venerdì 25 marzo 2016

Chiesa di S.Maria Assunta in Pieve Torina. Il Romanico nelle Marche

di Valentina Marelli


Tanto tempo fa, quando iniziai a capire che le chiese non erano solo luoghi di culto, facendo frequenti viaggi nelle Marche, appena possibile mi ritagliavo sempre del tempo, in compagnia di amici, alla perenne ricerca di luoghi da visitare. Le Marche, oltre ad essere una regione magnifica, è ricca di chiese, abbazie e chiesette risalenti al periodo Romanico. Se questo all'apparenza offriva una fonte inesauribile di materiale su cui lavorare, in realtà dava non pochi disagi visto che la maggior parte è prevalentemente chiusa; solo poche vengono aperte per il culto domenicale. Quindi si organizzavano dei veri e propri raid; eravamo diventati espertissimi: si entrava ad ascoltare la messa ed intanto si approfittava per dare un'occhiata intorno per cercare di identificare i particolare di maggiore interesse, a messa finita si faceva un giro con la macchina fotografica per “rubare” qualche scatto, e si usciva. Postumo era il momento della riflessione e dell'analisi dove puntualmente ti accorgevi che qualcosa ti era sfuggito e quindi toccava ritornarci e rifare tutta l'operazione. Ma era bello, ti dava proprio il senso della ricerca.

Un po così è successo per questa Chiesa, di cui pochissime sono le informazioni storiche che siamo riusciti a reperire; come infatti leggiamo “La Chiesa di Santa Maria Assunta si compone di due distinti corpi architettonici; la parte più antica risalente al XII secolo e la Parte nuova prospiciente la piazza. Gli interventi realizzati hanno interessato entrambe le porzioni del complesso, nella parte più antica sono stati eseguiti lavori di restauro delle coperture e dei paramenti in muratura in pietra, nella parte nuova è stato realizzato un pronto intervento nell’immediato post sisma del settembre 1997 che aveva provocato notevoli danni alle murature della Chiesa in particolare nella zona absidale e dell’altare maggiore (notevole lesione dell’arco) Da rimarcare che la Chiesa di Santa Maria Assunta di Pieve Torina è stata il primo edificio adibito al culto della zona riaperto al pubblico dopo il sisma del settembre 97, difatti è stata restituita al culto dei fedeli nei primi giorni del dicembre del 1997.”

È evidente, anche dalle immagini questa spaccatura architettonica, tanto che in effetti sembra formata da due differenti chiese. In effetti sembra proprio di parlare di due chiese differenti letteralmente attaccata l'una all'altra. La parte nuova è purtroppo quella meno interessante da un punto di vista simbolico in quanto era ridotta talmente male che evidentemente non è stato possibile la ricollocazione dei capitelli originari. Nella parte vecchia invece sono conservati un ciclo di affreschi estremamente interessanti, sono quelli di cui cercheremo di raccontare, cercando di evidenziare quelli che hanno attirato la nostra attenzione.

Da quello che ci ha raccontato il sacrestano la parte affrescata doveva in origine essere la cripta della chiesa e quindi trovarsi all'origine al di sotto del livello stradale; adesso visti i rimaneggiamenti è a livello quasi stradale; in poche parole adesso si può entrare anche da li. L'unica cosa che siamo riusciti a sapere è che la costruzione della cripta, realizzata con tre navate voltate, risale al XIII secolo. Poco sappiamo in termini storico /artistici circa il ciclo di affreschi, o meglio su di essi ci sono informazioni contrastanti: da una parte c'è chi sostiene che siano coetanei alla costruzione della cripta, altri invece che siano risalenti ad un paio di secoli successivi. Cerchiamo di attivare le sinapsi e di capirci qualcosa in più, anche perché poi quello che ci interessa maggiormente sono i significati che queste immagini avevano il compito di trasmettere.



