lunedì 13 gennaio 2020

Ricordando la Rivoluzione del '48

di Antonino Zarcone



12 gennaio 1848, a Palermo, già dalle prime ore del mattino una folla si raduna in piazza, nelle vie intorno al Cassaro, alla Kalsa per manifestare contro il Re napoletano. La feroce reazione dei soldati napoletani provoca la rivolta generale, dando vita alla prima rivoluzione del "48". Una rivoluzione contro il regime oppressore di quel re che era stato ospite in Sicilia durante il periodo Napoleonico e che traditore, rimangiandodi la parola data, al suo ritorno a Napoli, aveva ripagato i siciliani per l'ospitalità ricevuta, cancellando tutti i privilegi del Regno di Sicilia, la costituzione federiciana (una delle più antiche al mondo), con l'unificazione nel nuovo regno delle Due Sicilie che rende l'isola ed il vecchio Regno di Sicilia in una provincia napoleta.
Come scrive lo storico palermitano Michele Amari nella prefazione del suo “La guerra del vespro siciliano”, il popolo siciliano, e quello palermitano in particolare, “non è né avvezzo né disposto a sopportare una dominazione tirannica e straniera”. È già successo durante la rivolta antiangioina del Vespro siciliano nel lontano lunedì di Pasqua dell'anno 1282. Il re nasone non lo comprende, ed è proprio per questa sua natura, che il popolo la mattina del 12 gennaio, scende in piazza per ripristinare nella città e nella Sicilia intera, un governo autonomo e indipendente dal trono napoletano. Tra gli atti del nuovo governo l'offerta della corona del regno autonomo ad un principe di Casa Savoia; dinastia che aveva assunto la corona reale dopo il trattato di Utrecht proprio grazie alla incoronazione nella cattedrale di Palermo nel breve periodo di regno della Sicilia. La corona è offerta al duca di Genova, figlio secondogenito del Re di Sardegna, Ferdinando di Savoia-Genova; nominato dal parlamento, con il nome di Alberto Amedeo I, che rifiuta la corona a causa dei suoi impegni nella prima guerra d’indipendenza. Il tricolore bianco, rosso e verde, con la trinacria, viene dichiarato vessillo nazionale.
La rivoluzione viene repressa nel sangue nel maggio del 1849, scavando ancora di più un solco di odio tra i siciliani ed i napoletani. Un odio che più avanti sarà motivo di efferatezze nei confronti dei borbonici in fuga da parte dei siciliani e che i garibaldini faranno fatica a controllare. Dalla fine della rivoluzione del 48 la Sicilia rimane in una situazione di rivoluzione latente, vengono poste così le basi per una nuova insurrezione. Quella che avrà successo nel 1860 grazie allo sbarco di Garibaldi e della spedizione dei Mille, voluta e guidata da tanti degli attori principali della rivolta del 1848, come quel massone di Francesco Crispi che diventerà presidente del Consiglio del Regno d'Italia. Il 12 gennaio 1848 Palermo da inizio al.