lunedì 25 maggio 2020

Un viaggio in Liguria nel segno dei Templari

di Mauro Cavallo e Renato Varesini



I Cavalieri della Liguria, appartenenti alle Commende n.24 “Domus Templi” all'Or:. di Imperia, e n. 6 Ugo de Payns all'Or:. di Genova, si sono incontrati virtualmente alla presenza del Gran Commendatore della Gran Commenda del Rito di York Massimo Agostini, con ospite anche il Gran Rappresentante della Gran Commenda per l'Italia negli Stati Uniti, Giancarlo Oderda, in collegamento dalla Florida.
L'occasione ha permesso di parlare di alcuni luoghi di questa regione che in qualche modo sono legati alla tradizione cavalleresca e al Rito. In un ideale viaggio da Ponente a Levante, la serata ha preso moto dall'antico Principato di Seborga, situato sulle alture dell'entroterra di Bordighera, la cui fama diversi anni fa è stata risvegliata grazie all'intraprendenza del compianto Giorgio Carbone, poi eletto principe Giorgio I dai propri concittadini, la cui iniziativa di far riconoscere ufficialmente l'indipendenza del Principato si è infranta davanti al parere negativo della Commissione Europea. La storia del Principato di Seborga, l'antica Castrum Sepulcri, che affonda le radici nell'alto medio evo, inizia con la donazione del Conte Guido di Ventimiglia, che trasferisce la proprietà del feudo ai monaci dell'Abbazia di Lerino. I monaci col titolo di Principi Abati governeranno Seborga dal 954 al 1729, anno in cui vendettero il feudo a Casa Savoia. Seborga è ora il luogo in cui tre ordini cavallereschi si contendono il titolo di vero erede dei cavalieri bianchi del Santo Sepolcro, antico ed evocativo nome di un ordine che si dice fondato appunto dai monaci di Lerino.
Cambiando vallata si è passati nel comune di Taggia, dove ogni anno a luglio viene celebrata la festività dedicata a Maria Maddalena. La Compagnia di Santa Maria Maddalena, i così detti Maddalenanti, fondata nel XVIII secolo, dà vita alla tradizione popolare che ricorda come Maria Maddalena, insieme a Maria Salomè e Maria di Giacomo, in fuga dalla Palestina su di una barca, siano poi sbarcate nel luogo ora conosciuto come Saintes-Maries-de-la-Mer. Da qui la Maddalena avrebbe iniziato un'opera di evangelizzazione che l'avrebbe portata per un periodo a soggiornare sulle alture di Taggia. In mezzo ad un bosco esiste una chiesetta in memoria di questo evento, Maria Maddalena del Bosco, eretta nel IX secolo dai monaci benedettini. Nei pressi si trova una piccola grotta, a cui sono attribuite proprietà taumaturgiche, nella quale la santa avrebbe trovato riparo durante la permanenza in Liguria. Le celebrazioni durano due giorni e si svolgono principalmente presso questa chiesa; il loro apice è la Danza della Morte, in cui due uomini ballano impersonando la Lena (la Maddalena) e “u Masciu” (l'uomo, il Cristo). Durante il ballo, fra corteggiamenti e respingimenti reciproci, la Maddalena muore, ma poco dopo viene riportata in vita da “u Masciu” e la festa può riprendere con allegria e felicità. Inutile descrivere gli evidenti messaggi che questa danza tramanda dall'antichità.
Il viaggio è poi proseguito con la descrizione della magnifica Commenda di Pré, importante edificio storico di Genova, sede maggiore dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme in questa terra. L'edificio è costituito principalmente da due chiese in stile romanico, sovrapposte una all'altra, e da un altro immobile di tre piani che formava la commenda vera e propria, in cui si trovavano il convento e l'ospitale. L'uso tradizionale di marmo bianco e pietra nera, tipico nell'architettura ligure, richiama idealmente i colori del beauceant, insegna templare che rappresentava sicurezza per i pellegrini che dal porto di Genova si imbarcavano per la Terra Santa. Di ritorno da questi luoghi, i crociati portarono a Genova una famosa reliquia, un piatto esagonale verde con forma a tronco di piramide, nel quale Nostro Signore avrebbe celebrato la Pasqua insieme ai suoi discepoli. La tradizione vorrebbe che questo catino fosse testimone dell'importante vicenda che tratta del tradimento di Gesù. Quando gli apostoli domandarono a Cristo chi di loro lo avrebbe tradito, la risposta fu: “E' uno dei dodici, che intinge con me nel catino”. Quest'oggetto, recuperato da Guglielmo Embriaco nel corso della I^ Crociata, si trova ora a Genova ed è esposto nel museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo.
Proseguendo verso levante rimangono molte le testimonianze della presenza templare in terra ligure, per lo più testimoniata da effigi e croci patenti presenti in edifici monastici e religiosi, a conferma che la vita dell'Ordine in Liguria è stata intensa.
Molti altri luoghi avrebbero meritato attenzione, ma il tempo è spesso tiranno. La serata si è conclusa con la certezza che molti semi, stimoli per futuri lavori, siano stati piantati, e restando in attesa di nuovi incontri da realizzarsi nel prossimo futuro, auspicabilmente non soltanto “virtuali”.