giovedì 10 dicembre 2015

Incipit

di Quirino Tirelli



Cosa è la Massoneria? Cosa caratterizza noi massoni? Quale è il compito di noi massoni quando ci riuniamo nelle Logge? Abbiamo più volte cercato di rispondere a queste domande. Sembrerebbe quasi scontato cercare di rispondere ora. Oggi, in realtà, potrebbe sembrare anche fuori luogo.  Oggi infatti vorrei parlare dei recenti, tristi fatti di Parigi. Questo però non ci deve far dimenticare il nostro 'essere massoni', fautori del 'libero pensiero'. Ecco quindi che le domande con cui ho iniziato il mio ragionamento acquistano notevole importanza. La Massoneria è una Scuola e, noi Massoni, ci caratterizziamo per avere un metodo con cui, all'interno dei nostri Templi, affrontiamo le nostre discussioni. Ma qual è questo metodo?
A maggior ragione stasera, cari Fratelli, vorrei che le nostre discussioni siano guidate da questo metodo, la nostra Istituzione Iniziatica ce lo impone.
Questo metodo, metaforicamente, fa uso di strumenti di lavoro. In primis Martello e Scalpello che sono gli strumenti principali con cui si inizia a sgrezzare la pietra, senza dimenticare il Filo a Piombo e la Perpendicolare facendoci guidare, sempre, dalla Squadra. Cosa vuol dire usare il martello e lo scalpello? Il martello è il simbolo dell'intelligenza che agisce e persevera; che dirige il pensiero e anima la meditazione di colui che, nel silenzio della sua coscienza, cerca la verità. Visto da questo lato, è inseparabile dallo scalpello che rappresenta il discernimento, senza il cui intervento lo sforzo sarebbe vano, se non pericoloso.
Utilizzare il martello e lo scalpello per sgrossare la pietra grezza impone, in ogni azione, di decidere, sulla base di elementi oggettivi, senza costrizione di sorta, affrancandosi da ogni idea preconcetta e da ogni forma di pregiudizio nello sforzo di valutare onestamente una situazione in riferimento ai criteri di ricerca della verità e della giustizia.
Cosa vuol dire usare la Livella e il Filo a Piombo?
La Livella è il simbolo dell'uguaglianza originaria, ma essa non implica in alcun senso il 'livellamento' dei valori; ci ricorda che dobbiamo considerare tutte le cose con uguale serenità. Il Filo a Piombo, invece, è l'emblema della ricerca in profondità della verità, della saldezza, dell'equilibrio. La Squadra, infine, è lo strumento più importante (non a caso emblema del maestro venerabile) e rappresenta l'azione dell'uomo su se stesso che ci porta, inevitabilmente, a quel cambiamento che noi tutti agogniamo.
Fatte queste debite premesse, per poter iniziare la nostra discussione, dobbiamo, prima di tutto, essere consapevoli della complessità dell'argomento che ci accingiamo a trattare. Molto spesso, in questi giorni, ho ascoltato un termine che mi ha colpito molto: 'Universo Islamico'.
I gruppi religiosi che si rifanno all'Islam, infatti, sono molteplici e, a volte, in contrasto tra loro stessi. Sunniti, Sciiti, Salafiti, Wahabiti, Sufiti, Ismaeliti, Balikiti, Yazidi (per citarne alcuni).







Senza prendere in considerazione questa complessità e questa diversificazione non si può capire a fondo le radici del problema. Una cosa che mi ha subito colpito, quando ho iniziato a scrivere questo mio 'Incipit', riflettendo sui recenti fatti di Parigi e sull'Islam è l'Ecumenismo insito nella religione Islamica. L'islam è considerato dai suoi fedeli come l'insieme delle rivelazioni elargite da Allah all'umanità fin dall'epoca del suo primo profeta, Adamo. Dal punto di vista dei mussulmani, l'Islam non deve quindi essere considerata come l'ultima rivelazione in ordine di tempo rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo), ma come l'ennesima riproposizione della volontà divina all'umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni intervenute come effetto del fluire del tempo e dell'azione degli uomini. Torah, Salmi, Avesta, Vangelo e i Veda dell'Induismo, sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.
 cco quindi che con stupore ho realizzato che l'Islam è impregnato di un concetto di fondo molto caro a noi Massoni, l'Universalità. Spinto allora dalla curiosità e dalla voglia di comprendere in maniera più profonda ho cominciato a leggere alcuni versetti del Corano che oggi vi vorrei proporre:

“In verità coloro che credono, siano essi Giudei, Cristiani o Sabei, tutti coloro che credono in Allah e nell'ultimo giorno e compiono il bene riceveranno il compenso presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti” (Corano , II:62)

“Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato l'umanità” (Corano, 5:32 – Passo molto simile al Talmud)

Non vi nego che a questo punto la mia confusione ed il mio sconforto è stato tanto! Dove è  quindi il problema? Quali sono le radici dell'odio e della violenza a cui, in questi giorni, siamo stati abituati? Perché queste persone, ispirandosi al Corano, invocano la guerra santa, la Jihad? Cosa vuol dire Jihad? Con mio grande stupore, andando a ricercare il vero significato del termine Jihad, ho scoperto che Jihad vuol dire lotta sì, ma intesa come lotta, guerra interiore per raggiungere la fede perfetta. Cari Fratelli non vi ricorda anche questo delle cose a noi molto care? Non vi ricorda la nostra lotta contro le pulsioni e le prove iniziatiche a cui tutti i massoni devono devono sottoporsi per raggiungere la Luce?

