giovedì 6 febbraio 2020

Massoneria e Cabala. Alla scoperta della lettera Bet

di Luca Delli Santi



La trascorsa domenica era il 02/02/2020 una data palindroma che non ha mancato di suscitare curiosità e riflessioni, inducendo anche a qualche speculazione numerologica sul significato di tale ricorrenza, partiamo da qui per svolgere alcune considerazioni cabalistiche, non sulla data palindroma ma sul numero che la caratterizza, il due.
Nell’alfabeto ebraico corrisponde alla lettera Bet, la seconda lettera dell’alfabeto, la prima della Torah che inizia con la parola Bereshit ( In principio ): “Bereshit bara Elohim et hashamayim ve’et ha’arets” , è il primo verso del Libro della Genesi  prevalentemente tradotto: “ In principio Dio creo il cielo e la Terra”, ma che può essere intesso come l’Eterno creo dal suo stesso, dal proprio  “Principio” il cielo e la terra.
La parola Bereshit contiene le tre lettere della parola Bet scritta per esteso ( Bet, yod, Tav ), le rimanenti: Resh, Aleph e Shin, formano la parola “rosh” , ovvero testa, capo. Questa associazione ci permette di constatare la vicinanza fra la creazione ed il Logos cosmico sempre strettamente connessi, l’Aleph è il Principio Bet è la Creazione.
La corrispondenza della Bet con la manifestazione ne esprime il livello più elevato, in relazione al mondo umano è la casa ( beit ),  un elemento ricettivo e femminile, un “ vaso “ con la capacità di strutturare una matrice, anche l’utero materno è  una Bet.
La casa si riferisce anche alla casa di Dio, il Tempio, il luogo sacro, il luogo in cui l’essere umano può incontrare la dimensione divina. La pietra angolare, la cui lavorazione è un simbolo di straordinaria importanza nella simbologia muratoria e la cui ricerca è l’elemento centrale di una delle fasi in cui si struttura la ritualità del Maestro del Marchio, in ebraico è la pietra “amah”, la pietra madre. La madre archetipo femminile della creazione, crescita e protezione è connesso con la lettera Bet.
La ghematria della parola Bet scritta per esteso è pari a 412, la stesa di "tsamor laban”  lana bianca, il simbolo dell’Antico dei Giorni,  i cabalisti cristiani associano il 412 al nome” Yehoshuah Elohim”, ipostasi trinitaria del Verbo.
Torniamo al due, il valore ghematrico di Bet, si tratta di un numero di grande fascino contiene in sé un paradosso, è contestualmente il numero che ci connette con l’Uno ma contestualmente rappresenta dualità, divisione, tesi – antitesi.
La seconda sephira dell’Albero della Vita è Binà, Comprensione -  Intelligenza, il veicolo con cui si intraprende il viaggio della ricerca del senso, l’acquisizione della consapevolezza che gli esseri, il cosmo e l’intelligenza che lo governa sono in costante relazione reciproca, come una matrice che si dispiega oltre i concetti di spazio e tempo, contestualmente il due esprime tutte le coppie di opposti. Nella cabala le opposte polarità sono rappresentate, prevalentemente, dalla relazione fra gli opposti di genere, il maschile è potenza costruttiva ed espansiva illimitata, attivata da un impulso, un irrazionale desiderio creativo, il femminile è elemento contenitivo, formante, organizzante. Il maschile tende all’uno il femminile alla molteplicità. È la relazione che intercorre nell’Albero della Vita fra Chochmà e Binà, che rappresentano rispettivamente causa ed effetto. Sono le energie del pilastro destro e sinistro che vengono mediate da quelle del terzo al centro.
La dualità certo più irrisolta che ci riguarda da vicino è quella fra materia e Spirito, il legame corpo/anima; tutte le parole che definiscono l’anima in ebraico sono declinate al femminile, nonostante ciò nella relazione con il corpo questa assume polarità maschile in quanto “luce” or che imprime forza vitale al corpo un “vaso” Kelim.  La nostra vita si svolge immersa nel mondo duale, senza un contatto con colei che vuole essere trovata, che come la parte femminile del Cantico dei Cantici ci dice “sono nera ma bella”,  è celata ma vuole essere scoperta, è quel filo, quella scintilla di Eternità da cui proviene il Tutto.
Il due ha in sé il mistero della molteplicità nell’unità, della dimensione dell’Eternità che è si è occultata ma vuole essere svelata.