giovedì 17 dicembre 2015

Il Tradimento (da Elemire Zolla)

di 
Diana Bacchiaz



Riprendo un saggio di Elemire Zolla di anni fa che qui riporto. «Nel Senex et puer. Un aspetto del presente storico e psicologico di  James  Hillmann, riedito ora da Marsilio, figura un curioso capitolo finale sul tradimento. Comincia da una storiellina ripugnante: un padre ebreo allena il figliolino a saltare da una scala cogliendolo tra le braccia, finché all’improvviso si scosta, lasciandolo stramazzare e dicendo: “Così impari a non fidarti di un ebreo”. Hillmann informa: "La storia va molto al di là del suo apparente antisemitismo, tanto più che con molta probabilità è una storia ebrea”. Egli nota anzitutto che il repellente tradimento paterno ha una remota premessa, senza la quale non esisterebbe: lo stato edenico primordiale, la fusione dell’infante con la madre, in cui non era immaginabile un venir meno della fiducia.
Adamo passeggiava con Dio prima della caduta in una realtà pervasa di fede: Dio aveva creato il mondo per l’uomo, il suolo non poteva sottrarsi al piede che lo calcava, il sole non poteva mancare di rispuntare all’aurora. Ma in questo paradiso entrò Eva cioè l’anima e l’anima è ambigua, tradisce. Dopo il tradimento di Eva, tutta la storia è una successione di slealtà e di perfidie. Caino assale Abele, Giacobbe inganna Esaù, i fratelli vendono Giuseppe e infine Dio tradisce Gesù. L’uomo è sottratto alla pace che gli largivano la pelle tiepida, le soffici mammelle colme di latte, si aggrappa ormai a una parola virile che promette e garantisce amore, tutela, lealtà, sicurezza, parola di padre o di amico. Questa parola d’impegno consente di continuare a essere fanciulli, di non dovere affrontare l’anima, l’ombra di Eva. Ma una parola non può essere mantenuta, è un fiato di voce ed Eva in noi deve essere accettata. Perciò il tradimento è fatale, provvidenziale, salutare, occorre che il padre inganni.

Luce inattesa

La storiellina sgradevole comincia a prendere una luce inattesa, assume il profilo di un’iniziazione. Hillmann insiste: il tradimento è necessario per passare dall’Eden al mondo della coscienza desta e della responsabilità avvisata. La vita deve spezzare la struttura di garanzie verbali, il ragazzo deve essere tradito per poter toccare il cuore dell’esistenza e perciò  Dio-padre è infido, appunto: traditore.
La storia di Gesù esercita un fascino così costante perché manifesta l’archetipo del tradimento. Giuda inganna, i discepoli dormiranno durante la notte di strazi  e invocazioni, Pietro rinnegherà tre volte. Via via il tradimento si moltiplica, dalla tristezza dell’ultima cena al patimento nell’orto fino all’urlo sulla croce. Giuda, i discepoli, Pietro commettono tuttavia infedeltà accettabili. Gesù li può perdonare e può chiedere il perdono anche per i suoi carnefici, essendo una cosa sola con suo padre, ma giunge infine il tradimento insostenibile, dilaniante di Dio. E Gesù urla il Salmo 22. Ceronetti traduce: “Dio mio Dio mio perché mi lasci solo? Mia Salvezza perché sei lontano? Non parlo più muggisco…..Era salvarsi invocarti. Mai essere delusi fidare in te…Eppure dal ventre mi hai cavato tu. Tu ai capezzoli di mia madre mi quietavi” Al culmine del disperato orrore il Salmo inverte tutto e grida: “Tu mi hai risposto!” Gesù muore prima di avere questa risposta.
Nel crescere progressivo di infamie c’è stato un trasalire sempre più intenso dell’anima femminile,  a principiare dal lavacro dei piedi fino alla conclusione trionfale: “alla ferita nel fianco nell’estremo momento della morte, come quando Eva fu strappata dal fianco di Adamo”. Sgorga il sangue, il fanciullo divino muore, s’intravede l’uomo che gli succede.
S’intravede, ma nelle nostre vicende comuni può non emergere. Può invece insinuarsi nell’uomo tradito una stizzosa reazione: l’amore, egli dirà, è un inganno, la convinzione una trappola, e così evita di accettare il valore del tradimento.
Le perle che profondeva al tempo della fiducia (le confessioni intime, le lettere d’amore, le rivelazioni sulla propria infanzia) ora gli appaiono sabbia, polvere, immondizia. Nega tutto, soffre, diceva Jung, senza autenticità.

