di Valentina Marelli
Correva l’anno 1307 era precisamente il 24 dicembre, il processo ignobile che mise fine all’Ordine del Tempio era nelle sue fasi più calde, Jacques de Molay può finalmente incontrare i due legati del papa. Fredol e Suisy, e ha modo di denunciare tutte le gravi irregolarità e le violenze subite, compreso il fatto che la confessione gli è stata estorta con la tortura.
Il Gran Maestro chiede ai cardinali di radunare una folla e i legati lo accontentano: viene condotto in chiesa con altri quaranta Templari e fatto inginocchiare presso un banco; poi si rivolge alla folla e ripete quello che ha confessato dopo l’arresto, si slaccia il mantello, si apre la tunica e lascia che tutti vedano gli evidenti segni della tortura sul suo corpo.
Questo evento di portata epocale, svoltosi alla presenza di una copiosa folla si svolge nell’ultima tappa del nostro cammino, la Cattedrale di Notre Dame di Parigi, che era gremita per quella occasione. Circa sette anni più tardi, e più precisamente il 18 marzo del 1314, Jacques de Molay, l’ultimo Gran Maestro dei Templari muore sul rogo rivolgendo i suoi ultimi pensieri e le sue preghiere proprio verso quella stessa Cattedrale.
La Cattedrale, ubicata nella parte orientale dell'Île de la Cité, nel cuore della capitale francese, nella piazza omonima, rappresenta una delle costruzioni gotiche più celebri del mondo ed è uno dei monumenti più visitati di Parigi. È una costruzione imponente per bellezza e per dimensioni, e sin dalle prime luci del mattino il suo sagrato è pieno di lunghe file di turisti in attesa di poterla visitare; la Cattedrale, merito della pietra con la quale è stata costruita, con le luci del tramonto diventa quasi color dell’oro. In essa ritroviamo, amplificati, gli elementi architettonici e simbolici che ci hanno accompagnato in questo viaggio, seppur incompleto, attraverso le Cattedrali della costellazione della Vergine, il cui messaggio è un corpo unico di conoscenze quasi ridondante.
Pochi sanno che essa fu edificata su un sito già conosciuto come sacro nei tempi antichi che servì come terreno per la costruzione di un tempio pagano in onore di Giove.
Una leggenda ci racconta che nel XV°secolo gli Alchimisti vi si riunivano una volta alla settimana, nel giorno di Saturno, nel Grande portico a nord. Forse è per questo che il più famoso dei suoi bassorilievi sia proprio il simbolo dell’Alchimia. Di fronte al sagrato - al posto d'onore - c'è lei: l'Alchimia raffigurata da una donna la cui fronte tocca le nubi. Siede in trono e tiene nella mano sinistra uno scettro - segno di sovranità - mentre con la destra tiene due libri: uno chiuso, che rappresenta l’esoterismo, e l'altro aperto che è invece il simbolo dell’essoterismo. Come a significare che la cattedrale presenta un duplice messaggio, uno destinato ai soli Iniziati e l'altro ai fedeli comuni. Appoggiata al petto e posta tra le gambe ha la 'scala philosophorum', geroglifico della pazienza che deve essere posseduta dai suoi fedeli nel corso delle nove successive operazioni della fatica ermetica.