martedì 22 gennaio 2019

Hegel e la Massoneria

di Mauro Cascio



Che cos'è la Massoneria? Una domanda per niente facile. Nelle tante occasioni in cui ho tentato di rispondere credo di essermela cavata così: è una forma storica della Tradizione, nata nel 1717, che la Tradizione ha custodito, sotto forma di simboli, rivestendo in una continuità ideale con le antiche società dei misteri, il ruolo di 'società segreta a carattere iniziatico'. Il 'segreto' si deve intende come la realtà ultima delle cose, quello che gli intelletti cercano come spiegazione definitiva e che rimane lì, estraneo ad ogni possesso.
La Massoneria parla per miti, riti e simboli. Cioè 'esprime' Verità. Ancora: custodisce il 'segreto' non nel senso che abbia una dottrina sconosciuta che altre culture non hanno e tiene ben a riparo, 'segreto' nel senso che vi orienta 'teleologicamente' quella che, già nel suo mito fondativo, chiama 'ricerca'. La 'ricerca' della Parola Perduta, ovvero il Compimento del Tempio di Re Salomone che i muratori, i 'massoni', stanno costruendo. Notava molto a proposito Hegel: «Sulla distinzione che viene stabilita tra il mito ed il suo significato e sul fatto che la rappresentazione mitica, la rappresentazione dell'idea adatta alla raffigurazione naturale, sia considerata come un mascheramento dell'idea risposa l'ammissione che il significato è il contenuto e che il contenuto è preso secondo la sua maniera autentica solo in quanto esso si spogli della sua figura sensibile e delle relazioni finite ed assuma risalto nella forma del pensiero».
Così che può esserci un 'segreto' solo nell'intelletto. E la Massoneria pone, per gli intelletti degli iniziati, quello che spetterà al pensiero, cioè alla ragione, pienamente dispiegare. La Massoneria, come abbiamo sottolineato in tante occasioni, pone di fatto domande. La mitologia d'altronde richiede una interpretazione, e "l'interpretazione [...] non vuol dire altro che tradurre le figure che prima si presentano come sensibili ed i loro rapporti finiti, in pensieri ed in relazioni di carattere spirituali".
La Massoneria ha, diciamo così, un carattere 'rappresentativo'. Deve 'rappresentare' in mito e simbolo un'eredità sapienziale in divenire che è quanto abbiamo indicato con Tradizione. Ora, questa benedetta Tradizione non è quella di cui balbetta Guénon, ovvero, ci dice Hegel, non è la brava "massaia che custodisce fedelmente ciò che ha ricevuto" preoccupata di consegnarlo intatto ai posteri. La Tradizione, che tanto per cominciare non ha nemmeno un'origine, è qualcosa che 'diviene' nel tempo. Non è una "statua immobile" ma "vive e rampolla come un fiume impetuoso" .
Non che Platone facesse diversamente riguardo all'utilizzo dei miti. Non voleva mascherare, nascondere, principi filosofici, sotto le figure del mito ma cercare anzi di renderli più presenti e veri. Un mito non è un involucro sotto cui giace nascosta la verità ma sono "le raffigurazioni ed i rapporti finiti [...] entro i quali la verità viene espressa, mediante cui non può non venir espressa, cioè non può non manifestarsi". Certo, a volta li si può usare per trasformare il contenuto in un segreto di non facile penetrazione, a metà tra la facezia zen e la supercazzola prematurata. Precisa Hegel: «Ad esempio si potrebbe congetturare una simile finalità nei simboli e nei miti dei quali si serve la Massoneria, tutta via non si farà ad essa questo torto se si è convinti che essa non è depositaria di nessun particolare sapere e pertanto non ha niente che potrebbe tener nascosto. Che essa non sia depositaria d'una peculiare sapienza, scienza o conoscenza, che non sia in possesso di una verità che non sta dappertutto ci si convince facilmente se s'esaminano gli scritti che ne promanano direttamente così come quelli che vengono alla luce ad opera d'amici ed affiliati, su qualsiasi branca della scienza vertano; in questi scritti non si trova che l'espressione alta della cultura universalmente diffusa e delle cognizioni note».
La Massoneria, quindi, 'rappresenta', in modo alto, un sapere che è universale, non le appartiene in modo esclusivo. Ed orienta i suoi lavori 'teleologicamente' verso il fine ultimo di una Conoscenza compiuta e totale.