martedì 8 ottobre 2019

Aurelio Saffi e la Massoneria a Forlì



Fra qualche giorno, il 13 ottobre, ricorre il bicentenario dalla nascita di Aurelio Saffi. È ForlìToday a ricordare un tratto saliente del triunviro. «Oltre a essere stato tra i più conosciuti patrioti risorgimentali», scrive Umberto Pasqui, «fu massone fin dal 1862 e, dopo la sua morte, alcuni confratelli gli dedicarono una loggia tutt’ora esistente». Il 23 ottobre del 1900 infatti furono innalzate le colonne della Rispettabile Loggia Aurelio Saffi, numero 105, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. I fondatori si diedero da fare per acquistare una sede, nella centralissima via Maroncelli, la zona dell’isolato tra piazza Ordelaffi-del Duomo-Giovanni Paolo II, via Maroncelli, via Solferino, fatta eccezione del monastero del Corpus Domini e poco altro. Dopo lo scioglimento della Massoneria da parte del fascismo, il Gran Maestro Domizio Torrigiani, il successore di Ernesto Nathan, fu mandato al confino prima a Lipari e poi a Ponza e le sedi della Massoneria furono confiscate, a partire dalla sede nazionale, Palazzo Giustiniani, attuale sede della presidenza del senato. Lo stabile fu assegnato all’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra e così oggi è conosciuta come Casa del Mutilato.

«Se l’attuale veste del palazzo», annota Pasqui, «rappresenta una compiuta testimonianza dell’architettura razionalista forlivese grazie alla firma di Cesare Bazzani (e conserva pure il piccolo ma prezioso museo storico Dante Foschi), della struttura originaria rimane un corridoio segreto che consente la fuga fino all’uscita da una porticina su via Solferino. Inoltre, in seguito a recenti lavori di restauro, sono emerse simbologie massoniche in un sottotetto. Può balzare all’occhio che, quasi a perpetuare l’esistenza di un tempio (massonico), Bazzani non vuole nascondere l’antica destinazione dello stabile donando ad esso un portale con timpano e fregi classici, simboli che fan sì che chi vi acceda viva la sensazione di entrare, appunto, in un tempio».