venerdì 8 aprile 2016

Elcito, il borgo abbandonato

di Valentina Marelli




Chi si dovesse per caso trovarsi nella zona di San Severino Marche e avesse voglia di sperimentare quel senso di vuoto che più di ogni altra esperienza ti avvicina al divino, potrebbe seguire le indicazioni Cingoli/Apiro proseguire per circa 8,5 Km, deviare a sinistra per Apiro, e dopo circa altri 9 Km svoltare ancora a sinistra per Castel San Pietro/Elcito e proseguire per altri 5,5Km fino a giungere a destinazione.

Elcito è un piccolo borgo fortificato di origine medioevale che sorge alle falde del monte San Vicino (1483 s.l.m.), abbarbicato letteralmente su di un dirupo roccioso a circa 821 metri di altezza rispetto al livello del mare. Il caratteristico toponimo deriva dal nome della quercia mediterranea, il Leccio, detto anche Elce, nemmeno a dirlo molto diffuso nel territorio.

Le origini del paese si legano alle sorti dell'antica Abbazia Benedettina di Santa Maria in Valfucina, edificata nella vallata sotto il borgo di Elcito intorno al VIII – IX secolo, che raggiunse l'apice della sua potenza e del suo splendore nel pieno del XIII secolo. I monaci di Valfucina si presero l'onere di riorganizzare il territorio nei pressi dell'Abbazia, devastato dalle invasione barbariche, curandone la bonifica e la riconversione in terreni agricoli.

Il Borgo fortificato di Elcito nasce dunque proprio in questo periodo, assumendo come funzione primaria quella di difesa dell'Abbazia e come rifugio e residenza dei contadini che erano assoggettati ad essa. Un documento del XIV secolo attesta che ad Elcito risiedevano ottanta “Fuochi”, secondo quella che era l'allora denominazione riservata ai nuclei familiari, dediti non solo alla coltura del terreno ma anche alla pastorizia. Interessante notare come, e questa risulta essere un'informazione certa visto che è stata ricavata allo studio dei documenti riferiti al borgo ritrovati nell'archivio di San Severino Marche, che tra gli obblighi degli abitanti di Elcito  c'era la difesa del monastero dalle eventuali incursioni esterne.

I castellani erano totalmente assoggettati ai monaci: non avevano diritto di stipulare nessun contratto, compreso quello matrimoniale, senza il permesso supremo dell'abate, che aveva su di loro giurisdizione civile e criminale, oltre, come è ovvio che fosse, quella spirituale.

Dal XIII secolo, tuttavia, per il complesso monastico di Santa Maria in Valfucina iniziò un periodo di lento e costante declino, che culminò nel definitivo abbandono del sito da parte dei monaci alla fine del XV secolo.

Nel 1298, intanto, gli abitanti di Elcito, ribellatisi allo strapotere dei monaci benedettini, erano passati sotto la giurisdizione e il dominio del comune di San Severino Marche. Nel XV secolo il castello divenne una delle principali teste di ponte della casata degli Smeducci e seguì le vicende storiche del comune di San Severino Marche, mantenendo sostanzialmente inalterato nel corse dei secoli il sua assetto ubanistico.

Attualmente il borgo è praticamente abbandonato, e consta oggi di appena 7 abitanti, anche se l'anagrafe ne conta appena 3.

Eppure questo borgo ormai fantasma è ricco di fascino, ed opinione diffusa che doni un insolito senso di pace a chi decide di fermasi li per qualche ora. La sua magia deriva del fatto che il tempo ad Elcito non è che si è fermato; non è mai partito. Un paese nel quale sei talmente vicino al cielo da sentirne quasi l'odore, e talmente vicino a Dio da pensare di allungare la mano e poterlo toccare.
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