giovedì 18 dicembre 2008

"La primavera del Tempio"






 "La primavera del Tempio", Il Gran Maestro Gustavo Raffi racconta

di GERARDO PICARDO

Dieci anni di Gran Maestranza alle spalle e la voglia di scommettere ancora sulla costruzione dell'uomo. Gustavo Raffi, guida del Grande Oriente d'Italia, è uomo di dialogo. Rimarca che per la Massoneria italiana il tempo delle catacombe è tramontato; anche per i grembiulini del Vascello è finita la ricreazione. Un libro appena pubblicato del giovane studioso e giornalista Paolo Gambi, Massoneria: una nuova primavera. Il Gran Maestro Gustavo Raffi racconta (Gangemi editore, pp. 111, euro 18), mostra le linee guida del confronto voluto dall'avvocato Raffi con la società. Aprendo le porte del Tempio per mostrare il volto di Palazzo Giustiniani. 

Perché ha sentito il bisogno di ‘catturare' in un libro il pensiero del Grande Oriente e soprattutto: cos'è davvero la nuova primavera per il Vascello?

Intanto chiariamo che non sono l'autore del libro "Massoneria: una nuova primavera". Che è invece un tentativo di sintesi del mio pensiero attraverso i dieci anni della mia Gran Maestranza. Sintesi operata da un giovane studioso, Paolo Gambi, che ha individuato le linee su cui ci siamo mossi: una tradizione che si attualizza, un nuovo linguaggio che è venuto affermandosi, con i sapori e i profumi della trasparenza, della pedagogia del dialogo, e della laicità.

Detto ciò valeva forse la pena mettere nero su bianco il mio contributo per riportare la Massoneria nella storia, ripulendola dalle incrostazioni che la stavano soffocando, ingenerando inquietudini diffuse e diffidenza all'esterno. La gente aveva forse anche il diritto di interrogarsi sul senso di un'Istituzione che aveva aperto il mondo alla modernità, ma che in Italia negli ultimi cinquant'anni era silente. Questo era l'inverno. Oggi al Grande Oriente si avvicinano le nuove generazioni, l'Istituzione cresce in numero e qualità, il mondo "profano" ci vede sempre più come un interlocutore credibile e un corpo vivo della società. Questa è la primavera.

Cos'è, una sorta di ‘catechismo della Massoneria' o di libro mastro per i muratori del nostro tempo?

Non esageriamo. Ribadisco, si tratta di una carrellata dei miei pensieri, nel tentativo di dare un senso e una collocazione nella storia ai nostri principi. Che sono sì eterni, ma necessitano di essere attualizzati. Auspico che questo libro possa far riflettere iniziati e profani sulla centralità dell'uomo, sull'importanza di valori come il dialogo, la tolleranza e la laicità, e sul ruolo della Massoneria nel riportare al protagonismo la dimensione spirituale dell'essere umano.

Senza maschere, in dieci anni alla guida del Grande Oriente lei ha inaugurato un nuovo linguaggio per la Massoneria, fatto di trasparenza e di dialogo. Eppure, come diceva qualcuno, lungo la strada non si inciampa nelle montagne, ma nei ciottoli. Si è attirato insomma diverse incomprensioni, ma la parola aperta alla società ha anche costruito moltissimo e oggi i massoni non sono più gli stregoni cattivi che tramano nel buio. Cosa le dice la gente quando la incontra?

Mi dice buongiorno e buonasera, come a tutti, e mi considera per il mio vissuto, almeno per quello che emerge dal mio ruolo pubblico. Sulla trasparenza non si transige, si occulta solo colui che ha qualcosa da celare e non è in grado di reggere un confronto. Noi oggi abbiamo l'orgoglio di essere liberi muratori, portatori di una tradizione di libertà, e di valori chiari in un mondo nebuloso, dominato dalle rigide regole del mercato e della forza. Cosa dovremmo nascondere?

Tra luci e ombre, il pensiero massonico è da duecento anni al servizio dell'Uomo. Il suo messaggio è che bisogna cercare sempre un senso?

Sicuramente la prima esigenza dell'uomo è quella di cercare un significato per sé, per ciò che vede e vive intorno a sé. E l'unico modo per fare questo senza rimanere incatenati nel dogmatismo, una sorta di facile soluzione fatta di ricette preconfezionate, è non fermare mai il proprio slancio verso la ricerca. E ciò significa mettersi in discussione. Sempre e comunque. Aperti al contributo dell'Altro, mai paghi di ciò che, pur prezioso, si è trovato. Convinti che la scoperta dell'errore non è un fallimento ma una conquista. Uno stimolo a continuare nella ricerca del Vero. Che noi non neghiamo, ma che anzi ricerchiamo incessantemente.

