Il 6 febbraio del 1886 nasceva a Scalea (CS) Amedeo Rocco Armentano. Fu l'ultimo grande Pitagorico calabrese, maestro di Arturo Reghini, rinnovatore del vero esoterismo italiano, occulto ispiratore dell' 'imperialismo pagano', visionario di una nuova civiltà latina cesarea e dantesca; morì, esule volontario dal 1924, a San Paolo del Brasile, il 14 settembre 1966)
«Debbo dirti che io mi giudico un uomo fortunato, giacché ho il bene di avere, insieme al tuo, l’affetto di tutti i miei vecchi amici, i quali non mi hanno dimenticato nonostante la lontananza. Mi riferisco agli amici che sono vivi, i molti che sono già morti li ho presenti come se fossero ancora vivi e con la certezza che anch’essi, sia pure in altro modo, sentono la mia presenza. Sono un conservatore e perciò amo tutto quello che fu ed è mio… in tutti i sensi. Mi dici che non hai raggiunto tutto quello che era nei tuoi voti! Neppure io ho raggiunto tutto quello che volevo e sognavo. Il fatto di non arrivare fin dove volevamo e potevamo arrivare, non è soltanto colpa nostra. Gli anni attraverso i quali siamo passati non sono stati (e continuano a non essere) favorevoli a coloro che hanno dei meriti e sono onesti. […] Io fra poco compio 71 anni e per me… non c’è più futuro. Ho fatto tutto quel che potevo fare. Non conviene mischiarsi con la folla né tanto meno con la caterva dei demagoghi… affamati… non di pane… ma del ricco companatico che potranno prendere… dopo il successo malamente raggiunto. L’importante per tutta questa gente è di vivere bene, giorno per giorno, il resto non conta nulla. Venga pure la Torre di Babele, per essi è lo stesso. Forse ho un po’ divagato, ma questo breve commento serve per farti capire il mio disgusto per le istituzioni e i costumi esistenti. Sento grande nostalgia della Torre!» (lettera a Leopoldo Cupido, amico di Scalea, 1957 – In ARA, Massime di Scienza Iniziatica, Ignis ed.).