sabato 17 gennaio 2009

ROMUALDO MARENCO. LA RISCOPERTA DI UN PIONIERE.

Arte e miracoli di un mazziniano, massone e esule.

E’ la titanica lotta del Progresso contro il Regresso. E’ la grandezza della Civiltà che distruggerà, per il bene dei popoli, l’antico potere dell’Oscurantismo.

Milano 1881: nella coreografia di Luigi Manzotti debutta alla Scala Excelsior, l’azione coreografica, storica, allegorica, fantastica. 508 esecutori per descrivere un cammino che parte dalle tenebre dell’Inquisizione spagnola e giunge al traforo del Cenisio che unisce Italia e Francia. L’ultima danza, un omaggio alla scienza e alla fratellanza che unisce i popoli. Un ballo, ma anche una metafora dell’apoteosi storica della civiltà umana. Un ballo progressista, un ballo filosofico. Un trionfo, che schiude un anno memorabile per la città, sede dell’Esposizione Nazionale e di quella di Belle Arti, mentre gli Scapigliati organizzano una contro-mostra irriverente e già fertile di quei semi che nel tempo di una generazione daranno vita al Futurismo. (clikka quì per leggere ulteriori notizia biografiche su Wikipedia)

L’arte al servizio del progresso, di un futuro che certamente sarebbe stato migliore del passato. Chi poteva dubitarne, allora? E tutto questo a Milano nell’orgoglio di essere borghesi e milanesi, di aver contribuito con il proprio denaro a uno spettacolo che era parso un messaggio venuto dal futuro, come ora scrive Luigi Federico Garavaglia in Romualdo
Marenco. La riscoperta di un pioniere.

Pronipote di Marenco, autore delle musiche di quel ballo, una prosa sensibile al richiamo degli affetti e delle glorie familiari, Garavaglia è anche il fondatore della casa editrice Excelsior, che pubblica il libro. Molte immagini d’archivio illustrano la narrazione, alla quale ha contribuito per le ricerche biografiche Gennaro Fusco.

Nonno Romualdo, nato a Novi Ligure, ha diciannove anni quando nel 1860 scrive per il Teatro Nazionale di Firenze
Lo sbarco dei Garibaldini in Sicilia: uno spettacolo che entusiasma come un reportage, andato in scena pochi mesi dopo l’impresa del Generale, poi nominato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e deputato, carica dalla quale si dimetterà nel 1880: Non voglio essere tra i legislatori di un paese dove la libertà è calpestata. Tuttaltra Italia sognavo.

Mazziniano, vita di musicista emigrante prima di diventare primo violino e direttore dei Balli alla Scala, esule volontario a Lugano da Milano dopo le cannonnate del generale Bava Beccaris contro le proteste operaie; autore del Canto dei Cooperatori, inno repubblicano nell’Italia monarchica, Marenco è anche massone.

Garavaglia ricostruisce con generosità il ruolo della Massoneria nella storia italiana di quegli anni, tra attese e sconfitte, orizzonti di laicità nel governo della neonata nazione e progressivi compromessi con la religione di Stato. Tra urgenza di una rinnovata moralità e scandali provocati, anche allora, dalla finanza creativa, mentre già è robusto l’intreccio tra politica e affari.

Nel libro, la narrazione storica prevale sull’analisi musicale, come conviene a un compositore interprete delle attese del pubblico del tempo più che fornito di una netta creatività. Marenco conosce bene il mestiere, scrive in funzione della coreografia, sa che alle spalle sue e del pubblico vive la lezione verdiana, possiede un buon senso del ritmo narrativo, cita in abbondanza polke e mazurke, individua un filone tutto progressivo: Amor, Sport, Eureka, Luce saranno altri grandi successi.

Ma nel momento in cui Excelsior inizia la sua galoppata - 103 repliche solo quell’anno, tournee europee, debutto a New York e Parigi, dove tra i critici entusiasti che Stephane Mallarm - altrove, sempre nella nostra Italia, si assiste al trionfo dell’oscurantismo. Alessandro Moreschi ha 23 anni e da dieci ha perso la virilità, la possibilità di fare figli, in una parola il diritto alla vita. E’ un evirato, nato a Montecompatri, poco lontano da Roma, suddito di quello Stato della Chiesa che nel 1870 batte in momentanea ritirata a Porta Pia. E l’ultimo divo di un esercito di migliaia di ragazzini che hanno fornito le loro voci ai cori delle chiese e ai teatri di tutta Europa: cantavano ovunque, ma erano tutti italiani, perchè soltanto in Italia, come ha scritto Jean-Jacques Rousseau, la parola castrato indica non una condizione, ma una professione. Un nostro atroce primato.

Moreschi, l’Angelo di Roma, pubblicato dalle Edizioni Controluce, è la biografia - la prima attendibile - che a lui e a quel mondo ha dedicato l’inglese Nicholas Clapton, didatta e interprete di rilievo del repertorio barocco. Il 9 agosto 1900 Moreschi, cantore della Sistina, canta ai funerali di Re Umberto I. Direttore d’orchestra è Pietro Mascagni e nessuno si scandalizza che un evirato sia la voce di quel rito funebre. Ancora tre anni e un motu proprio di Papa Pio X stabilisce che nessun ragazzo castrato possa più essere ammesso nelle Cappelle Pontificie: la Chiesa farà a meno, dopo oltre tre secoli, di quelle “voci d’angelo”. E a Marenco sembrò che la luce della ragione cominciasse a rischiarare anche le stanze del Vaticano.

Note biografiche.

Luca F. Garavaglia (Milano 1966), editore, saggista e compositore, è pronipote di Romualdo Marenco e discendente di una famiglia che ha espresso altre figure di rilievo in campo musicale e artistico (F. Pratesi, G.C. Menotti, E. Pellini).  Dopo un passato da manager in aziende multinazionali del largo consumo e della comunicazione, ha voluto riprendere lopera dellavo ricostituendo la casa editrice Excelsior.

Fonte: di Sandro  Cappelletto su  http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200901articoli/39995girata.asp


Romualdo Marenco - Ballo Excelsior