venerdì 3 marzo 2017

Il Quotidiano L'Opinione delle Libertà contro la Bindi: «Immaginate cosa accadrebbe se l’approccio poliziesco della Bindi dovesse diventare la regola»




Un articolo interessante, a firma Cristoforo Sola sui gravi fatti del 1 marzo, questa mattina in edicola su «L'Opinione delle Libertà». Leggiamone qualche passo insieme.
«I militari della Guardia di finanza vengono distolti da ben più decisivi compiti per dedicarsi a spulciare, su ordine della signora Bindi, gli elenchi sequestrati nelle varie case massoniche allo scopo di scoprire chissà quali collegamenti tra frammassoni malandrini e criminali impenitenti. È tempo perso: lo sanno tutti. Lo sa la Bindi, lo sanno le forze dell’ordine incaricate del sequestro, lo sanno i magistrati delle vari direzioni distrettuali dell’antimafia che non c’è nulla, perché se vi fosse stato qualche collegamento interessante da indagare sarebbero intervenuti loro per primi. [...]

Rosy Bindi prova a mettere a profitto l’ultimo strapuntino della sua avventura in politica. Renzi, com’è noto, non la ama ed è improbabile che la voglia ricandidare al prossimo giro. Ma un incarico prestigioso da “riserva della Repubblica” ci potrebbe stare. Soprattutto se montasse a suo favore l’onda dell’attenzione mediatica. La Bindi è una vecchia volpe democristiana: sa bene che per non finire in pellicceria bisogna tenersi qualche asso nella manica da calare al momento opportuno. Disporre del nome, con squadra, compasso e grembiulino, di qualche politico o di qualche imprenditore organico agli ambienti di governo, da sputtanare in vista delle elezioni sarebbe un’ottima assicurazione per la vecchiaia. A questo serve il polverone sollevato sui mitici elenchi massonici. Il guaio è che, per facilitare uno sporco gioco di bassa cucina politica, si viola un caposaldo della democrazia: la libertà di associazione connessa al diritto alla protezione della privacy di ogni cittadino. Immaginate cosa accadrebbe se l’approccio poliziesco della Bindi dovesse diventare la regola. Pensate al caso dei furbetti del cartellino dell’ospedale Loreto Mare di Napoli. Alcuni dei coinvolti nell’inchiesta sono sindacalisti. Perché allora non imporre la pubblicazione degli elenchi di tutti gli iscritti al sindacato in Campania, nel presupposto che il comportamento illecito di un singolo possa avere nessi causali con l’appartenenza all’organizzazione sindacale? La responsabilità penale è personale: lo stabilisce la Costituzione. Ma il vertice della Commissione Antimafia lo ignora. Si punta a inaugurare una stagione di caccia alle streghe con i nomi di un manipolo di brave persone a fare da piccioni nel grande baraccone del tiro a bersaglio della libera stampa».

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