Qui vediamo una bellissima immagine del 'Cristo Pantocratore', che è una raffigurazione di Gesù tipica tra l'altro dell'arte Medievale, in genere era collocata in una zona molto in vista della chiesa come ad esempio l'abside; in quanto è ritratto in atteggiamento maestoso e severo, seduto su un trono, nell'atto di benedire con le tre dita della mano destra, secondo l'uso ortodosso. È una raffigurazione molto comune, ne troviamo esempi nell'arte Bizantina ed in chiese sparse in tutta Italia, da Pisa a Capua, ed aveva una suo significato specifico; Il Cristo nel V secolo era considerato il principio organizzatore del cosmo, generato e non creato da Dio Padre, la chiave di comprensione della realtà e la risposta al mistero dell'esistenza. Il desiderio umano di ordine aveva trovato il suo esaudirsi in Gesù, il Logos incarnato, la ragione e la struttura del cosmo. Le implicazioni intellettuali e spirituali di questo significato di Cristo Cosmico sono avvertite ancora oggi, in quanto forniva una visione più “scientifica” del mondo, che è un concetto caratteristico proprio della teologia del V secolo. Particolare molto interessante, in quanto epoca in cui storicamente viene collocato l'inizio della ricerca della Pietra Filosofale da parte degli Alchimisti ad esempio. Molto in linea con il Vangelo di Giovanni che recita “in principio era il Verbo”.



In quest'altro punto abbiamo quella che a tutti gli effetti una raffigurazione della Sindone e poco più in basso appena sotto l'arco sembra esserci raffigurata il Mandylion o “Immagine di Edessa”. Di per se ad un primo e superficiale sguardo non sembra esserci nulla di strano se non fosse per il fatto che anche la Sindone ha una reputazione controversa; su di essa si dividono coloro che la credono essere il sudario del Cristo e chi invece la ritiene una reliquia Templare a conferma di cui esisterebbe la datazione del Carbonio 14 che la colloca in un periodo che va dal 1260 al 1390.

Ma l'immagine che ho adorato più di tutte è questa:


Una rappresentazione, dal mio punto di vista, della discendenza del Cristo e di Maria Maddalena. La figura che tiene in mano il bambino è senza dubbio il Cristo in quanto richiama l'immagine del Cristo Pantocratore; reca nelle mani una culla a forma di barca contenente un bambino. Siamo abituati oggigiorno ad interpretare l'immagine di una figura maschile con in mano un bimbo come quella di San Giuseppe; infatti questa raffigurazione potrebbe tranquillamente essere scambiata per la raffigurazione classica della Sacra Famiglia, ma ad osservatori esperti non può sfuggire che l'artista ha caratterizzato i due personaggi con abiti degli stessi colori: il Rosso ed il Verde, collocandoli in tal modo all'interno della stessa famiglia ma dando a Lei le caratteristiche cromatiche di Maria Maddalena che veniva appunto rappresentata con vesti rosse o verdi e con lunghi capelli rossi, fu imposto infatti per diversificare le due Marie, la sposa di Cristo Maria Maddalena quindi e Maria la madre, di caratterizzare la seconda con i colori del Bianco e dell'Azzurro.

Se a questo punto tutti i dubbi sull'identità dei personaggi sono fugati eccoli che, secondo l'uso in voga nelle famiglie regali, “presentano” la prole alla comunità, al popolo. Diversa è la Presentazione al Tempio che invece avviene alla presenza del Sommo Sacerdote.

Se vogliamo divertirci ancora un po' e cavalcare questa interpretazione potremmo spingerci a identificare la pianta che reca nella mani Maria Maddalena con L'Amaranto che nel vocabolario simbolico medioevale, e più precisamente in quello di interpretazione e costruzione dei simboli araldici, ha come significato: così si indica la pianta che non può marcire e simboleggia l'immortalità, la costanza; secondo il linguaggio dei fiori dell'Aymé Martin significa l'amore costante e fortunato.

Se, come siamo abituati a fare, collochiamo l'unione di Maria Maddalena ed il Cristo nell'abito simbolico dell'Unione Sacra delle Nozze Ierogamiche attraverso cui si ritorna l''Unità mediante l'Amore ecco che il percorso del nostro ragionamento si chiude in un cerchio perfetto.

Il bello della ricerca è quello di permettere ad ognuno di divertirsi a dare ai simboli l'interpretazione che più sente confacente al proprio percorso di senso; in linea con la logica di questa rubrica invitiamo chi ne avesse voglia di non prendere queste informazioni come Verità ma come spunti per costruire la propria di Verità.