“Combattete contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, che Allah non ama coloro che eccedono” (Corano 2:190)

Da queste premesse sono quindi partito per cercare di comprendere e di giungere, nel mio animo, a delle conclusioni che vorrei condividere con voi. Mi sembra chiaro che, come spesso accade, in ambito spirituale, il male è insito nell'interpretazione che l'uomo fa dello spirituale stesso. Le maggiori religioni monoteistiche pretendono di divulgare un messaggio che, a loro dire, proviene da Dio, attraverso dei profeti. Essendo un messaggio Divino non dovrebbe essere, quindi, un messaggio oggettivo ed universale? Non dovrebbe essere necessaria, quindi, un'interpretazione. Già il fatto che questo messaggio presuppone diverse e contrastanti interpretazioni ci deve far pensare che non si tratti, quindi, di verità oggettive.
Un'altra considerazione che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, invece, è di natura prettamente evoluzionistica. Nel corso dei secoli la civiltà umana si è evoluta compiendo balzi da gigante in campo scientifico e tecnologico. Perché, nel campo spirituale, siamo fermi ancora a teorie di duemila anni fa? Non vi sembra un controsenso?  Nella mia premessa, parlando degli strumenti di lavoro, del martello e dello scalpello, ho detto che il compito del massone è quello di liberarsi da tutte le sovrastrutture ideologiche, dai preconcetti e dalle superstizioni che ci impediscono di arrivare alla verità. Mai come in questo momento,  tutti noi sentiamo il bisogno di liberarci da questi fardelli, di affrancarci dalla consuetudine e di evocare il diritto universale che ci porta ad esercitare quella che è la facoltà che ci caratterizza, come massoni e come uomini: 'il libero pensiero'.
L'ultima considerazione che vi vorrei proporre è, invece, di carattere sociale. Nei recenti tristi fatti di Parigi non ci vedo nulla di nuovo. È sempre la stessa storia che si ripete. Uomini che uccidono altri uomini, oggi in nome di Dio, ieri nel nome di un'ideologia, domani nel nome di interessi economici. Più volte nei miei interventi vi ho invitato a ragionare, anche nei processi sociali e spirituali, in termini di forze. È allora qual è questa forza che ci porta ad uccidere nostri fratelli?
Tempo fa un mio amico, durante una conferenza, disse una cosa che mi colpì molto. Riferendosi alla platea domandò  a tutti: «Cosa è il contrario dell'Amore?».
Tutti rispondemmo in coro che il contrario dell'amore è l'odio. Come ci fece notare il mio amico ci sbagliavamo tutti. Il contrario dell'amore non è l'odio ma la paura. Ci volle del tempo per capire quest'affermazione ma ragionando, nei giorni successivi, convenni che aveva ragione. È questa la risposta. La Paura!
Bisogna lottare, tutti, iniziando ad agire sempre mossi dall'amore, inteso in senso platonico come atto di generazione nel bello (Simposio discorso tra Diotima e Socrate). Mentre sto scrivendo queste parole dalla televisione sintonizzata su La 7 apprendo che il governo francese ha appena divulgato una notizia in cui afferma che non rispetterà, nella lotta al terrorismo, la carta dei diritti fondamentali, affermazione ancora più grave se si pensa che arriva dalla patria dei diritti fondamentali e da un presidente socialista. Mi sono subito venuti in mente personaggi come Pertini e Turati. Pochi giorni fa mi sono emozionato, guardando un documentario sulla vita di Pertini, ed ho imparato fino a che punto la fede politica di un uomo possa arrivare per garantire quei diritti inalienabili. In questo modo la Francia ha imboccato un vicolo cieco volendo contrastare la paura con altra paura. Ma non tutto è perduto. Esiste ed esisterà sempre un barlume, una luce che non si sopirà mai. Noi sappiamo benissimo dove si trova questa luce.
Volevo concludere questo mio Incipit citando una poesia di un mistico Sufi:

Quelli che non sentono questo Amore
Trascinali come un fiume,
Quelli che non bevono l'alba
Come una tazza di acqua sorgiva
O non fanno provvista di tramonto,
Quelli che non vogliono cambiare
LASCIATELI DORMIRE

 Jalal'Uddin Rumi