venerdì 4 settembre 2020

Massoneria e Cabala: la sephirah Daat e il pavimento a scacchi

di Luca Delli Santi




Il bianco il nero, il maschile ed il femminile, le coppie degli opposti trovano nel tempio massonico un simbolo che li rappresenta più di ogni altro, il pavimento a scacchi, il cui il contrasto fra gli opposti è manifesto e visibile, ma allo stesso tempo si presenta come un’unità che li contiene entrambe è ciò che nell’Albero della Vita viene rappresentato con la sephira non sephira, Da’at.
La natura di Da’at, la conoscenza unificatrice, è molto discussa nelle scuole di cabala, alcuni propongono di disegnarla tratteggiata sul pilastro centrale fra Tiferet e keter, in quanto elemento unificante di tutte le potenze presenti nell’Albero della Vita, altri ritengono usi il recipiente di Binà, infatti la Conoscenza Unificatrice sarebbe la Comprensione portata ad un livello di consapevolezza più elevato attraverso il contatto con la Sapienza.
Sono, come si può facilmente intuire, elementi simbolici che sottintendo a concetti puri che i cabalisti ci vogliono trasmettere, in ogni caso per restare in questo ambito semantico chi scrive aderisce ad una posizione tradizionale che legge Da’at come la parte conoscibile di Keter  che si abbassa fra Comprensione e Sapienza riformando così la triade superna.
Da’at è quindi soprattutto l’unione del principio superiore maschile Chokhmà con il principio superiore femminile Binà, attraverso questa unificazione è possibile la riconciliazione fra ogni opposto, per questo è chiamata la “ Conoscenza Unificatrice”.
Vediamo ora i tre significati etimologici di Da’at:

1. Ad De Lo Yada, finché non si conosca: nella tradizione ebraica questo significato è connesso con le celebrazioni del giorno di Purim, si tratta di un vero e proprio precetto che prevede che gli ebrei religiosi raggiungano uno stato di coscienza alterato attraverso l’uso di alcolici, non credo sia necessario sottolineare che non è un invito all’uso smodato di alcol, al contrario si tratta di dosarne l’assunzione in modo da alterarsi rimanendo consapevoli. Fuori dal mondo ebraico questo principio riguarda tutte quelle pratiche spirituali che attraverso l’uso consapevole di sostanze psicotrope consentono il raggiungimento rapido di stati di coscienza alterati in cui percepire stati dell’essere superiori. 

2. Il secondo significato etimologico di Da’at si può individuare nel verbo Lada’at conoscere inteso nel senso in cui viene usato nel testo biblico, cioè in riferimento all’unione sessuale. Al livello di Da’at si pratica l’unione sessuale come strumento profondo di conoscenza uomo-donna, ben al di là delle implicazioni esclusivamente sessuali, i due amanti si compenetrano sul piano animico, il sesso è uno strumento per diventare uno, e soprattutto per aprire canali di comunicazione verso i piani spirituali superiori. 

3. L’ultimo significato etimologico è Yedi’ah la conoscenza predeterminata, in questo livello Da’at esprime tutto il suo potenziale di forza di equilibrio dell’Albero della Vita, Yedi’ah è la conoscenza allo stato più puro degli eventi che si presenteranno al di là del flusso del tempo, è la capacità di superare la visione del tempo lineare. Questa conoscenza, la cosiddetta visione profetica, è al livello della congiunzione fra Netzach e Hod, ma è attraverso la potenza unificante degli opposti che è possibile raggiungerla.