lunedì 23 luglio 2018

Tiziano Busca: «Un nuovo umanesimo industriale nel laboratorio culturale della Massoneria Italiana»

di Tiziano Busca



Davanti al dramma del dolore la vita assegna momenti di rilettura profetici che ridisegnano le persone nella loro essenza a volte non solo pedagogica  ma anche profetica. Il dramma di Marchionne va visto anche in questo messaggio che portò a Trento quando ricevette la Laurea honoris causa in Ingegneria Industriale ai giovani studenti disse: «Cercate da soli la vostra strada, cambiatela ogni volta che volete, seguite i vostri sogni. Non lasciate che le abitudini, l’educazione, i vostri stessi preconcetti diventino una prigione. Abbiate sempre il coraggio di cambiare voi stessi le vostre idee il vostro approccio il vostro punto di vista, perché è l’unico modo per cambiare».
In questo momento devono prevalere sentimenti di pietà, di solidarietà, di vicinanza, e tutto il resto deve essere messo da parte. Anche le riflessioni  su quanto Marchionne abbia rappresentato nella storia recente si devono fare, ma nei momenti opportuni e soprattutto tenendo presente che Marchionne non è il soggetto, né il responsabile di una lettura del mondo, è solo un rappresentante di un modello che forse va cambiato, perché rappresenta un passato, un anno vecchio con cui è sempre più difficile fare i conti.
L’anno vecchio è quello delle ideologie totalitarie che hanno insanguinato il Novecento, il comunismo e il fascismo, nate entrambe per combattere i limiti e il vuoto di quella liberale. L’anno vecchio è definitivamente tramontato, ma la più vecchia delle ideologie è ancora con noi. Il liberalismo è quanto rimane dell’anno vecchio, il suo ‘residuo’ come in sociologia lo avrebbe chiamato Pareto, quel fondamento costante e pre-razionale dell’anima umana fatto di sentimenti ed istinti. Abbiamo cioè un passato vorace che non è stato ancora fatto precipitare nell’oblio. Un post-liberismo come ideologia unica che  vuol dire accumulazione senza limite della ricchezza, che vuol dire separazione sempre più marcata delle risorse, con concentrazione di ricchezza in pochissime mani e una povertà sempre più diffusa, che vuol dire un’economia che impone le scelte politiche e che diventa lei stessa ‘sovranità’. Rappresentare questo modello non vuol dire essere vincenti, vuol dire essere l’attore principale del ‘darwinismo sociale’, una lotta per la sopravvivenza in cui solo i migliori, i più forti, conquistano i loro spazi e dove gli ultimi fanno fatica a esistere e difendersi.
Dobbiamo pensare all’anno nuovo, e non mettere al centro della storia una classe sociale, o lo Stato, o l’individuo atomizzato intenso come competitor economico. Dobbiamo mettere al centro l’uomo, con i suoi bisogni le sue debolezze, le sue capacità, le sue possibilità. La Massoneria può essere il laboratorio di un nuovo umanesimo. Per elaborare nuovi simboli, nuovi punti di riferimento, attualizzando i vecchi valori.