Simboli e strade non sorgono dal nulla: si devono vivere fino in fondo. E i metalli si lasciano fuori dal Tempio. Come vede oggi il futuro di palazzo Giustiniani e qual è la forza di quell'espressione ‘Tu sei mio fratello'?

La fratellanza è sempre al centro dell'attenzione, sia per noi massoni, sia per il mondo profano. Da un lato noi cerchiamo di viverla con sincerità e purezza, lasciando appunto fuori dalle porte del Tempio la vanità, gli interessi personali, le meschinità. Dall'altro, e conseguentemente, il mondo profano ha il diritto di trovare nella fratellanza vissuta dai massoni un esempio e un riferimento. Una cosa però è la Massoneria. Altra cosa sono i massoni che la compongono, che sono esseri umani con i propri limiti e le proprie piccolezze. Ecco perché è indispensabile lavorare sempre su se stessi per affinarsi. In linguaggio simbolico occorre "sgrezzare la pietra". Altra cosa, e su questo voglio essere chiaro, è quella pseudo-fratellanza - per usare un eufemismo - vissuta erroneamente in chiave autoreferenziale o peggio utilitaristica. È un fenomeno a cui l'attuale Gran Maestranza ha fatto di tutto per non lasciare spazio, convinta che indietro non si possa tornare.

Che senso ha ricordare alla società il ruolo dei valori della Libera Muratoria?

In un mondo che ha perso la bussola, nel quale l'intolleranza è sempre in agguato, che torna a vedere nel nazionalismo una risposta plausibile, e nel fondamentalismo religioso un facile e crudele approccio alla realtà, la Libera Muratoria ha il diritto e il dovere di affermare con forza il bagaglio valoriale ereditato dal passato e riattualizzare questa Tradizione nel presente. Ce la mettiamo tutta per costruire un villaggio globale a misura d'Uomo.

La laicità è un dono costruito con grande fatica, anche dai Massoni. Ma a suo giudizio cosa si deve fare per non scendere a patti con la propria coscienza?

Ci sono valori non negoziabili, e altri invece ampiamente modificabili. Sui primi ci si può confrontare, ma negarli significa negare l'Uomo. Stiamo parlando della dignità e della libertà dell'essere umano. Altri valori invece sono elaborazioni della coscienza e delle coscienze messe a confronto. Il dialogo consiste proprio in questo.

Licio Gelli scrive libri di poesia e attacca il Grande Oriente. Lei preferisce invece gettare ponti di dialogo. Qual è la differenza tra Raffi e l'ex maestro della P2?

L'abisso che ci divide è talmente profondo che non ne vedo neppure i contorni. Ritengo che il personaggio non abbia nulla a che spartire con la Massoneria e con i suoi principi. L'usurpazione dell'immaginario collettivo - quando l'uomo della strada pensa alla Massoneria pensa erroneamente a costui - è un abuso di cui noi siamo le vittime, e di cui certi media sono stati in passato complici. Sarebbe come se qualcuno attribuisse la colpe e le nefandezze delle Brigate Rosse ai dirigenti del Pci. La Massoneria è ben altro. E va ricordata per chi l'ha fatta grande. Da Mozart a Carducci, da Garibaldi a Zanardelli, da Washington a Beethoven e Bolivar, da Allende a Quasimodo. E potrei continuare all'infinito.

Tracciamo una conclusione aperta, dialogando tra gente in ricerca al di là delle rispettive appartenenze politiche o religiose: un suo pensiero agli italiani

Indietro non si torna. Chi spera in una Massoneria ripiegata su se stessa, insensibile ai problemi e ai drammi del presente, complessata, rifugio di falliti e frustrati, che nascondendosi dietro titoli altisonanti aspirano a trovare un centro di potere e la chiave di volta per risolvere ogni problema, aggirando gli ostacoli, ha bussato alla porta sbagliata. L'inverno è oramai da tempo finito. Se qualcuno non l'ha compreso e ritiene di riportare indietro l'orologio della storia, non deve farsi illusioni. Voglio concludere, come ultimamente spesso faccio, con un pensiero di Neruda: "Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera".