mercoledì 19 aprile 2017

Il silenzio della ragione

di Quirino Tirelli

Statua di Arpocrate (Musei Vaticani)

È successo all'improvviso mentre camminavo nella mia macchina. Ascoltavo la radio.
Improvvisamente i suoni informi e caotici che fuoriuscivano dagli altoparlanti si interruppero  lasciando un flebile fruscio. Cosa era successo? Forse un guasto dei ponti ripetitori, un attacco terroristico?
Dopo un giro di telefonate mi sono accorto che radio e TV funzionavano perfettamente, era quindi la mia radio ad essere rotta. Devo dire che in un primo momento ho avuto un senso di fastidio, di disagio. Quando entravo in macchina era consuetudine accendere automaticamente la radio e viaggiare in compagnia di suoni e voci. Per abituarmi c'è voluto un po di tempo. In un primo momento avevo deciso di farla aggiustare. «Sicuramente mi chiederanno molti soldi», fu il primo pensiero che mi venne in mente. In questo periodo di crisi generale spendere soldi rappresenta sempre un fattore limitante per le nostre attività quotidiane. «Vabbè aspetto e la farò aggiustare», mi ripetevo tra me e me. Intanto i giorni passavano ed io continuavo a viaggiare senza radio, senza quelle voci che mi accompagnavano nei miei spostamenti. Fu così che iniziò qualcosa di strano. Privato della mia compagnia durante i viaggi in macchina, trovai un nuovo diversivo per far passare la noia. Cominciai un dialogo interiore. Un dialogo con la mia coscienza, con il mio Daemon interiore. Pensieri, eventi accaduti durante la giornata o nei giorni precedenti, mi riaffioravano nella testa ed iniziava un dialogo interiore tra me e me stesso. Vi posso assicurare che dopo un po' di tempo cominciai a provarci gusto, cominciai a non rimpiangere più la radio. I dialoghi interiori cominciarono ad affrontare temi complessi. Mentre viaggiavo in macchina il paesaggio intorno a me cambiava continuamente, era interessante notare che contemporaneamente al paesaggio anche io cambiavo, questo grazie ai miei dialoghi interiori. Certezze, convinzioni, opinioni, venivano completamente stravolte da questa nuova ed interessante esperienza.
Vorrei ora rendervi partecipi di uno di questi miei dialoghi avvenuto durante un viaggio verso Napoli che ha per oggetto proprio la nostra Istituzione.

