Si può giungere a Magonia, o meglio ai racconti su Magonia e sui suoi abitanti per diverse strade: 1) quella delle tradizioni popolari e del folclore; 2) quella dei moderni appassionati di ufologia; 3) quella della storia delle religioni e delle superstizioni.
Sono giunto a Magonia diversi mesi or sono mentre preparavo un lavoro (ancora incompleto) sulla magia popolare ed ero sulle tracce dei cacciatori e creatori di tempeste muovendomi dal mar Mediterraneo all’Europa del nord. Di tutte queste leggende, riti, tradizioni e misteri ti parlerò nei prossimi articoli e libri. Oggi concentriamoci su Magonia.
Premessa: Il raccolto è fondamentale per la sopravvivenza della comunità. Ogni turbamento naturale che porta alla riduzione o distruzione del raccolto mette in crisi l’esistenza stessa della comunità. Per fronteggiare catastrofi, imprevisti e simili l’essere umano ha sempre percorso due strade: 1) quella “scientifica”; 2) quella “magico/religiosa”. L’eliminazione di una di queste due sfere trasformerebbe l’essere umano in altro da sé, ma questo è un altro discorso.
De grandine et tonitruis (La grandine e i tuoni)
Per descrivere Magonia e i suoi abitanti ci avvarremo del primo testo che ne parla e della traduzione proposta da Paola Caruso in La trattatistica di Agobardo di Lione in difesa dell’ortodossia contro le superstizioni: traduzione e commento:
In queste contrade quasi tutti gli abitanti, nobili e non, cittadini e contadini, vecchi e giovani, credono che grandini e tuoni possano determinarsi a capriccio degli uomini. Dicono, infatti, non appena abbiano sentito dei tuoni e abbiano visto dei fulmini: “È vento levaticcio”. Interrogati poi su che cosa sia il vento levaticcio, alcuni con vergogna, con la coscienza che rimorde un po’, altri invece sfacciatamente, come di solito è abitudine degli ignoranti, assicurano che si leva per gli incantesimi di uomini che sono detti tempestari, e perciò è detto vento levaticcio.
[…]
Invece abbiamo visto e ascoltato molti, avvolti da così grande demenza, alienati da così grande stoltezza, che credono e dicono che esiste una regione, che si chiamerebbe Magonia, dalla quale arriverebbero sulle nubi delle navi, nelle quali sarebbero trasportate in tale regione le messi che cadono in rovina per la grandine e si perdono a causa delle tempeste; sono trasportate nella medesima regione, poiché evidentemente gli stessi aeronauti pagherebbero i tempestari, ricevendo frumento e altre messi. Tra questi parimenti accecati da una così profonda stoltezza, al punto da credere che queste cose possano avvenire, ne abbiamo visti molti esibire, in mezzo ad una folla di persone, quattro uomini legati, tre maschi e una femmina, come fossero caduti da quelle stesse navi: cioè dopo averli detenuti in catene per diversi giorni, finalmente radunata una folla di persone, li esibirono, alla nostra presenza, come dissi, quasi dovessero essere lapidati.[…] questa regione risiede quasi nelle menti di tutti […]
Il testo di Agobardo di Lione non dice molto di più su Magonia, ma è fonte interessantissima sulle tradizioni popolari e sugli antichi culti ancora presenti nel IX secolo dell’era volgare nella zona di Lione. Tra gli elementi più interessanti vi è il rapporto tra gli abitanti di questa città e i tempestari. Altro aspetto di interesse e che questi strani argonauti pagano per delle messi avariate e non buone o eccellenti, questo potrebbe indicare la loro origine non “divina”, ma “infera”. Sì, infera, perché come è noto le forze infere non risiedono solo nel sottosuolo, a tal proposito basti ricordare Paolo, Lettera agli Efesini 6,12: La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. L’acquisto delle messi danneggiate potrebbe essere un indizio della tipologia di acquirente. Va sottolineato che lo scopo di Agobardo era quello di combattere le superstizioni..