Parole e parole

 Oppure il tradito diventa un demente, si sforza di rimediare alla labilità delle parole con altre parole, esige d’ora in poi giuramenti disperati, professioni di fedeltà eterna. Sorge una domanda molto ardua: che cosa è stato il tradimento per il padre? Qualcosa di molto affine alla sua qualità paterna. Egli ha un lato puramente brutale e lo dimostra. Opera, nel dimostrarlo col lato sinistro della sua persona, inconsciamente. Non si spiega. Anche il maestro nel senso tradizionale del termine, autorità assoluta ed inspiegabile, ha una freddezza che solo può davvero iniziare il suo alunno. Penso all’allenamento inflitto a Milarepa. La capacità di tradire è affine a quella di guidare, lascia solo il guidato quando occorra. E solo deve essere, per sentire ciò che lo sorregge quando non sia più in grado di reggersi. In breve, il padre traditore si trova in un destino tragico, inspiegabile con la psicologia.
Così il grande maestro iniziatico. Così anche il figlio o l’alunno che riescono a perdonare, operazione terribilmente difficile, perché animati dall’amor proprio che è stato schiantato, dall’orgoglio che è stato irriso, dall’onore che è stato calpestato e l’offesa si ricorda, provvedono i sogni se nella veglia si riesce a reprimerla. Per perdonare, bisogna trasformare la propria marezza mercè la Sapienza. Quest’ultimo personaggio è appena menzionato da Hillmann, eppure merita lunghe riflessioni. E’ entrato o rientrato nel nostro mondo concettuale abbastanza di recente, per opera di pensatori russi. Incominciò Soloviev a sentire accanto a sè la Sapienza a principiare da quando, all’età di nove anni, se la vide comparire dinanzi in un abbaglio e gli penetrò in un cuore un’estasi piena  di conoscenza. Per tutta la visione approfondì quella visione, contrappose quella femminilità intellettuale all’Umanità dei positivisti.
Dopo di lui Florenskji riprese il tema e formulò una definizione: la Sapienza è la quarta ipostasi di Dio. Grazie alla Sapienza si scopre che come la fiducia contiene il tradimento, così il tradimento contiene il perdono. La fiducia era inconscia e senz’anima, col tradimento la vita spezzò quell’incanto meramente verbale e il fanciullo si estinse attraverso la rivelazione dell’anima femminile ed in virtù del dolore. Il perdono del tradito e l’espiazione del traditore sono la coppia redentrice finale. Credo che soltanto Dostoevskji ne seppe parlare, nell’Idiota. Da questo punto in poi l’anima di potrà estendere e sviluppare in tutta la sua ricchezza».

Elemire Zolla


Riprendiamo quindi sul tradimento:

