di Gerardo Picardo
In uno dei suoi Dialoghi, il tardo-sofista Luciano di Samosata immagina che Zeus e Mercurio si improvvisino venditori di filosofi, e che uno scrupoloso acquirente interroghi ad uno ad uno i sapienti delle diverse scuole, per saggiare l'opportunità dell'acquisto. E così, dopo aver interrogato Pitagora e Diogene, questo strano compratore si trova di fronte ad uno spettacolo che lo colpisce: i due filosofi che Zeus e Mercurio magnificano per la loro saggezza gli appaiono uniti da un singolare contrasto poiché l'uno continuamente ride, l'altro invece piange. Il filosofo che ride è Democrito: se tutto è davvero una danza di atomi nel vuoto allora ogni vicenda umana deve rinunciare alla sua pretesa di senso e risibili debbono apparire le preoccupazioni e le cure degli uomini che non sanno adeguare le proprie passioni a ciò che la ragione del mondo ci insegna. Al riso del filosofo cui la ragione insegna a prendere commiato dalle passioni del mondo, fa da contrappunto il pianto dell'oscuro Eraclito, il filosofo del divenire che non può distogliere gli occhi dalla caducità degli eventi. «I compratori - scrive Massimo Donà in Parole sonanti - si guardano bene dall'accettare l'offerta del reggitore olimpico. Chi compra vuole infatti ricavarne qualcosa...».