venerdì 5 ottobre 2018

Tiziano Busca: «La Massoneria costretta alla diffamazione permanente. Ma è ora di fare autocritica»

di Tiziano Busca*



Quello che è successo in Sicilia ricorda la Stanza 101 di Orwell, la segregazione a cui sono condannati i non ortodossi, i non allineati, quelli che si macchiano di uno ‘psicoreato’ e sono costretti all’isolamento, alla diffamazione permanente, al silenziamento. Riflette Diego Fusaro in alcune sue pagine: «Le forme della persecuzione dei dissidenti e dei non allineati non sono più centrate sulle figure dell’estetica dei supplizi e sulla sanzione immediata dei corpi nelle sue più disparate maniere, spazianti dalla cicuta di Socrate alla croce di Cristo, dal rogo di Bruno e Vanini, al carcere di Gramsci. Risultano, invece, fondate su quei dispositivi dell’esclusione e del silenziamento, della marginalizzazione e dell’ostracizzazione in forza dei quali il dissidente è eliminato non materialmente, ma simbolicamente: continua a vivere, ma è come se non vivesse più, costretto com’è a un’esistenza laterale e alla marginalizzazione a opera della società nel suo complesso».
Forzando un po’ la penna a Orwell possiamo dire che il potere non smette mai di fare a pezzi le menti dei sudditi per poi ricomporle nella forma che esso ha stabilito. In Sicilia è successo questo, il profilo giuridico sta sullo sfondo, e ci auguriamo che la Corte Costituzionale e l’Europa facciano giustizia in senso pieno. Il problema, attenzione, non sarà risolto. Perché il legislatore è intriso di questa cultura. La legge è l’effetto di un pregiudizio, non ne è la causa. Avremmo dovuto fare battaglie preventive contro l’esclusione, già da tempo avremmo dovuto rivendicare la forza di ‘pensare altrimenti’. Questa pagina buia di deve fare riflettere sui nostri sbagli, sui nostri errori, sulle nostre mancanze. Solo una sana autocritica ci potrà salvare. Noi non dobbiamo chiedere il permesso di essere una società iniziatica alla ricerca del senso dell’uomo. Certo lo avremmo potuto spiegare, piuttosto che fare opere di beneficenza, utili, ma estrinseche e accessorie alla nostra natura. Avremmo dovuto confrontarci senza ambiguità con il mondo culturale. Confrontarci non vuol dire cedere, vuol dire essere orgogliosi del proprio patrimonio sapienziale e guardare in faccia la storia. Avremmo dovuto impegnarci in quell’entusiasmo pre-ideologico che fu dei nostri padri. Perché quando hai un’idea di mondo, ti costruisci una morale e il dibattito pubblico, la vita politica, che altro è se non un’armonica composizione di morali singole in sostanza etica?
Andiamo avanti con fiducia ma stiamo attenti: sbagli non ne possiamo più fare.

* Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale - Rito di York