martedì 17 maggio 2016

Speciale Salone del Libro. Mauro Cascio, le nostalgie di chi parte, il calore di chi resta



È toccato a Mauro Cascio aprire l'ultimo giorno degli incontri organizzati al Salone Internazionale del Libro di Torino dalla GLDI, intervistato da Sabrina Conti. «Contributo alla critica del tempo (e di me stesso)» (Tipheret) è il suo ultimo lavoro, con un intervento del filosofia Diego Fusaro. «Di me in realtà avevo poco da criticare, di fatti è un libro molto corto. Però una cosa c'è da dire: che il protagonista di queste pagine, a metà tra il saggio e il letterario, ha paura del tempo. Il racconto è suddiviso in giorni, ed ogni giorno è un pretesto, per un viaggio, per una partenza, per un allontanarsi dai soliti luoghi. Partire vuol dire rendersi schiavi del divenire, essere costretti a ricordare i momenti belli per esempio nel ricordo. Ma con questa sconfitta: nel non riuscire a farli diventare eterna presenza. Tutto, pure l'amore, è qualcosa che fugge, che non resta. Come ogni singolo attimo della nostra vita. Così in queste pagine ho raccontato di una nostalgia, che è quella del viandante che non vuole riposo se non nell'andare. E il pianto della domenica, dell'ultimo giorno del racconto, è di chi vuole che tutto sia scritto sotto la voce 'restare'».
Il tema degli incontri quest'anno era dedicato all'Alchimia, per cui si è parlato anche del libro precedente di Cascio, «Il Secreto degli dei». E anche dei tanti volumi a sua cura usciti in questi mesi: dal Trattato di Martinez de Pasqually, alle opere di Willermoz, a quelle di Saint-Martin, di Gerard Encausse (Papus), Bricaud, Chevillon, Gikatilla.

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