(nella f.to: le cave di Qumram)
Il ritrovamento a Qumram di una tavoletta di pietra avvenuta una decina di anni fa, apre a tutta una serie di suggestive ipotesi che vi propongo attraverso due articoli apparsi uno su Italiani giornale-on line a firma di Andrea Camboni e l’altro sul Corriere della Sera-Cultura a firma di Vittorio Messori. Buona lettura. (A.Duranti)
7 versi che potrebbero riscrivere la storia.
Si tratta delle iscrizioni in ebraico incise su una tavola di pietra, rinvenuta circa dieci anni fa da un antiquario giordano, sulle rive del Mar Morto.
Novanta centimetri di “letteratura” precristiana che, secondo alcuni studiosi, come il professor Israel Knohl della Hebrew University, mettono in discussione 2000 anni di lettura neotestamentaria della Bibbia.
Nel 2007, due studiosi di iscrizioni antiche, Ada Yardeni e Binyamin Elitzur, pubblicarono sulla rivista specialistica “Cathedra” una ricerca intitolata “La rivelazione di Gabriele”, in cui la datazione del reperto archeologico veniva stimata intorno al primo secolo avanti Cristo.
Il mistero nasce principalmente dall’interpretazione dei versi 19-21, “In tre giorni tu saprai che il diavolo sarà sconfitto dalla giustizia”, che sembrano spogliare il cristianesimo del primato dell’originalità della resurrezione.
La tavola, conservata presso l'Israel Museum di Gerusalemme narra, infatti, in un frammento, tra i passi dell’Antico Testamento di Daniele e Zaccaria, la storia di un Messia risorto dopo tre giorni.
Un personaggio che il professor Israel Knohl, nel suo libro “Il Messia prima di Gesù”, pubblicato nel 2000, asseriva essere tal Simone, condottiero ebreo che avrebbe scatenato una rivolta all’indomani della morte di Erode per liberare Israele dal giogo romano.
Una vicenda riportata anche dal Talmud, uno dei testi sacri dell'ebraismo.
La verità, dunque, potrebbe trovarsi sulla strada di Damasco.
Quella percorsa da Paolo di Tarso, lungo la quale l’apostolo venne chiamato dal Cristo risorto alla predicazione teologica della neonata Chiesa.
Dando credito agli assertori del “doppio di Cristo”, infatti, l’ipotesi più “probabile” riguarderebbe la sovrapposizione operata dall’apostolo Paolo che non aveva conosciuto direttamente Gesù, sulle trame di due eventi storici contemporanei, prendendo dal primo (in ordine temporale) la mitologia tramandata, elaborata in funzione allegorica per la diffusione del messaggio salvifico introdotto dal secondo.
L’interpretazione di Knohl non convince e la stessa ricercatrice Yardeni, pur sostendo la contiguità tra la resurrezione di Cristo e il precedente racconto ebraico, contesta che sia Simone il Messia citato nel Talmud e ripreso da Knohl come fonte di ispirazione per i primi cristiani.
Dubbi sollevati anche dal professor Moshe Bar-Asher, docente emerito di Ebraico e Aramaico all'Università Ebraica di Gerusalemme, che contesta la mancanza di troppe parole in passi cruciali del testo.
Knohl resta, tuttavia, convinto del significato testuale di un verso che chiama in causa l’arcangelo Gabriele.
“Dopo tre giorni tu rivivrai, Io, Gabriele, te lo comando”.
Parole pronunciate dal messaggero di Dio un secolo prima della venuta del Cristo.
Forte di questa personale interpretazione del testo, per il docente della Hebrew University “la resurrezione dopo tre giorni del Messia è qualcosa che esisteva già nella tradizione ebraica prima che Cristo comparisse sulla Terra”.
A riaprire il caso è stato, nei giorni scorsi, il New York Times che ha affermato come nuove elementi sul misterioso reperto saranno svelati durante una conferenza in corso in questi giorni, organizzata dall’Israel Museum di Gerusalemme, per i 60 anni dal ritrovamento dei rotoli di Qumran.
Meglio conosciuti come Rotoli del Mar Morto, sono un’altra importante scoperta utile alla ricostruzione del tessuto sociale e politico che avrebbe accolto la venuta del Cristo, anch’essa oggetto, nei primi anni ’90, di aspre polemiche tra studiosi circa l’occultamento di parte del materiale trovato.
da Italiani giornale-on line martedì 08 luglio 2008 di Andrea Camboni