nella sua unità. Tutto l’Universo è rappresentato attraverso l’ordine denario raffigurato dalle 10 sephirot, nel dieci è contenuto il sette, ovvero il completamento della creazione, il quattro il numero della realtà manifesta, il tre simbolo della perfezione della mente divina.
I primi dieci numeri letti su un piano simbolico rappresentano tutto l’esistente, rammentandoci che tutto proviene da uno e tutto torna ad uno, scriveva Cornelio Agrippa ne “La Occulta Filosofia”: Questo numero è circolare, come l’unità, perché essendo completo torna all’unità”.