giovedì 21 maggio 2020

Massoneria e Cabala: la lettera ayn

di Luca Delli Santi



Il simbolo della Ain è riconducibile all’Occhio onniveggente posto al centro del triangolo equilatero che sovrasta il trono del Maestro Venerabile, è l’occhio dell’Eterno, un’immagine del GADU. Si narra che se anche per un solo istante l’Occhio, il cui sguardo amorevole è sempre posto  sul Creato,  volgesse altrove la sua  vista tutta la manifestazione cesserrebbe all’istante di esistere.
La prima volta che la parola Ain compare nelle Sacre Scritture non indica l’occhio ma la fonte : “mutarono direzione ed arrivarono alla fonte del giudizio” Genesi 14:7, l’Occhio è la fonte da cui si susseguono le emanazioni, dall’Assoluto sino a giungere all’umano, anche nell’essere umano l’occhio è considerato una fonte di energia che trasmette  sia forze positive che negative, si pensi alle superstizioni legate al cosiddetto “malocchio”.
L’occhio umano riflette all’anima la percezione della manifestazione così come la conosciamo, la coscienza le dà le forme e le categorie che in essa si strutturano, questo glifo ci invita però ad andare oltre a superare le molteplici forme della manifestazione per come vengono rappresentate dalla coscienza e ad intraprendere il cammino di ritorno verso la Fonte. La stessa forma della Ain ricorda una radice ed un tronco unico che si dividono, una forma che ci rammenta anche il valore ghematrico della lettera, il numero 70. Settanta sono simbolicamente le nazioni da cui è composta la moltitudine dei gentili, settanta  più il popolo di Israele sono le nazioni del mondo, una pluralità che non deve mai farci perdere il senso  di una radice comune. Settanta erano i membri del Sinedrio, gli eletti i prescelti, i più saggi fra i saggi, un organismo collettivo che doveva lavorare come un’unica intelligenza. Anche le nostre officine sono strutture composte da un insieme di individui uniti nella ricerca del senso, come l’orchestra in cui i diversi strumenti producono una sola melodia, questa è l’unità nella pluralità  indicata dal  valore ghematrico della Ain.
Sul piano materiale la Ain è antagonismo, la volontà di superare le apparenze per raggiungere la realtà delle cose può generare astio, conflitto contro altri individui. Il risvolto positivo di questa tendenza della vibrazione della lettera è la visione, la percezione, la rivelazione, la capacità di formarsi un punto di vista autonomo, di elaborare una teoria.

Il valore numerico settanta è anche la ghematria di Sod, segreto, il più alto grado di studio delle Scritture, la dimensione esoterica, torniamo al “ vedere oltre le apparenze”, in questo caso si tratta di cogliere il testo nella sua profondità, dischiudendo narrazioni diverse dal significato letterale, in taluni casi persino opposte.
La parola yayin, vino ha il medesimo valore, questa bevanda è connessa con il sacro in tutte le tradizioni abramitiche, si pensi alla transustanziazione nel sangue di Cristo durante i riti cattolici ed ortodossi, ma anche al vino come  simbolo della trasmissione della conoscenza superiore nella simbologia cristiana ed anche in quella islamica, il divieto di berlo infatti deriva da questo legame con la sapienza divina, per la quale occorre prepararsi, così in alcune poesie sufi si fa riferimento ai grandi festeggiamenti che attendono i giusti nella vigna del Signore. Nella Tanakh, talvolta,  si fa riferimento al vino come veicolo per  raggiungere stati superiori di coscienza.
Un ulteriore stimolo alla riflessione su quanto sia complessa la vibrazione rappresentata da questo ideogramma ce la offrono altre ghematrie del numero settanta: infatti vale settanta l’espressione “ Adam ve Havah” Adamo ed Eva, ovvero l’Essere Umano nella perfetta integrità androgina, ma settanta è anche il valore di Gog e Magog, le potenze destabilizzanti e distruttive destinate a scatenare il conflitto apocalittico.
Il valore della plenitudine del nome Ain è centotrenta, cinque volte 26, il valore del Tetragramma in relazione ai cinque livelli dell’anima, come un torrente scorre dalla fonte così la luce divina si infonde nei diversi gradini dell’anima umana.
La lettera è formata da una Yod che da destra si congiunge con una Zain posta a sinistra, il valore numerico della somma di queste due lettere dà il numero diciassette che equivale alla parola Tov, ciò che è buono, il bene.