IO – Lo sai cosa mi stavo domandando?
Daemon – Cosa?
IO – Mi stavo domandando se in Massoneria è importante oppure no studiare vari testi per progredire nel percorso massonico
Daemon – Bhe Dipende
IO – Da cosa?
Daemon – Come tutte le cose dipende dall'uso che si fa dei vari testi. Devi operare, specialmente in massoneria, una netta distinzione tra erudizione ed elevazione spirituale. Quello che vogliamo noi massoni è l'elevazione, il cambiamento. Se mi permetti ti faccio un esempio che chiarirti la cosa
IO – prego fai pure
Daemon – È come avere un manuale che ti spieghi come fare a salire una scala. Tu leggi il manuale ma non sali la scala. Il manuale è inutile. Molti in massoneria hanno tutti i manuali ma non attuano quello che c'è scritto. Diventa, in pratica, solo erudizione. Come se un cattolico si definisse tale solo dopo  per aver letto i vangeli. Le cose, caro amico, vanno applicate, se no diventa un mero nozionismo che snatura in maniera drammatica l'essenza stessa della nostra istituzione. Studiare, conoscere, è importante ma poi bisogna metterci del proprio, bisogna applicare quello che si studia. Lo stesso, vedi, accade per gli strumenti dell'arte Muratoria. Essi rappresentano delle allegorie, dei simboli, che, una volta acquisiti, metabolizzati, studiati, bisogna UTILIZZARE, applicarli praticamente, altrimenti tutto diventa teorico e vuoto. Si corre il rischio di trasformare quello che è un percorso dinamico in un contenitore vuoto.
IO – molto interessante ma come si fa ad applicare, a passare dall'erudizione, dalla teoria alla pratica?
Daemon – Il primo passo è proprio quello che stiamo facendo io e te. Il dialogo interiore. Tu dovresti sapere come si impara a praticarlo. Tutti, tu compreso, siamo stati apprendisti. Tutti siamo stati costretti al silenzio per un anno e più. Questo silenzio serve proprio a stimolare il dialogo interiore con il proprio Daemon. Esso è un silenzio solo esteriore. Interiormente, infatti, ogni apprendista DEVE essere pervaso, durante le discussioni in loggia, da un fuoco. Deve porsi domande e cercare di darsi delle risposte. Immaginare (sì l'immaginazione è uno strumento importantissimo dell'arte Muratoria) i propri interventi durante i lavori di loggia.
IO – si, in effetti ora che mi ci fai pensare è quello che facevo durante il mio periodo di apprendistato. "Ah, Se avessi la parola direi questo...", "non è stato affrontato questo aspetto nella discussione...", "ah se potessi intervenire potrei apportare qualcosa di costruttivo...". Non ti nego che a volte sono stato sul punto di intervenire e prendermi di forza la parola! Immagina che disappunto avrei prodotto tra i fratelli anziani, sarei stato richiamato e redarguito dal mio Maestro Venerabile di sicuro.
Daemon – Esatto! Questo è il primo passo di un processo (che molti definiscono alchemico) che porterà al primo degli innumerevoli cambiamenti che, chi frequenta la  Loggia, auspica.
IO – sarebbe?
Daemon – L'annientamento dell'Ego. Solo annientando il proprio Ego si può iniziare a sentirsi parte di un Meta-Organismo quale è la Loggia, come i massoni dicono in gergo, “Diventare una pietra squadrata” che si incastra alla perfezione nella costruzione organica ed armoniosa.
IO – Mi trovi d'accordo! Vorrei però farti un'ulteriore domanda. Abbiamo assodato che il primo lavoro (forse il più importante) è svolto dall'apprendista con il proprio silenzio ed il relativo dialogo interiore. Come si continua quando si avanza nella scala di perfezionamento? Come evolve questo lavoro quando, da compagno, si inizia a parlare ed intervenire nei lavori di officina? Inizia e finisce tutto nel grado di apprendista?
Daemon – Certo che no! Il lavoro iniziato con l'apprendistato è un lavoro eterno. Il dialogo interiore  continua in eterno, anzi, procedendo nei vari gradi esso diventa sempre più importante ed articolato. In più, però, è compito del compagno e del maestro condividere i propri ragionamenti interiori con il resto della Loggia. È proprio attraverso questa condivisione che il massone risolve il fenomeno Gnoseologico. Solo attraverso la condivisione delle proprie idee che si può giungere alla verità, a quella agognata costruzione del tempio metaforico, che funge da trade union tra i massoni operativi e quelli speculativi. La verità, per un massone, non può che essere CONDIVISA. Non può esistere, quindi, nessun essere umano in grado di detenerla, tutti ne possiedono un spicchio e solo mettendo insieme i vari spicchi, i vari frammenti, si può giungere alla ricostruzione della lastra originaria frammentata. Ti dirò di più! La condivisione non serve solo per raggiungere (sarebbe meglio dire avvicinarsi) alla verità ma serve anche per raggiungere la propria unità interiore.
IO – Spiegati meglio
Daemon – Come molte correnti iniziatiche mettono in evidenza al nostro interno vige il caos più totale. Ho detto prima che il nemico più terribile del massone è il proprio Ego. Il problema è che non esiste UN Ego. Ne esistono tanti, molteplici. Altro compito del massone è raggiungere l'Unità, il centro. Questo si può ottenere, se si segue la via della massoneria, solo all'interno dell'officina. Solo frequentando la Loggia (durante i lavori di Loggia) si può giungere alla creazione di un Meta-Organismo, l'Adam Kadmon molto caro ai Kabbalisti.
IO – Devo dirti che da questo dialogo mi sto arricchendo. Sto facendo anche dei collegamenti molto interessanti con la cultura orientale. La massoneria, da quello che sto capendo, ha dei punti di similitudine con alcune correnti iniziatiche orientali. In oriente è molto praticata la meditazione. Questo dialogo interiore, di cui abbiamo parlato, può essere paragonato ad una sorta di meditazione?
Daemon – È sicuramente una forma di meditazione. Una forma di meditazione tipica della massoneria ma che è sostanzialmente diversa dalla meditazione orientale (come ad esempio quella buddista). Mentre nella meditazione orientale, ad esempio, si cerca (bisogna vedere se ci si riesce) di annullare il pensiero, nella meditazione massonica, al contrario, si stimola il pensiero. Le tecniche di meditazione orientale insegnano come non pensare, mentre le tecniche di meditazione massonica insegnano come canalizzare il pensiero utilizzando l'allegoria degli strumenti muratori.
IO – È vero! Noi siamo macchine, macchine in perenne movimento, in un perenne stato stazionario, macchine che non si fermano mai. Miriadi di reazioni chimiche avvengono continuamente nel nostro organismo, il cuore che non cessa mai di battere, la respirazione che avviene sempre. Anche nel nostro cervello avvengono incessantemente reazioni chimiche e gli impulsi elettrici che passano tra i vari neuroni non si interrompono mai, se non dopo la nostra morte. Non pensare è impossibile, è pura illusione. Dentro di noi c'è un caos perenne. Il creatore, però, ha canalizzato questo caos trasformandolo in un ordine prestabilito. La scintilla originaria, però, quel caos da cui deriviamo, continua a rimanere sempre dentro di noi.
Daemon – Esatto! È questo il dono più grande che il Grande Architetto dell'Universo  ci ha concesso, la capacità di scegliere (LIBERO ARBITRIO) se trasportare questo ordine nei nostri pensieri e nelle nostre azioni o abbandonarci al caos primordiale. I due poli (positivo e negativo) della batteria cosmica (Caos ed Ordine) sono necessari. Senza di essi non ci potrebbe essere movimento e quindi cambiamento, ma sta a noi decidere come canalizzare questo movimento (“bisogna avere un caos dentro di sé per generare un stella danzante”). Ascoltando il mondo circostante (i segnali che ci provengono dal mondo esterno, radio, TV, mass media) siamo necessariamente travolti dal caos, da una miriade di informazioni che ci bombardano quotidianamente. È proprio questa la lezione che la Massoneria ci dà e che fa di essa una scuola iniziatica incredibilmente moderna ed attuale, nonostante i suoi 300 anni di storia.
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