martedì 10 novembre 2015

Osiride, Mitraismo e Cristianesimo



Sia la nascita da una madre vergine in seguito a una procreazione miracolosa sia la resurrezione il terzo giorno successivo alla sua morte equivalevano ad attribuie a Gesù il Nazzareno i segni distintivi della divinità. Nelle civiltà del Mediterraneo orientale del I sec. d.C. questi prodigi supremi erano segni propri dei numi pagani agrari e solari.
Il mito di base, che si esprime in forme diverse per ogni cultura, consiste nel dramma del giovane dio che muore nel pieno della sua vita per rigenerare la natura con il suo sangue, ma rinasce con il grano nuovo della primavera per trasformarsi nel "Signore dei vivi e dei morti" e nel "Salvatore dell'Umanità".
In Egitto questo dio è Osiride, in Persia è Mitra, in Asia Minore è Attis, in Grecia è Dioniso. Non si tratta solamente di un mito fondamentale del Mediterraneo, ma riveste un carattere universale.

La Eliolatria, cioè l'adorazione del Sole, cui si rifà il culto mitraico, occupa una posizione di grandissimo rilievo nella storia delle religioni. Già gli antichi Persiani invocavano l'astro diurno, e da un'epoca più tarda, tuttavia ancora nell'Avesta, il Sacro Libro composto fra il V e il VI secolo a.C., ci è stata tramandata la seguente invocazione di Zarathustra al Sole: «La possente, la regale aura dell'etra solare, ricca di promesse, quella che è stata creata da Dio, veneriamo in preghiera, colei che trascorrerà sul più vittorioso dei Redentori, e gli altri, i suoi apostoli, che il mondo sospinge, cui fa superare vecchiaia e morte, dissoluzione e corruzione, che soccorre alla vita eterna, all'eterno guadagno, alla libera volontà. Quando i morti risorgeranno, quando il vivente trionfatore della morte sopraggiunge con la volontà il mondo innanzi viene sospinto» ( A. Schütze).

Continua a leggere (dal sito esoterismoemisteri.it)