di Valentina Marelli
Che Anagni fosse la Città dei Papi è fatto risaputo, è altrettanto risaputo che Anagni ha una Cattedrale di magnifica fattura che conserva un segreto di bellezza e sapienza. Questa Cattedrale, con la possente facciata romanica e il poderoso campanile alto ben 30 metri, sorge sul punto più alto della città. Venne costruita per volere di San Pietro da Salerno ed ultimata nel 1104 e dedicata e consacrata a Santa Maria Annunziata. Al di là di tutto l'aspetto architettonico in assoluto più bello è il pavimento in marmo policromo rimasto intatto al trascorrere dei secoli e all'uso. Nel pavimento, nascosti dai disegni geometrici, sono presenti simboli di natura gnostica, sigilli di Salomone e fiori della vita ad esempio, il cui messaggio non è mai stato decifrato; sì perché c'è chi sostiene che i simboli rappresentati nel pavimento non siano stati messi insieme al fine esclusivamente di un risultato estetico, ma che nascondano un vero e proprio messaggio. Certo è di pavimenti simili e contemporanei ad Anagni se ne possono trovare, a Viterbo ad esempio, segno che il codice comunicativo era comune.
Ma come dicevamo la Cattedrale di Anagni conserva un antico tesoro, la sua cripta completamente affrescata e perfettamente conservata, è definita la Piccola Sistina Sotterranea. È emozionante scendere in questa cripta, con le sue tre navate absidate, per quel manto colorato che copre le sue pareti, una specie di immenso e affascinante codice miniato cristallizzato su volte e superfici, fissato in una eternità che non conosce appannamento nonostante le ferite del tempo. Studiosi di tutto il mondo hanno provato a decifrare l’immenso e misterioso codice creato da tre artisti differenti che con i loro pennelli hanno lavorato a questa opera per un periodo che oscilla tra il 1231 ed il 1255 anno della consacrazione ad opera di Alessandro IV.
Al di là della bellezza estetica e tecnica quello che sorprende maggiormente, e ricordiamoci che siamo nella città dei Papi, la culla del Cattolicesimo, bene, dicevamo che quello che sorprende di più è il costante dialogo tra scienza e fede che caratterizza tutti i dipinti in una visione laica degli infiniti campi della Creazione. Un dialogo che gli artisti hanno immaginato nell’indimenticabile incontro tra Ippocrate e Galeno, che rappresenta l’archetipo laico del passaggio sapienziale tra il Maestro ed il Discepolo.
Il certamente platonico diagramma sulla teoria degli elementi dipinto sul pilastro vicino, diagramma contenuto nel Timeo nel quale la teoria Platonica degli elementi in cui il Fuoco e la Terra sono gli estremi l'Aria e l'Acqua sono i medi; la Terra è significata dal cubo di 2, il Fuoco dal cubo di 3, e fra questi numeri sono inseriti due medi proporzionali rappresentanti l'Acqua e l'Aria, sì che VIII : XII = XVII : XXVII è la proporzione che avvince in un Tutto indissolubile l'universo. O meglio ancora come ha scritto Toesca: «La composizione armonica del mondo mediante l’unione proporzionale degli elementi».
Subito dopo abbiamo la trascrizione laica della genesi, in questo affresco del Microcosmo, che riassume in una perfetta cifra il cosmo intero, appare l’uomo che è nella sua stessa fisiologia parabola dell’universo. Qui viene schematicamente esposta la concezione che Ippocrate ebbe dell'uomo l'alternarsi dei quattro elementi con le loro qualità caldo freddo l'umido e il secco e i quattro umori sangue pituita bile nera e bile flava, ma comunque sempre: H.O.M.O. MIKROCOSMVS IDEST MINOR MVNDVS.
Quello che ci attende subito dopo è il ciclo della storia dell’Arca dell’Alleanza, qui il rimando al testo biblico è netto. Sfilano davanti a noi tutte quelle vicende che il testo sacro evoca: ecco i Filistei uccidere gli indegni figli del sacerdote Eli, Ofni e Finees, ecco l’Arca catturata dai nemici d’Israele, Eli che muore riverso a terra, ecco il pellegrinaggio dell’Arca ad Azoto, Gaza, Accaron, Ascalon seminando morte e terrore tra i Filistei, eccola ritornare su un carro trainato da giovenchi a Bet-Semes e così via.
Ed infine troviamo anche l’incontro tra Abramo e Melchisedec e ricordiamo le parole di Andrew Sinclair, parole che abbiamo già citato in merito alla Cattedrale di Reims: «Questa raffigurazione del XIII secolo è insolita perché ritrae un cavaliere che riceve la comunione direttamente dal Re-Sacerdote senza l’apporto della Chiesa, un uso non ancora in auge all’epoca».
I tesori di Anagni non sono certamente finiti qui, e sicuramente questo è uno di quei luoghi che meritano di essere visitati.