domenica 21 settembre 2008

Costituzione, Raffi (Grande Oriente): ''Riconoscere valori e principi comuni''


Cerimonia a Porta Pia, convegno della Massoneria al 'Vascello'

Costituzione, Raffi (Grande Oriente): ''Riconoscere valori e principi comuni''. Il Gran Maestro: 'I principi e i valori espressi nella nostra Carta fondamentale vanno però storicizzati e ancorati alla vita attuale''. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Baldassarre: ''Toccare la Carta non è un dramma davanti a cui fermarsi''. - "Se non si riconoscono valori e principi comuni, tutto si dissolve, a cominciare dallo Stato e dalla Nazione che storicamente lo precede".

E' quanto avverte il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Gustavo Raffi chiudendo il convegno dedicato dalla massoneria di Palazzo Giustiniani al 60° anniversario della Costituzione repubblicana, celebrato nella giornata che segna il tradizionale appuntamento dell'Equinozio d'Autunno, in coincidenza con un altro 20 settembre, quello del 1870 che con l'ingresso dei bersaglieri dalla breccia di Porta Pia segnò la fine del potere temporale della Chiesa cattolica su Roma, nuova capitale d'Italia.

Data alla quale è stato reso omaggio ponendo una corona ai piedi del monumento.

"I principi e i valori espressi nella nostra Costituzione, sempre validi, vanno però storicizzati e ancorati alla vita attuale - aggiunge significativamente Raffi - In tal senso, la Massoneria deve tornare a essere scuola di maturazione del cittadino, in uno Stato autenticamente laico, in cui viga il principio di libertà religiosa che confligge con l'inserimento del Concordato e delle successive intese nella Carta costituzionale: intese buone per ottenere esenzioni, privilegi ed elargizioni, a cominciare dall'otto per mille, magari proprio nel momento in cui le chiese si svuotano".

Raffi esorta i massoni "all'impegno civile, che fa parte storicamente del nostro dna: il massone non e' un eremita, non e' un ayatollah collocato fuori dalla Storia e confinato in un sottoscala; ma vive e si impegna nella societa', come autentico 'costruttore' in difesa della democrazia e per l'affermazione della liberta', in favore della laicita' e per il bene della nostra collettivita' e di tutta l'umanita'. Perche' -ricorda- una massoneria che non pensa e non opera nell'interesse generale non e' una vera Massoneria".

Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre invita a "non considerare il toccare la Costituzione alla stregua di un dramma, davanti a cui ci si deve fermare e di fatto ci si ferma; salvo, poi, intervenire male, direi con i piedi, anziché metter mano ai cambiamenti necessari".

In particolare, "andrebbero rivisti tutti i principi legati a una visione datata dell'economia e del lavoro, inseriti secondo una logica di dirigismo statale che contrasta e viene superata dalle successive disposizioni del diritto comunitario europeo.

A quest'ultimo proposito - suggerisce Baldassarre - dovrebbero essere inserite nella Costituzione precise norme sul riscontro con il diritto espresso dall'Unione Europea della quale l'Italia è parte integrante".

Baldassarre ricorda, al tempo stesso, che "il fatto che la Costituzione sia figlia della Resistenza è un'ovvietà storica, che occorre però sempre sottolineare e tenere ben presente. Alcune frange - lamenta - sembra non abbiano ancora assorbito i principi di libertà e di tolleranza che sono inscritti nel dna della nostra Carta fondamentale".

Osserva il politologo Massimo Teodori: "Ogni generazione dovrebbe avere la sua Costituzione. In fondo - ricorda - soltanto la Costituzione americana ha resistito per due secoli; ma proprio perché è una Costituzione liberale, che indica le procedure, gli istituti, le regole, senza impartire indirizzi programmatici come al contrario fa, e lo fa in abbondanza, la nostra Carta costituzionale".

Quindi, stigmatizza il fatto che "in Italia si va avanti ancora con la diatriba tra fascismo e antifascismo, fra comunismo e anticomunismo".

Per Teodori "è un dibattito logoro, che nasconde il vuoto di idee.

Così come l'idea della fissità della Costituzione è niente altro che una sclerosi ideologica, dietro cui si cela l'incapacità ad operare il cambiamento.

Del resto, sono trent'anni che si fanno commissioni parlamentari per rivedere la Costituzione e non si arriva mai da nessuna parte".

Il politologo, studioso del sistema statunitense, invita a "riflettere su questo malessere tipicamente italiano".

E allora, "dobbiamo rifiutare certi tabù ideologici, anzitutto perché non è un atteggiamento da laici: rifiutare sia chi ritiene la Carta intoccabile, sia chi la vuole gettare nel cestino.

Quel che occorre cambiare -indica Teodori- è la debolezza del potere esecutivo e di quello legislativo: bisogna eleggere direttamente il capo del governo, non limitandosi a scrivere il suo nome accanto alla coalizione nella scheda elettorale; ma contemporaneamente bisogna rafforzare i poteri di controllo di un Parlamento che non sia, come ora, composto da burattini nominati da tre o quattro persone, che scelgono amici e parenti per avere come risultato finale dei fedeli camerieri".

Fonte:Roma, 20 set. - (Adnkronos)