Per comprendere pienamente il significato del tradimento in senso biblico dobbiamo prima di tutto intendere chiaramente la definizione della parola “tradimento”.
Il termine "tradimento" deriva dal latino “tradere”, che significa 'dare, affidare, consegnare'. In generale, indica il venir meno alla fede data, in senso più esteso, significa rivelare inopportunamente; in senso figurato venir meno a qualcuno, mancargli di rispetto.  Esistono varie forme di tradimento, che possono anche coesistere: per esempio, venire meno ad un impegno, deludere la fiducia, infrangere un patto. In ogni caso, il tradimento è sempre un atto, un’azione, che muta l’andamento e il senso dei rapporti tra le persone, delude la fiducia, le aspettative, infrange una continuità, in seguito al quale si separa un prima e un dopo.
Quindi Il tradimento indica un venir meno a qualcuno o qualcosa e in senso biblico determina l’infrangere, da parte del popolo o di una singola persona, di un patto o un comandamento generalmente dato dal Signore al suo regno.
Nella bibbia sono presenti molti esempi di tradimento.
Il primo tradimento fu fatto da Satana che, con la sua ribellione, fu scacciato dal regno dei cieli insieme agli angeli corrotti che si fecero sedurre da lui.
Dopodiché anche Eva venne sedotta, sempre da Satana, per infrangere il comandamento che Dio aveva dato in merito al non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Anche il regno di Israele, nel corso della sua storia, ha violato molte volte i comandamenti dati dal Signore e questo ne ha causato il suo esilio in Babilonia.
Ciò che più colpisce non è il perché ma l’esito che hanno avuto questi tradimenti.
Se andiamo ad osservare le conseguenze possiamo notare che dal tradimento di Satana ne scaturì che fu mandato via dal regno dei cieli, dal tradimento di Adamo ed Eva ne è scaturito che sono stati cacciati via dal giardino dell’Eden ed Israele, invece, è stato portato via dalla terra promessa ed esiliato in Babilonia. Quindi il tradimento ha un effetto altamente dannoso nella nostra vita spirituale poiché solitamente porta ad un allontanamento dal Signore.
Il tradimento generalmente può avere due radici:
la prima nasce da un sentimento di egoismo che deriva da un interesse;
la seconda nasce da un sentimento di paura;
Il primo esempio è l’esempio principe di tradimento ed è rappresentato da Giuda il quale tradì Gesù per trenta monete e lo consegnò nelle mani dei sacerdoti che lo fecero poi condannare a morte.
Invece il secondo tipo di esempio è rappresentato da Pietro che tradì Gesù, il suo non fu però un tradimento materiale ma piuttosto un tradimento morale, infatti egli  rinnegò per ben tre volte di conoscere Gesù e alla luce delle Scritture questo esempio di tradimento è persino peggiore di quello di Giuda.
Or io vi dico: chiunque  mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio. Ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. (Lc. 12:8-9)
Nel primo caso il tradimento è un' azione che nasce dapprima nei pensieri dell’uomo, come già detto ci si avvicina a qualcuno o qualcosa per interesse, dopodiché quando siamo colti in tentazione ecco che il tradimento da pensiero diventa azione, la nostra mente si indebolisce, le nostre barriere spirituali crollano e permettiamo a Satana di manovrarci come desidera.
Nel secondo caso invece, il tradimento è un' azione che non nasce nel tempo. È un qualcosa di improvviso dettato dalla paura di dover soffrire qualcosa o da una debolezza umana. Se Pietro avesse continuato nella sua condotta sarebbe stato trattato anch’egli al pari di Satana e di Adamo ed Eva; allontanato dalla presenza del Signore.
Tuttavia fu ristabilito perché capii e si pentii del peccato che aveva commesso, Giuda invece non sopportò il peso del suo tradimento e decise di togliersi la vita.
Può capitare anche a noi di deludere e tradire involontariamente le aspettative di chi ha fiducia in noi; chiediamo perdono e correggiamoci. Non ci dobbiamo abbattere non facciamo come Giuda che è rimasto schiacciato dal suo senso di colpa. Prendiamo esempio invece da Pietro che pur rattristato amaramente ha trovato la speranza restando comunque accanto a Gesù, confidando in Lui più che in se stesso, in quanto Salvatore.
Quindi tradire vuole dire interrompere un cammino verso Kether. Qual è questa radice spirituale o la ragione dei nostri tradimenti? Nella Kabbalah è chiamata “la rottura dei vasi”.
Dall’unità si passa alla rottura dell’uno... e si rientra nel molteplice.  L’ ebraismo non dà molta importanza alla vita ultraterrena, bensì a questa vita, cercando di migliorarla e di elevarla.