venerdì 24 luglio 2015

Santa Maria della Consolazione: lo stupore è anche in Italia

di Valentina Marelli



La Francia come sempre non ha deluso le nostre aspettative regalandoci la scoperta di due posti ricchi di storia e simboli; di qualcuno abbiamo parlato, altri ci sono sfuggiti, altri ancora parleranno ai pellegrini che in futuro decideranno di andare ad interrogare questi sacri luoghi.

Molto spesso però dimentichiamo che anche in Italia ci sono luoghi sacri che aspettano qualcuno a cui parlare, di tanti non ne conosciamo neanche l’esistenza. Ma questo signori è lo scopo del gioco e della conoscenza, percorrere percorsi inesplorati di senso. È quello che mi è capitato qualche giorno fa in occasione di un pranzo con amici nella provincia di Bergamo che si è svolto in un antico monastero del 1200 con annessa chiesa che si è rivelata piena di simboli interessanti.

A poca distanza e a cavallo tra Almenno San Bartolomeo ed Almenno San Salvatore troviamo quattro splendidi esempi di arte romanica e post romanica che sono: San Tomè, la pieve della Madonna del Castello, San Giorgio e Santa Maria della Consolazione conosciuta meglio con il nome di San Nicola.

L’ex convento in cui si è svolto il pranzo apparteneva all’Ordine degli Agostiniani, un ordine monastico che sorse nel 1244 con l’approvazione del Papa Innocenzo IV, sotto la guida di un priore generale e con l’esplicito intento di rifarsi alla Regola di Sant’Agostino, tanto che nel 1968 l’Ordine cambiò nome nell’Ordine di Sant’Agostino.

La spiritualità di tale Ordine era quella di Sant’Agostino e guardava al modello della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme. È tipica la devozione dell'Ordine all'umanità di Cristo, patrona dell'Ordine, è Maria tradizionalmente invocata con i titoli di Nostra Signora di Grazia, della Consolazione, del Buon Consiglio e del Perpetuo Soccorso.  Nel loro comportamento i frati devono procedere con la libertà ispirata dall'amore (non come servi sotto la legge, ma come uomini liberi sotto la grazia). Ordine molto interessante ancor più interessante sono le caratteristiche architettoniche della chiesa che fu intitolata a San Nicola da Tolentino dopo la peste del 1630.

La chiesa, a pianta rettangolare, è formata da un’unica ampia navata che si conclude con il presbiterio, consta, nella parte inferiore, di sei cappelle per lato definite da altrettante colonne, per un totale di dodici che azzardando una constatazione sono esattamente tante quanti sono i segni dello zodiaco.  Questo impianto fa parte della struttura originaria della chiesa che ovviamente nel corso dei secoli è stata rimaneggiata, troviamo molti stucchi barocchi, le pareti interne infatti ne erano quasi del tutto ricoperte, soprattutto nella parte bassa , tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo sono state in parte recuperate e riportate allo stato originale al fine di consentire la lettura degli innumerevoli affreschi che le rivestono. La qualità di tali stucchi e la loro azione corrosiva sugli affreschi sottostanti non hanno ancora consentito la messa in luce di tutto quanto è ricoperto, in parte anche con la calce che in abbondanza venne stesa sulle pareti durante la peste del 1630. Proprio la calce ha protetto molti affreschi che in questi ultimi anni sono stati recuperati a cura del Comitato S. Nicola; qualcuno di questi affreschi ha attirato la nostra attenzione in questa prima visita, in particolare questo:



Come si può bene vedere il colore delle vesti non è quello consono della Maria intesa come madre del Cristo ma richiamano maggiormente quelle della Maddalena ritenuta sua sposa, la Maddalena era rappresentata con il colore Rosso perché esso era il colore dello Spirito, ricoperta da un mantello verde il cui colore rappresenta l’iniziazione. Se è vero che gli Agostiniani ritenevano che Maria fosse la patrona dell’Ordine viene da chiedersi a che Maria si riferivano. Forse Maria Maddalena come colei deputata a portare avanti gli insegnamenti del Cristo?

Un altro affresco molto interessante è quello della cosiddetta “Madonna del Latte”:



Che ha un richiamo che per molti ha a che fare con il culto della Dea Iside, e per latri richiama, in un filone di matrice più templare se vogliamo, la leggenda della linea di sangue e del Santo Graal inteso come discendenza del Cristo.

Infine degne di nota sono le numerose pietre tombali a pavimento i cui simboli sono tutt’ora oggetto di studio data la loro peculiarità ma anche complessità:



Attualmente ancora non ne è stata data una interpretazione simbolica, si è solo notato che poteva richiamare simboli alchemici, ma è stata sottoposta al Maestro Giordano Bruno Galli che si è espresso in questi termini: «Troppo bella questa foto, nella sua complessa, significativa, elaborata simbologia tutta nuova. La sua lettura esprime una grande conclusa altezza nell'elevata evoluzione della materia.  Quando commenterai lo sposalizio della vergine e illustrerai l'aurificazione dello zolfo ti parlerò di questo simbolo che vedo per la prima volta e credevo non esistesse. Solo in questo modo avrai memoria».

Ed io, insieme ad altri, attendiamo che il Maestro ci parli.