Il 3 maggio si è celebrata la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita nel 1993 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare i giornalisti che hanno perso la vita in sua difesa e per ricordare ai governi di tutti i paesi del mondo il loro dovere di sostenere, di rispettare e a far rispettare l’importanza della libertà di parola, sancita dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Lo slogan che è stato scelto quest’anno è “Combattere notizie fuorvianti” con il riferimento all’emergenza Covid-19.
Nel nostro paese, un lungo e tormentoso cammino ha portato nella nostra Costituzione all’affermazione del diritto all’informazione come diritto naturale, secondo l’impostazione emersa nel 1789, nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo elaborata nel corso della rivoluzione francese, ma anche nello spirito dell’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Romana del 1849.
Il 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita nel 1993 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare i giornalisti che hanno perso la vita in sua difesa e per ricordare ai governi di tutti i paesi del mondo il loro dovere di sostenere, di rispettare e a far rispettare l’importanza la libertà di parola, sancita dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.
Nel nostro paese, un lungo e tormentoso cammino ha portato nella nostra Costituzione all’affermazione del diritto all’informazione come diritto naturale, secondo l’impostazione emersa nel 1789, nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo elaborata nel corso della rivoluzione francese, ma anche nello spirito dell’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Romana del 1849.
Tra i grandi giornalisti che si sono battuti per la libertà di stampaErnesto Teodoro Moneta (1833- 1918), direttore dal 1867 al 1896 del quotidiano milanese dell’epoca “Il Secolo”, vincitore, unico italiano, del premio Nobel per la pace nel 1907, che non temette mai di schierarsi, anche se questo gli causò accuse e violenti attacchi ( leggi su Hiram l’articolo di Gianmichele Galassi ).
E ancora, Giuseppe Meoni (1879- 1934), redattore de l’Italia del Popolo, caporedattore del quotidiano La Ragione e, in seguito, redattore capo de Il Messaggero di Roma, che fu componente e poi presidente del Collegio dei Probiviri dell’Associazione della Stampa Periodica Italiana e negli anni immediatamente successivi alla Grande Guerra, consigliere delegato della Federazione nazionale della Stampa italiana. Meoni condusse una dura e aspra battaglia a favore di un giornalismo libero e democratico contro le prevaricazioni del fascismo e i tentativi, purtroppo vittoriosi, di limitare e cancellare la libertà di stampa in Italia. Ma, negli stessi anni, ricoprì anche l’incarico di Gran Maestro Aggiunto della Massoneria del Grande Oriente d’Italia e di Presidente del Rito Simbolico Italiano. Quando il fascismo conquistò la Federazione della Stampa Meoni fu deferito ai Probiviri e in quanto massone dovette anche subire la condanna al confino. Il Grande Oriente d’Italia ha recentemente donato il suo busto alla Fondazione sul Giornalismo di Paolo Murialdi, che unisce tutti gli istituti della categoria e conserva la memoria del giornalismo italiano.
Va inoltre ricordato Giovanni Amendola (1882- 1926), antifascista, iniziato nella loggia Romagnosi di Roma il 24 maggio del 1905, al quale è intitolato l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti.
Anche l’attuale Gran Maestro Stefano Bisi è giornalista. Ha lavorato nei periodici “Siena Nord” e “La Gazzetta di Siena”, e, con la qualifica di direttore, nelle emittenti “Antenna Radio Esse” e “Televideosiena”. È stato vicedirettore del Gruppo Corriere.
FONTE: GOI