giovedì 13 febbraio 2020

Massoneria e Cabala. La lettera aleph

di Luca Delli Santi


«Scesi di nascosto, rotolai per la scala vietata, caddi. Quando aprii gli occhi, vidi l’Aleph.
L’Aleph? Ripetei.
Sì, il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi…»




Jorge Luis Borges descrive così l’Aleph nel suo racconto breve che ha per titolo questa lettera e dà il nome alla sua raccolta del 1952, descrizione quanto mai pertinente del concetto sottostante la lettera Aleph, connessa con l’Uno, con il Principio. Nel Sefer Ha Zohar è scritto: «In Principio vi è Aleph l’inizio e la fine di tutte le cose, tramite il quale tutto è stato fatto e che è sempre detta uno, anche se il divino contiene molte forme rimane unico. È la lettera su cui riposano sia le entità superiori che quelle inferiori».
L’Aleph ci ricorda che la molteplicità della cose, il mondo duale provengono da unica fonte tutto è connesso: mondi spirituali, mondi materiali, entità superiori, entità inferiori, tutto è prodotto dalla medesima unità e ad essa torna. L’unità alla quale ci invita a riflettere l’Aleph è naturalmente anche quella fra umano e divino, è il partzufim di Adam Qadmon, l’Uomo Universale, lo stato dell’essere intermedio fra il manifesto e l’inconoscibile. Un percorso di scoperta della natura divina che è Amore, la parola Ahavah inizia con questa lettera come Ehad unico, Dio è unico ed è amore.
Non di meno ci rammenta anche l’interrelazione fra esseri umani, in ebraico me si dice “ani”, te “atha”, parole che iniziando con la Aleph ci indicano che io e l’altro siamo accumunati dallo stesso principio originario, è questo il senso dei due elementi del trinomio massico Fraternità ed Uguaglianza, siamo fratelli ed uguali in quanto siamo connessi al Principio.
È affascinante come la lettera che rappresenta il tutto sia afona, non ha infatti un proprio suono, si pronuncia sempre associata ad una vocale, assume, quindi, il suono della vocale cui è associata.
La forma della Aleph è composta dall’integrazione di tre lettere: due Yod ed una Vav posta in diagonale che le attraversa. La Yod posta nella parte alta rappresenta le acque superiori, ricordiamo che simbolicamente la Torah è acqua, quando in cabala si indicano le “acque superiori" si fa riferimento alla conoscenze più elevate, ai mondi spirituali, la Yod bassa in questo caso è la manifestazione, la Vav simbolicamente è il firmamento inteso come confine fra la manifestazione e i mondi dello Spirito, come si rammenterà nella visione di Ezechiele il firmamento si apre per consentire al profeta la visone del Trono di Gloria.
La Ghematria della Aleph è 1 il numero che esprime i concetti che abbiamo esposto in precedenza, l’unità, il principio, uno è anche l’individuo. Ogni essere umano è un individuo con caratteristiche fisiche, intellettuali e spirituali uniche, così ciascun individuo è chiamato a vivere il paradosso della Aleph, l’essere unico ed irripetibile ma in unità con tutti gli esseri umani ed insieme ad essi con il tutto; come nella descrizione di Borges è il luogo dove tutti i luoghi si trovano senza confondersi, ma non solo è il luogo in cui tutti gli individui sono un individuo senza confondersi.