venerdì 15 gennaio 2016

A Venezia c'è una casa Maledetta

di Valentina Marelli




La bella ed intrigante città di Venezia, nasconde un cupo segreto. Si narra che tra i palazzi maestosi che si affacciano sul Canal Grande, ce ne sia uno maledetto. Quando si arriva a Venezia in genere si lascia la macchina in Piazza Roma e si prende il vaporetto che porta in San Marco. Il tragitto lo si percorre sul Canal Grande, ancora più suggestivo è di sera quando si intravedono le grandi sale da ballo o i disimpegni coperti illuminati da fastosi lampadari in stile veneziano. In quella mezz'ora di tragitto mi sono spesso soffermata ad immaginare la vita che poteva svolgersi in quei meravigliosi palazzi che nascondevano dietro facciate fatiscenti, barocchi e tracotanti saloni. Immaginavo le feste in maschera,  broccati, gli abiti dell'ottocento; ma quello che non sapevo era che tra di essi si nascondeva un palazzo con una lugubre storia: Ca' Dario.

Ca' Dario è un palazzo di Venezia situato nel sestriere di Dorsoduro, ed è tristemente famoso per la maledizione che graverebbe su di esso: secondo la leggenda infatti i suoi proprietari sarebbero destinati a morire di morte violenta o di finire in bancarotta, è ovvio sono solo legende ed antiche superstizioni ma …

Era il 1479 quando il senatore di Venezia Giovanni Dario decise la costruzione del palazzo di famiglia. Forse non sapeva che nel punto sul quale l'avrebbe fatto erigere si trovava un cimitero, secondo alcuni si trattava di un cimitero templare. Una volta completata la costruzione, naturalmente, ci andò ad abitare, ma molti membri della famiglia Dario morirono prematuramente per disgrazia, assassinio o suicidio. Ad altri invece toccò una sorte diversa, si ridussero sul lastrico e giunti alla più totale indigenza, vendettero il Palazzo Maledetto. Fu da quel momento che si cominciò a pensare che il palazzo portasse sventura a chi ne fosse il proprietario creando la leggende che esiste ancora ai giorni nostri.

La famiglia Barbaro rimase in possesso del Palazzo Dario fino agli inizi del XIX secolo, quando Alessandro Barbaro (1764-1839), membro dell'ultimo Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia e Consigliere Aulico del Tribunale Supremo di Verona, vendette il palazzo a Arbit Abdoll, un commerciante armeno di pietre preziose. L'uomo non ebbe molto tempo per godersi la nuova abitazione, poiché presto la sua attività fallì miseramente e morì subito dopo. Radon Brown, studioso inglese che acquistò l’edificio, fu uno degli sfortunati che morì misteriosamente insieme al suo compagno. Si pensò al suicidio. L'americano Charles Briggs, fuggito in Italia con il suo amante perché negli Stati Uniti l'omosessualità era fuorilegge, non ebbe vita lunga una volta giunto a Venezia e acquistata Ca' Dario: si suicidò con il proprio amante. Tra il 1899 e il 1901 il poeta francese Henry De Regnier visse da ospite all'interno del Palazzo, fino al sopraggiungere di grave malattia che pose termine ai suoi soggiorni veneziani. Agli inizi degli anni Settanta l'edificio venne acquistato da Filippo Giordano delle Lanze. Anche lui subì una tragica fine, ucciso dall’amante, un diciottenne che gli spaccò una statuetta sulla testa. Il ragazzo fuggì a Londra ma morì a sua volta per mano di sconosciuti. Christopher "Kit" Lambert, manager del gruppo rock The Who, acquistò Ca' Dario e morì cadendo dalle scale. Si ipotizzò, anche in questo caso, il suicidio. Fabrizio Ferrari, un manager veneziano, acquistò e si trasferì a Ca' Dario agli inizi degli anni '80. Ben presto ebbe un tracollo economico, mentre sua sorella Nicoletta morì in un incidente d'auto senza testimoni, a pochi metri dalla propria auto capovolta. Poco più di vent'anni fa Raul Gardini acquistò il palazzo per farne dono alla figlia. Fu poco dopo coinvolto in numerosi scandali finanziari e subì pesanti perdite. Morì anch'egli suicida, sparandosi, in circostanze poco chiare: fu trovato morto nella sua casa di Milano, il 23 luglio 1993. L'illustre tenore Mario Del Monaco si schiantò con l’auto mentre stava andando a stilare l’atto per l'acquisto della casa. Sopravvisse allo schianto ma dovette abbandonare per sempre il palco: la sua carriera era morta. Si racconta che in ambulanza, con voce strozzata, abbia detto al segretario che era con lui: "Sbrega quele carte" (distruggi il contratto). Agli inizi del 2000 anche il regista Woody Allen era interessato all’acquisto della Casa che Uccide, ma lasciò perdere (per sua fortuna!).

Questa serie di sfortunati eventi ha, come è naturale che sia, aiutato ad incrementare la leggenda di Ca' Dario tanto che i veneziani stessi se ne tengono debitamente alla larga, c'è chi ha ipotizzato che il palazzo sia infestato dai fantasmi dei vecchi proprietari; che si creda o no ai fantasmi ed alle leggende una cosa che mi ha raccontato un veneziano è degna di nota: sulla facciata del palazzo, per la precisione sulla facciata che da sul Canal Grande, in latino su legge: genio urbis joannes darius, una semplice traduzione ce la riporta come un complimento a Giovanni Dario, ma qualcuno si è divertito ad anagrammare la frase. Utilizzando le stesse lettere si ottiene: sub ruina insidiosa genero la cui traduzione sarebbe “ Io genero sotto un'insidiosa rovina”.

Non c'è da sottolineare che nulla di scientifico esiste nella storia di Ca' Dario ma avendo i soldi voi la comprereste?